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L’Aou San Luigi Gonzaga di Orbassano va verso il 'Green Hospital'

Il San Luigi è tra i primi ospedali ad aver seguito le indicazione dell’assessorato Regionale Ambiente per tracciare e quantificare la produzione dei Rifiuti Sanitari Pericolosi a rischio infettivo per centri di costo. Ha inoltre diminuito la produzione di Rifiuti Sanitari Pericolosi a rischio Infettivo operando un risparmio sui costi di smaltimento, quantificabile in circa 15.000 euro in 2 anni.

19 FEB - Oggi si parla molto di ricerca della sostenibilità ambientale ed energetica anche per le strutture sanitarie.

Negli ospedali si producono, tra l’altro, molteplici tipologie di rifiuti, le principali delle quali sono rappresentate dagli assimilati agli urbani e dagli infettivi.

I primi sono molto simili ai rifiuti “domestici” per il cui servizio di raccolta, recupero e smaltimento l’azienda paga un canone annuo al Comune (TARI).  I dati a livello nazionale indicano un costo medio nazionale pari a circa 30 centesimi di euro per kg di rifiuti (fonte ISPRA, Rapporto Rifiuti Urbani – Edizione 2017). I secondi, detti Rifiuti Sanitari Pericolosi a rischio Infettivo, vengono smaltiti attraverso aziende specializzate con costi medi a livello reginale di circa 1 euro al kg (ultimi valori di mercato in base a gare di affidamento).

La corretta gestione di entrambe le tipologie ha quindi ricadute importanti sulla salute pubblica, sull’ambiente ed anche sul lato economico e per questo l’Azienda Ospedaliera San Luigi di Orbassano ha sviluppato una specifica progettualità.

Per ottenere risultati migliori nella gestione dei rifiuti l’Ospedale collabora con il Comune di Orbassano, attraverso il Consorzio di bacino per la Valorizzazione dei Rifiuti urbani (Covar 14), e con l’Assessorato all’Ambiente della Regione Piemonte.

Grazie a questa collaborazione si sono raggiunti risultati importanti e realizzate numerose iniziative.

Infatti il San Luigi è tra i primi ospedali ad aver seguito le indicazione dell’Assessorato Regionale Ambiente per tracciare e quantificare la produzione dei Rifiuti Sanitari Pericolosi a rischio infettivo per centri di costo e dal 2009 è in grado di attribuirne il peso prodotto ai singoli reparti e servizi produttori; questo ha permesso di conoscere la realtà ospedaliera nei suoi vari aspetti e settori con indubbi vantaggi sull’organizzazione che, in questo modo può agire localmente sul conferimento senza disperdere energie in settori già di per se virtuosi.

Ha quindi diminuito la produzione di Rifiuti Sanitari Pericolosi a rischio Infettivo, anche con l’acquisto per il Centro Operatorio di sistemi di aspirazione dei liquidi biologici e di lavaggio che ne permettono lo smaltimento diretto in rete fognaria, operando, di conseguenza, un risparmio sui costi di smaltimento, quantificabile in circa 15.000 euro in 2 anni.

Un punto di forza che ha comportato uno sforzo organizzativo notevole è stato quello di mettere in atto molteplici raccolte differenziate di rifiuti (imballaggi di cartone, contenitori vuoti in plastica, scarti organici del consumo dei pasti, flaconi in vetro, consumabili da stampa, metallo, legno, ingombranti, pile, Rifiuti Apparecchiature Elettriche Elettroniche, carta, tubi fluorescenti, olii di cucina…) diventando di fatto un importante produttore “virtuoso” per il Comune su cui insiste la struttura ed avendone in cambio un risparmio sul canone.

Aspetto di cui l’ospedale va particolarmente fiero per la benefica ricaduta sociale che ne deriva è la consegna quotidiana al Banco Alimentare di pasti prodotti e non distribuiti nel circuito vitto, comportando, di fatto, una diminuzione della frazione organica e quindi, del rifiuto prodotto.

Tra gli ultimi interventi adottati per la diminuzione della quantità di plastica smaltita, tema quest’ultimo che sta molto a cuore delle società moderne per il suo impatto sull’ambiente, è stato quello di sostituire le bottigliette in plastica da 500 ml con un punto di distribuzione alla spina di acqua di rete nella mensa aziendale operando, in tal modo, oltre che un risparmio in termini di spesa per gli alimenti, una riduzione di rifiuto pari a circa 150.000 bottigliette di plastica all’anno che un ospedale di queste dimensioni produce.

Ovviamente tutto ciò non può prescindere da una continua formazione ed educazione dei propri operatori e per questo è stato realizzato, nella intranet aziendale, uno specifico link informativo per i dipendenti sulla gestione dei rifiuti ed è stato elaborato e diffuso un diagramma di flusso per il personale sanitario in grado di definire la pericolosità del rifiuto ed il suo corretto conferimento nelle raccolte differenziate o nei Rifiuti Sanitari Pericolosi a Rischio infettivo o negli assimilati agli urbani.

La formazione tuttavia non si è limitata a raggiungere i dipendenti ma l’attenzione a questi temi è stata rivolta anche ai cittadini e agli utenti: con la partecipazione al progetto “prevenire e meglio che curare” del Consorzio di bacino per la Valorizzazione dei Rifiuti urbani e Comune di Orbassano, percorso volto a promuovere e migliorare la raccolta differenziata, l’ospedale stesso è divenuto esempio e punto di divulgazione, grazie alla presenza di punti informativi nelle aree ristoro e nella mensa e alla realizzazione di un opuscolo informativo “prevenire è meglio che curare, un modello di gestione dei rifiuti urbani in ambito ospedaliero”, consegnato a tutto il personale, che illustra, tra l’altro, i risultati conseguiti dall’attività congiunta tra Azienda e Consorzio;

Ad oggi l’attività di gestione dei rifiuti infettivi e urbani indifferenziati al San Luigi prosegue in parallelo su due canali monitorando i risultati conseguiti.

Nell’ambito dei rifiuti sanitari pericolosi a rischio infettivo, in collaborazione con l’Istituto per le Piante da Legno e l’Ambiente, l’ospedale, tra i primi in Piemonte, ha partecipato ad un progetto, finanziato dalla direzione ambiente della Regione Piemonte, consistente nell’individuazione delle frazioni conferite impropriamente in tale flusso di rifiuti. Tale progetto, oltre a quantificare le frazioni improprie (in circa il 20% del totale prodotto) mediante analisi “merceologica”, ha individuato ed attivato una serie di azioni volte a ridurre ulteriormente tali rifiuti. Gli esiti positivi di tali azioni, quantificabili in un’ulteriore riduzione del 50% della quota impropriamente conferita (riduzione quindi del 10% sul totale prodotto), si ritiene possano essere potenzialmente replicabili.

Nello specifico si parla di frazioni che potrebbero essere conferite negli assimilati agli urbani perché consistenti in imballaggi di cartone, buste di carta/plastica usate per contenere dispositivi sterili, contenitori di vetro o di plastica e di liquidi sterili contenuti negli stessi che potrebbero essere conferiti nell’ambito delle rete fognaria. Tale riduzione risulta essere già in linea con quanto indicato nel Piano Regionale di Gestione dei Rifiuti Speciali di cui alla D.C.R. 16 gennaio 2018, n. 235-2215.

 

19 febbraio 2018
© Riproduzione riservata

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