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Pronto Soccorso in cliniche private. Anche il Nursing Up dice no: “No a inutili artifici”

Per il segretario regionale del sindacato, Claudio Delli Carri, “dal punto di vista organizzativo, sanitario e anche economico la proposta non sta in piedi”. Perché i costi “aumenterebbero a dismisura. E poi che tipo di assistenza si garantirebbe nel privato?”. Per Delli Carri, “se la coperta è corta, la soluzione non è ricorrere ai privati, ma creare un’organizzazione per la sanità piemontese che funzioni, individuando le cifre corrette per farla funzionare”.

15 GEN - Il Nursing Up Piemonte e Valle d’Aosta si unisce al coro di no in merito all’eventualità che realtà sanitarie private possano attivare delle strutture di Pronto Soccorso. “Si tratta di un progetto insensato sia per la complessità che una struttura di Pronto Soccorso deve avere, visto l’enorme ventaglio di patologie che in questi luoghi vengono affrontate e che una struttura privata non ha la possibilità di gestire in modo efficace, sia per l’aggravio di costi che tale progetto potrebbe causare. L’idea di Pronto Soccorso gestiti in modo privatistico è del tutto inaccettabile”.
 
Secondo il sindacato degli infermieri, "per affrontare eventuali, ma sempre più inevitabili a quanto pare, disavanzi nel bilancio della sanità del Piemonte, invitiamo l’assessorato a convocare al più presto un tavolo con le rappresentanze sindacali in modo da programmare interventi realmente efficaci che possano risolvere o migliorare la situazione, senza ricorrere a idee estemporanee e non sostenibili come quella di permettere ai privati di aprire dei Pronto Soccorso”.
 
Claudio Delli Carri, segretario regionale del Piemonte e Valle d’Aosta del Nursing Up, è chiaro: “In sanità si parla sempre di intasamento e sovraffollamento, e invece di creare percorsi che possano essere realmente efficaci, si va a pensare di far nascere Pronto Soccorsi privati i quali, poi, per risolvere eventuali emergenze, andrebbero a sovraccaricare ulteriormente le strutture pubbliche, trasportando i malati che non possono essere seguiti, come pacchi, da un ospedale pubblico all’altro. Dal punto di vista organizzativo e sanitario, tale idea non ha senso. Anche dal punto di vista economico – aggiunge Delli Carri – la proposta non sta in piedi, perché i costi aumenterebbero a dismisura, anche solo per i trasporti, quando già oggi sommando le privatizzazioni attuate è come se fossero nate due Asl in più. E poi che tipo di assistenza, a lungo andare, si garantirebbe nel privato, dove il business, ovviamente, incide sulle decisioni? La sanità del soccorso non è e non può essere un business”.
 
“Piuttosto il problema è politico – conclude Delli Carri –. Se il timore è il disavanzo, è necessario andare a Roma spiegando l‘efficienza e l’efficacia del sistema sanitario Piemontese e domandando quindi, in sede di riparto nazionale, le cifre corrette perché esso sia sostenuto. Altre regioni ci riescono egregiamente. Perché noi no?”.

“Per aumentare efficienza ed efficacia, poi, - prosegue il sindacalista - basta dare seguito alle assunzioni, che si possono fare vista la possibilità di aumentare i tetti di spesa descritta dal nuovo patto per la salute. Assunzioni che andrebbero a rifocillare gli organici smaltendo stanchezza, iperlavoro e sovraccarico, di coloro che oggi operano negli ospedali. Ciò creerebbe maggiore efficacia e ed efficienza. Se la coperta è corta, la soluzione non è ricorrere ai privati, ma creare un’organizzazione per la sanità piemontese che funzioni, individuando le cifre corrette per farla funzionare e poi rispettando tali cifre”.

“Non possono essere i pazienti e il sistema sanitario - conclude Della Carri - a pagare le inefficienze della burocrazia, che per riparare alla propria incapacità di reagire in modo corretto, quando si parla di programmazione sanitaria, trova soluzioni come il deleterio artificio dei Pronto Soccorso privati”.

15 gennaio 2020
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