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Città della Salute e Oftalmico. Salvata donna al sesto mese di gravidanza con gravissimo e rarissimo melanoma oculare

La donna, 28 anni, era stata inviata ad un luminare svizzero oncologo oculare di fama internazionale, ma le dimensioni del tumore e lo stato di gravidanza non permettevano di sottoporla al trattamento previsto. Tornata a Torino, grazie alla collaborazione tra le strutture è stata sottoposta a un intervento di enucleazione, tecnicamente riuscito, senza ripercussioni per il feto.

25 OTT - Nei giorni scorsi per la prima volta la collaborazione tra Città della Salute ed Oftalmico di Torino ha permesso di salvare una giovane donna al sesto mese di gravidanza, affetta da un gravissimo e rarissimo melanoma oculare.

“L'intervento – riferisce l’ufficio stampa della Città della Salute in una nota - è tecnicamente riuscito e soprattutto il feto è sano e non ha subito ripercussioni”.

La donna di anni 28, alla 28ª settimana di gestazione, è stata sottoposta ad intervento di enucleazione dell'occhio sinistro, perché affetta da un tumore molto raro di uno dei componenti dell’occhio stesso (coroide/uvea). Tale tumore era un melanoma che colpisce in questa sede e nelle donne in gravidanza meno dello 0,4% delle pazienti affette da melanoma in gravidanza. Un caso più unico che raro. La peculiarità di questo caso è rappresentata dalla giovane età della donna e dal fatto che la stessa era al 6° mese di gravidanza.

L’équipe di chirurghi che se ne è occupata presso l’ospedale CTO di Torino, riferisce l’ufficio stampa nella nota che ripercorre la vicenda, è stata coordinata dal dottor Luciano Arturi (responsabile del Servizio di Chirurgia Orbito-palpebrale del CTO (servizio che afferisce alla divisione di Chirurgia Plastica e Ricostruttiva di cui il primario è il dottor Fabrizio Malan), nonché coordinatore del Servizio di chirurgia oftalmoplastica dell’ospedale Oftalmico di Torino).

Da quest’ultimo ospedale la paziente, vista la peculiarità del caso e nell’auspicata soluzione di risolvere il fondato sospetto diagnostico di una patologia così grave, era stata inviata ad un luminare svizzero oncologo oculare di fama internazionale. Tale professionista ha dovuto rinunciare a sottoporre la paziente a trattamento con fascio di protoni, perché il tumore aveva raggiunto dimensioni troppo grandi e lo stato di gravidanza non poteva far utilizzare come terapia di appoggio la chemioterapia, non potendo garantire, peraltro, la possibilità di preservare funzione visiva e volume dell’occhio affetto, con rischio aggiuntivo di aumento delle possibili metastasi a distanza.

Al suo rientro in Italia la paziente è stata accolta dal dottor Marcello Zanotti, oculista dell’ospedale Oftalmico di Torino, che ne ha affidato il proseguimento cure al Servizio di chirurgia orbito-palpebrale del CTO di Torino, vista la possibilità di stretta collaborazione tra detto ospedale con l’attiguo nosocomio ostetrico-ginecologico Sant'Anna, indispensabile per cure della gravidanza in caso di urgenti necessità subentranti.

In tempi molto ristretti  (meno di cinque giorni), resi più esigui dallo stato di gravidanza che procedeva, i medici del CTO sono riusciti a coordinare la collaborazione (preziosa ed indispensabile) di valenze polispecialistiche della Città della Salute di Torino, che la rendono un’eccellenza nazionale: il Servizio di gravidanze a rischio del Sant'Anna (coordinato dalla professoressa Tullia Todros), la Radiodiagnostica universitaria delle Molinette (diretta dal professor Giovanni Gandini), l'Anestesia e Rianimazione del CTO (diretta dal dottor Maurizio Berardino).

L’intervento è riuscito perfettamente, anche grazie alla collaborazione dell’oculista dell’ospedale Oftalmico di Torino dottor Cosimo Enzo Belcastro ed alla precisa conduzione della narcosi cui è stata sottoposta la paziente da parte del dottor Massimo Benedini, consentendo il recupero morfologico dell’orbita sottoposta ad un intervento così invasivo, ma necessario per garantire possibilità delle cure avanzate che seguiranno, con i tempi previsti dal dottor Piero Gaglioti (Servizio gravidanze a rischio ospedale Sant'Anna) per garantire la completa eradicazione della malattia.

Per di più, grazie alla particolare tecnica chirurgica cui si è ricorsi, entro un mese dall’intervento la paziente potrà indossare una protesi oculare che renderà praticamente indistinguibile l’orbita sottoposta ad intervento rispetto a quella del lato “sano”.

Il tutto, conclude la nota, è stato condotto nella massima garanzia di sicuro proseguimento della gravidanza, che sarà portata a termine naturale con la nascita di un bimbo che in nessun momento del percorso di cura ha mai subito ripercussioni del delicato intervento cui è stata sottoposta la mamma.

25 ottobre 2017
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