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Coronavirus. Zampa (Sott. Salute) su Rsa Piemonte: “Costituita unità di crisi per monitoraggio settimanale di oltre 700 strutture”

"Dall'inizio dell'epidemia, l'unità di crisi ha distribuito oltre 220 mila mascherine alle Rsa e 97.250 alle residenze strutture socio assistenziali. Inoltre, sono state adottate misure per garantire il sostegno di personale assistenziale e infermieristico. Sono stati intensificati i tamponi: al 20 aprile risulta compiuto un controllo con tampone su oltre 20 mila persone, tra ospiti e operatori delle Rsa, per un totale di quasi 400 strutture". Così la sottosegretaria ha fatto risposto alla Camera all'interrogazione di Gribaudo (Pd).

07 MAG - La regione Piemonte "ha evidenziato di avere costituito una specifica unità di crisi, all'interno della quale opera un'area funzionale di coordinamento delle Rsa che fornisce costante supporto alle strutture, effettuando il monitoraggio settimanale delle oltre 700 strutture socio assistenziali per anziani presenti nella regione, il cui esito è inviato alle commissioni di vigilanza delle Asl per l'analisi delle eventuali criticità. Dall'inizio dell'epidemia, l'unità di crisi ha distribuito oltre 220 mila mascherine alle Rsa e 97.250 alle residenze strutture socio assistenziali. Inoltre, sono state adottate misure per garantire il sostegno di personale assistenziale e infermieristico. Sono stati intensificati i tamponi: al 20 aprile risulta compiuto un controllo con tampone su oltre 20 mila persone, tra ospiti e operatori delle Rsa, per un totale di quasi 400 strutture".
 
Così la sottosegretaria alla Salute, Sandra Zampa, è intervenuta oggi in Aula alla Camera per rispondere all'interrogazione di Chiara Gribaudo (Pd) per fare il punto sull'attuale situazione delle Rsa nella Regione Piemonte.
 
Di seguito la risposta integrale della sottosegretaria Zampa:
 
"La ringrazio molto, signor Presidente, ringrazio molto le interroganti, l'onorevole Gribaudo e gli altri firmatari di questa interpellanza su un tema così sensibile urgente qual è quello delle RSA. Nell'ambito delle strategie di prevenzione e di controllo dell'epidemia da virus SARS-CoV-2 è emersa immediatamente la necessità di prestare massima attenzione nei confronti della popolazione anziana. Fin dall'adozione del DPCM del 1° marzo 2020 anche per la regione Piemonte è stata prescritta la rigorosa limitazione all'accesso dei visitatori agli ospiti nelle residenze sanitarie assistenziali quale fondamentale misura di prevenzione del contagio. Le persone anziane rappresentano infatti la popolazione fragile per eccellenza: una popolazione che va protetta con le più idonee cautele anche e soprattutto nel corso dell'epidemia di COVID-19. Si è constatato infatti che la maggior parte dei casi si manifesta in persone anziane. Circa il 60 per cento dei malati, infatti, ha un'età superiore ai sessant'anni. Inoltre l'infezione colpisce più gravemente gli anziani con pregresse patologie cardiovascolari, respiratorie croniche e di diabete e in questo caso, tra l'altro, la mortalità aumenta con l'aumentare dell'età.
 
Tenuto conto di tali dati di contesto, sono state successivamente avviate le iniziative che sintetizzo. Per proteggere la popolazione anziana l'Istituto superiore di sanità ha predisposto il documento intitolato Indicazioni ad interim per la prevenzione e il controllo delle infezioni da SARS-CoV-2 in strutture residenziali socio-sanitarie. Si tratta del Rapporto COVID-19 n. 4/2020 dell'Istituto superiore di sanità. Questo documento è stato trasmesso alle regioni e alle province autonome con la circolare n. 13468 del 18 aprile 2020 a firma congiunta dei direttori generali della prevenzione e della programmazione sanitaria del Ministero della Salute. Le indicazioni del documento vertono principalmente sugli ambiti di prevenzione e preparazione delle strutture alla gestione di eventuali casi sospetti, probabili o confermati di COVID-19. Le misure generali prevedono un rafforzamento dei programmi e dei principi fondamentali di prevenzione e di controllo delle infezioni correlate all'assistenza, inclusa una adeguata formazione degli operatori. In particolare il rafforzamento deve prevedere un'accorta preparazione della struttura proprio per prevenire l'ingresso di casi COVID-19 e per gestire eventuali casi sospetti, probabili o confermati che si dovessero verificare tra i residenti. Si ribadisce, inoltre, la necessità di un'adeguata sorveglianza attiva tra i residenti e gli operatori per l'identificazione precoce di casi. Si prevede che le strutture debbano essere in grado di effettuare un isolamento temporaneo dei casi sospetti e in caso di impossibilità di un'efficace isolamento per la gestione clinica del caso confermato di provvedere al trasferimento in ambiente ospedaliero o in altra struttura adeguata all'ulteriore valutazione clinica e alle cure necessarie, come, ad esempio, in una struttura dedicata ai pazienti COVID-19.
 
