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Asl Cn1. L’infermiere di comunità nei comuni delle Valli Maira e Grana. Al via un progetto finanziato con fondi europei 

Si chiama Co.N.S.E.N.So. (COmmunity Nurse Supporting Elderly iN a changing Society), un acronimo che sottolinea il ruolo dell’infermiere di Famiglia e di Comunità nel creare le condizioni per migliorare la qualità della vita e la salute degli anziani dello Spazio Alpino consentendo loro di vivere a casa propria il più a lungo possibile, con i necessario supporto. 

17 NOV - Si chiama Co.N.S.E.N.So. (COmmunity Nurse Supporting Elderly iN a changing Society), un acronimo che sottolinea il ruolo dell’infermiere di Famiglia e di Comunità nel creare le condizioni per migliorare la qualità della vita e la salute degli anziani dello Spazio Alpino, come di altri territori, consentendo loro di vivere a casa propria il più a lungo possibile, con i necessario supporto.
 
Il progetto è finanziato dal Fondo Europeo di Sviluppo Regionale nell’ambito del Programma transnazionale di “Cooperazione Territoriale Europea, Interreg Spazio Alpino 2014-2020 e coinvolge 5 Regioni dello Spazio Alpino. E’ guidato dalla Regione Piemonte, e riunisce 10 partner provenienti da Austria, Francia, Italia e Slovenia, nonché 7 osservatori in rappresentanza della sfera governativa, socio-sanitaria e professionale dello Spazio Alpino.
 
Il ruolo dell’Asl CN1 è centrale. Francesco Magni, direttore generale: “Si tratta di un nuovo approccio con l’utente ultra 65enne. L’assistenza territoriale cambierà profondamente nei prossimi anni e il ruolo dell’infermiere diverrà ancora più centrale. Con l’avvio di questo progetto (che durerà 3 anni, la fase sperimentale è di 18 mesi, ndr), sperimentiamo la nuova assistenza di base del futuro.”

Importante l’inserimento nella strategia “Aree Interne”. Roberto Colombero è sindaco di Canosio e presidente dell’Unione Montana Valle Maira: “Fin dall’inizio nessun partner ha nutrito dubbi sull’opportunità del percorso, decisamente innovativo. Entro fine anno dovremmo siglare con la Presidenza del Consiglio l’accordo di programma, dove avrà spazio anche la Sanità. L’avvio di questa fase ci consente di andare oltre la quotidianità, e di sperimentare nuovi modelli assistenziali, guardando al di là del quotidiano”.
 
Sono oltre il 21% gli ultra 65enni della zona, dato in linea con quello nazionale, ma la percentuale è destinata a salire e nel 2065 la popolazione di quell’età sarà circa un terzo del totale. Angelo Pellegrino è direttore del Distretto di Dronero, sul quale insisterà l’attività dell’infermiere di famiglia e di comunità: “Da un’analisi degli stili di vita e salute della popolazione con età compresa tra i 65 e i 74 anni, risulta che il 44% degli uomini e il 36% delle donne si ritengono in salute, i tre quarti di loro denunciano almeno una malattia cronica e sono consumatori di farmaci. Quella che sperimentiamo è una presa in carico proattiva: è l’infermiere che va dall’utente per intercettare i suoi bisogni, sanitari e socio-assistenziali, attivando i servizi del territorio.”

Le 4 infermiere sono state scelte anche in relazione al radicamento con il territorio (le brochure informative distribuite alla popolazione riportano anche alcune frasi in lingua occitana) e seguono una formazione presso l’Università di Torino con un Master predisposto ad hoc per una nuova figura che l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha previsto nel 2012.  E’ il rapporto di fiducia quello che conta, le infermiere organizzeranno anche incontri su temi di salute, anche questo servirà per socializzare e fare comunità.

Anna Maddalena Basso del servizio infermieristico ha seguito passo per passo il progetto: “Verificati gli elementi di pre-fragilità, si attivano anche le risorse dell’assistenza e del volontariato, oltre al medico di famiglia, che rappresenta l’anello forte dell’alleanza richiesta per la riuscita del progetto”. Che è un’opportunità per tutti, come spiega Maria Carmela Scaffidi, direttore delle Professioni Sanitarie dell’Asl CN1: “E’ un’occasione importante per l’utente e la sua famiglia, per l’infermiere stesso. Entrare nel progetto è stato un valore aggiunto, ci permette un confronto proficuo con i colleghi europei: l’invecchiamento della popolazione e la presa incarico di pazienti fragili sono problemi comuni, il nostro sistema sanitario spesso presenta vantaggi rispetto agli altri. La nostra assistenza territoriale è buona, anche a livello regionale”.

Del progetto faranno parte tutti i comuni della Valle Maira e Grana, con l’eccezione per ora di Bernezzo, Dronero, Caraglio, Busca e Cervasca, anche se potranno essere interessate alcune loro frazioni.  

17 novembre 2016
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