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Tumore colon retto. Ecco il programma innovativo di screening della Regione

Il programma prevede l’invito a tutta la popolazione residente ad effettuare una sigmoidoscopia (FS) all’età di 58 anni. Coloro che rifiutano possono optare per l’esecuzione di un test per la ricerca del sangue occulto fecale (FIT) ogni due anni fino all’età di 69 anni. 

25 NOV - Lunedì 28 novembre 2016, dalle ore 8,30 alle ore 16,30, si terrà a Torino, presso l’Aula Magna della Dental School al Lingotto, il Workshop sui risultati del programma di screening della Regione Piemonte per il tumore del colon-retto, organizzato dalla Epidemiologia, Screening e Registro Tumori - CPO della Città della Salute di Torino.
La Regione Piemonte ha adottato un protocollo di screening innovativo che prevede l’invito a tutta la popolazione residente ad effettuare una sigmoidoscopia (FS) all’età di 58 anni. Coloro che rifiutano possono optare per l’esecuzione di un test per la ricerca del sangue occulto fecale (FIT) ogni due anni fino all’età di 69 anni.

“Questo approccio consente ai cittadini invitati allo screening di esercitare una scelta tra due modalità, in base alle proprie preferenze personali. Questa possibilità di scelta favorisce, ad esempio, il raggiungimento in Piemonte di livelli di partecipazione simili tra uomini e donne, contrariamente ad altre regioni italiane che adottano un unico protocollo di screening” ha dichiarato Carlo Senore del CPO.
 
I risultati dell’attività nel 2015
Nel periodo 1 gennaio - 31 dicembre 2015, 49.133 residenti in Piemonte con 58 anni di età (82,2% della popolazione bersaglio) sono stati invitati ad effettuare una FS. Il 32,3% delle persone invitate ha eseguito una FS (24%) o ha scelto di sottoporsi al FIT (8,3%) entro il giugno 2016. Occorre però considerare che, per il tipo di organizzazione adottata (l’offerta del FIT ai non aderenti al primo invito alla FS e due successivi re-inviti a 1 e 2 anni alle persone che non rispondono neanche a questa seconda proposta di screening), la proporzione di aderenti al programma tende ad aumentare nel tempo.
Nello stesso periodo, 131.320 persone nella fascia di età 59-69 anni (83,3% della popolazione bersaglio) sono state invitate da Prevenzione Serena ad eseguire un FIT e l’adesione all’invito è stata del 46,3%.

Tra le 62.457 persone esaminate (11.108 con FS e 51.349 con FIT) 4.585 sono risultate positive (1.127 FS positive, pari al 10% delle persone esaminate, e 3.458 FIT positivi, pari al 7% delle persone esaminate). L’adesione all’indicazione ad effettuare la colonscopia di approfondimento è stata pari a 85% tra le persone con FS positiva e a 81% tra le persone con FIT positivo.

Complessivamente sono stati diagnosticati 146 tumori invasivi e 1.270 adenomi avanzati (lesioni benigne che hanno un’elevata probabilità di trasformarsi in cancro nel corso di 5-10 anni).
 
Più del 50% dei tumori invasivi sono diagnosticati in stadio I: ciò è importante perché la prognosi dei tumori piccoli è decisamente favorevole ed il trattamento può essere meno invasivo. La quota di tumori di queste dimensioni, al di fuori dello screening, non raggiunge il 25%. Infine, l’asportazione di un gran numero di adenomi avanzati indica che verosimilmente il programma otterrà anche una riduzione di incidenza di questi tumori, come già documentato in diversi studi sperimentali. Questi risultati confermano l’elevata qualità del programma.

Come sottolinea Nereo Segnan del CPO, responsabile del coordinamento regionale del programma di screening Prevenzione Serena, “Sono stati raggiunti gli obiettivi di copertura indicati nel Piano Regionale per la Prevenzione per l’anno 2015. Le misure di riorganizzazione dell’attività di screening previste dalla DGR 27 dello scorso luglio e, in particolare, l’introduzione di una quota di finanziamento vincolata per l’attività di screening e l’indicazione a realizzare un coordinamento di tutte le attività di diagnosi e trattamento dei pazienti all’interno di ciascuno dei 6 programmi territoriali individuati dalla DGR, risolvono due aspetti critici: la carenza di risorse e la necessità di un coordinamento dell’attività di tutte le strutture e discipline coinvolte nelle attività di screening e nel percorso diagnostico e di gestione dei pazienti, incluse le aziende ospedaliere”. 

25 novembre 2016
© Riproduzione riservata

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