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La chirurgia nella scoliosi. Esperti domani a convegno a Torino

L’evento si concluderà sabato. Nella due giorni di lavoro si farà il punto sul trattamento della scoliosi in età di accrescimento, nella sua forma più tipica e diffusa, detta idiopatica, ed in condizioni in cui la scoliosi è solo un sintomo di patologie più complesse, molto spesso rare. Alla Città della Salute il centro di riferimento regionale per tali patologie.

23 MAR - Venerdì 24 dalle ore 14 e sabato 25 marzo 2017 dalle ore 8,30 si terrà, presso NH Collection Piazza Carlina di Torino (piazza Carlo Emanuele II 15), il Congresso “La chirurgia nella scoliosi: indicazioni e tecniche a confronto”. All’evento, organizzato dal dottor Pasquale Cinnella e dal dottor Stefano Aleotti, della Struttura di Chirurgia Vertebrale dell'ospedale CTO della Città della Salute di Torino,  partecipano i massimi esperti nazionali ed internazionali sull’argomento. Tema dell’incontro è il trattamento della scoliosi in età di accrescimento, nella sua forma più tipica e diffusa, detta idiopatica, ed in condizioni in cui la scoliosi è solo un sintomo di patologie più complesse, molto spesso rare, che possono manifestarsi già in età infantile e che richiedono un approccio multidisciplinare in concerto con gli altri specialisti.

L’attività di diagnosi e cura delle deformità della colonna vertebrale si svolge presso gli ospedali CTO e Regina Margherita della Città della Salute di Torino. Il trattamento di queste affezioni, dalla ginnastica posturale, ai corsetti fino alla chirurgia più complessa, è coordinato dalla Struttura di Chirurgia Vertebrale, centro di riferimento regionale per tali patologie.

“La scoliosi – ricorda una nota della Città della Salute - è una deformità strutturata della colonna vertebrale che si sviluppa nei tre piani dello spazio. Colpisce il 3% circa della popolazione, con maggiore frequenza il sesso femminile, e si differenzia dagli atteggiamenti scoliotici, in cui la deviazione della colonna è funzionale e non strutturata, con un atteggiamento del rachide scorretto ma reversibile. Nell’80% circa dei casi si definisce idiopatica, cioè non è individuabile un sicuro agente causale responsabile della scoliosi, ma sappiamo che è un’affezione geneticamente determinata, cioè ogni soggetto che sviluppa una scoliosi ha un preciso messaggio codificato nel suo DNA. Negli altri casi la scoliosi è solo uno dei sintomi di patologie più complesse, di tipo neurologico, congenito, malattie del connettivo, miopatie etc”.

La scoliosi può causare problemi di natura cosmetica, posturale, cardiorespiratoria o provocare dolore alla schiena secondo la gravità, la sede della curva e l’età dei soggetti. Il disassamento del tronco, l’asimmetria dei fianchi e delle spalle sono causa di un disagio più sentito negli adolescenti e nei giovani adulti. Il dolore alla colonna vertebrale è invece lamentato dopo i 30-40 anni ed è dovuto al sovrapporsi di fenomeni degenerativi (artrosi, discopatie, stenosi del canale vertebrale) alla deformità della colonna. Nelle curve più gravi e progressive che superano i 70-80° e che interessano il tratto toracico, il coinvolgimento della gabbia toracica, che segue la colonna vertebrale nella sua deformità, provoca una compromissione della funzionalità cardiorespiratoria proprio per un effetto compressivo sui polmoni e cuore.

Per la diagnosi di Scoliosi, spiega la nota, “l’esame clinico, cioè la visita, è fondamentale.  Si effettua con il paziente in piedi e poi chinato in avanti e permette di valutare e misurare le asimmetrie del tronco ed i gibbi, cioè le sporgenze presenti sulla schiena, e di differenziare le vere scoliosi dagli atteggiamenti scoliotici, che sono invece semplici alterazioni della postura. L’esame radiografico della colonna in toto completa ed arricchisce la diagnosi perché consente di misurare geometricamente l’angolo di curvatura della scoliosi e di riconoscere eventuali malformazioni congenite delle vertebre”.

