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Piemonte. Epatite C: “Bruciati 500 milioni e negate le cure a 30 mila pazienti”. La denuncia del M5S

Davide Bono e Gianpaolo Andrissi, consiglieri pentastellati piemontesi, contestano ministero e regioni per la mancata pianificazione per l’utilizzo del farmaco contro l’epatite C. “Il prezzo per singolo trattamento sarebbe potuto essere dimezzato. Inaccettabile pensare che i pazienti trattati potevano essere il doppio a parità di costo.”

28 LUG - “Inaccettabile pensare che i 30 mila pazienti italiani affetti da Epatite C, ed i circa 2 mila piemontesi, trattati farmacologicamente nel 2015, potevano essere il doppio a parità di costo”. Si esprimono così, in una nota, i consiglieri del M5S del consiglio regionale del Piemonte, Davide Bono e Gianpaolo Andrissi, in merito all’utilizzo del farmaco contro l’epatite C. In particolare i consiglieri pentastellati sottolineano che “i contratti con le aziende produttrici dei farmaci anti Epatite C prevedevano una clausola "prezzo-volume" che avrebbe dimezzato il costo del singolo trattamento nel caso in cui si fossero superati i 50 mila pazienti trattati sul totale di 1 milione di malati a livello italiano”.

Per Bono e Andrissi “la pianificazione ed il coordinamento dei centri di trattamento dell'Epatite C nelle varie regioni sono completamente mancati”. “Il ministero della Salute è stato a dir poco assente e lo stesso dicasi per i vari responsabili della sanità regionali guidati in Conferenza stato regioni proprio dal nostro assessore alla sanità Antonio Saitta”, osservano. “In questo modo – aggiungono - abbiamo tolto una speranza di guarigione da una malattia terribile a 30 mila persone e abbiamo creato un danno finanziario ingente al sistema sanitario nazionale”.

“Infine – chiosano i due consiglieri regionali - quanto ci costa questa leggerezza dei nostri politici nazionali e regionali? Considerando infatti un costo medio ridotto a 15 mila euro a trattamento avremo una cifra di quasi mezzo miliardo di euro bruciata”.

28 luglio 2016
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