“Purtroppo – riferisce la Città della Salute - non si può prevenire l’instaurarsi di una scoliosi, che è una patologia geneticamente determinata, la quale si manifesterà inevitabilmente se esiste un messaggio codificato nel DNA, in genere subito prima dell’adolescenza. E’ possibile invece intervenire precocemente, al primo manifestarsi dei sintomi, per bloccare il peggioramento o in molti casi ottenere un miglioramento della scoliosi. La scelta del trattamento dipende dalla gravità e dalla tendenza al peggioramento (evolutività) delle curve, che può essere molto variabile. In quest’ottica lo screening scolastico, che purtroppo è stato abbandonato da qualche decennio, è fondamentale per la diagnosi ed il trattamento precoce, che può  fare la differenza nel risultato

Nelle scoliosi meno gravi (al di sotto dei 20°) è indicata la ginnastica posturale ed il monitoraggio, cioè i controlli periodici, per verificare se la scoliosi è progressiva. Nelle curve di media gravità (dai 20 ai 45°) si utilizzano i corsetti ortopedici, preceduti da correzione con busti gessati (per 45-90 gg) nelle forme più rigide. “Il risultato finale – precisa la nota - dipenderà dalla somma di diverse variabili, alcune dipendenti dalle caratteristiche proprie di ogni curva scoliotica (tendenza al peggioramento, tipo di curva), altre dipendenti dagli operatori sanitari (corretta prescrizione e realizzazione del corsetto, buona conduzione del trattamento) e dall’insieme paziente-famiglia (utilizzo del corsetto, esecuzione della ginnastica). La scelta del trattamento più appropriato dovrebbe essere effettuata da specialisti che operano in centri di riferimento per le patologie della colonna vertebrale e che possono disporre di tutte le opzioni terapeutiche, dalla ginnastica posturale ai corsetti, ai gessi ed alla chirurgia, per proporre il percorso terapeutico più adatto al singolo paziente”.

Quando il trattamento con i corsetti non riesce, per varie ragioni, a fermare la progressione della scoliosi o nei casi di curve che hanno tendenza al rapido aggravamento, si consiglia l’intervento chirurgico, che ha la finalità di correggere la curva scoliotica ed arrestarne la progressione. Le linee guida della società internazionale di studio della scoliosi (SRS) indicano in 45-50° il limite oltre il quale si consiglia la correzione chirurgica. Ciò allo scopo di evitare i problemi di natura posturale, estetica, cardiorespiratoria ed il dolore, che si manifesterebbero se la scoliosi continuasse a peggiorare.

Il paziente che viene avviato all’intervento chirurgico effettua una preparazione preoperatoria con esami di laboratorio, test radiografici di correzione della curva (bendings, Rx in trazione), test di funzionalità respiratoria, studio TAC delle vertebre da operare, RMN della colonna in toto, valutazione anestesiologica. L’intervento chirurgico consiste nella correzione della deformità scoliotica e nella fissazione del tratto di colonna che viene operato. Si inseriscono degli ancoraggi sulle vertebre (viti, uncini, fascette intorno alle lamine) che si agganciano a barre in titanio e permettono di correggere geometricamente la curva. Si aggiungono quindi degli innesti ossei che nel tempo formano una colata ossea lungo le vertebre operate. Durante l’intervento viene recuperato il sangue del paziente e viene effettuato un monitoraggio continuo della funzione neurologica (potenziali evocati somatosensoriali e motori). Con le moderne strumentazioni chirurgiche si riesce ad ottenere fino al 70-80% di correzione della scoliosi coinvolgendo il minor numero di vertebre possibile. Il paziente riprende a deambulare pochi giorni dopo l’intervento e senza alcun corsetto, riprende le attività scolastiche dopo 3 settimane, il nuoto dopo 3 mesi.

23 marzo 2017
© Riproduzione riservata

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