Già nella circolare del Ministero della salute, la circolare n. 10736 del 29 marzo 2020, che è titolata: “Indicazioni ad interim per un utilizzo razionale delle protezioni per infezione da SARS-COV-2 nelle attività sanitarie e sociosanitarie” - si tratta anche in questo caso di indicazioni elaborate dal gruppo di lavoro dell'Istituto superiore di sanità Prevenzione e Controllo delle Infezioni - si esplicitava che, allo scopo di perseguire l'obiettivo volto alla massima tutela possibile del personale, fosse necessario dotarlo, in base alle evidenze scientifiche, di dispositivi di protezione individuale di livello adeguato al rischio professionale cui fosse esposto, considerato il contesto di elevata intensità assistenziale e di prolungata esposizione allo stesso rischio. Inoltre, il documento evidenziava che i dispositivi di protezione individuale dovessero essere considerati come una misura efficace per la protezione dell'operatore sanitario solo se inseriti all'interno di un più ampio insieme di interventi che comprendesse controlli amministrativi e procedurali, ambientali, organizzativi e tecnici nel contesto assistenziale sanitario.
 
Contestualmente, l'Istituto superiore di sanità ha avviato iniziative volte a monitorare le attività svolte nelle strutture RSA e a fornire raccomandazioni per azioni di formazione e prevenzione, finalizzate al controllo dell'infezione da SARS-COV-2, come la predisposizione e la diffusione di materiale comunicativo, la formazione a distanza per gli operatori di RSA e la survey nazionale sul contagio COVID-19.
 
Nella regione Piemonte sono state contattate 608 RSA, di cui 135 - pari al 22,2 per cento - hanno risposto alla survey (dato al 15 aprile). In queste strutture sono riportati come deceduti, dal 1° febbraio al 15 aprile, 684 residenti, di cui 18 COVID-19 positivi e 154 con sintomi compatibili con COVID-19. Si precisa che l'analisi delle informazioni del personale sanitario non era oggetto dell'indagine.
 
Inoltre, sempre con riferimento alle RSA, il Ministero della salute, conformandosi alle indicazioni contenute nelle raccomandazioni dell'OMS del 21 marzo ultimo scorso, con la circolare del 25 marzo 2020, recante l'aggiornamento delle linee di indirizzo organizzative dei servizi ospedalieri e territoriali, nell'ambito delle strategie di prevenzione, assistenza e controllo del contagio, ha segnalato che l'emergenza connessa agli ospiti/pazienti ivi ricoverati, rende necessario attivare una stretta sorveglianza e un rigoroso monitoraggio nonché il rafforzamento dei setting assistenziali. Sono state altresì fornite specifiche indicazioni a tutela degli ospiti delle residenze sanitarie assistenziali, proprio in quanto considerati la popolazione più fragile e più esposta al maggior rischio di complicanze fatali associate all'infezione.
 
Richiamata l'esperienza delle regioni precocemente colpite dalla pandemia, si è ritenuto necessario segnalare la necessità di individuare prioritariamente strutture residenziali assistenziali dedicate ove trasferire i pazienti affetti da COVID-19 che non necessitano di ricovero ospedaliero, per evitare il diffondersi del contagio e potenziare il relativo setting assistenziale.
 
Inoltre, è stata ribadita nuovamente l'importanza di predisporre percorsi formativi e di prevenzione specifica per tutto il personale ivi operante, segnalando la necessità di potenziare il personale in servizio presso queste strutture, anche attraverso i meccanismi di reclutamento straordinario, già attivato, peraltro, per le strutture di ricovero ospedaliero, nonché la possibilità di ricorrere a personale già impiegato nei servizi semiresidenziali e domiciliari. È stato raccomandato di effettuare in maniera sistematica tamponi per la diagnosi precoce dell'infezione a carico degli operatori sanitari e socio-sanitari e di dotarli dei dispositivi di protezione individuale, nonché di garantire la continuità dei servizi di mensa, lavanderia, pulizia e servizi connessi, estendendo anche a questi operatori le misure mirate a definire un'eventuale infezione da SARS-COV-2
 
In linea con quanto finora rappresentato, il recente DPCM 26 aprile 2020 conferma, all'articolo 1, comma 1, lettera x), che l'accesso di parenti e visitatori a strutture di ospitalità e lungo degenza, residenze sanitarie assistite, oppure hospice, strutture riabilitative, strutture residenziali per anziani, autosufficienti e non autosufficienti, è limitata ai soli casi indicati dalla direzione sanitaria della struttura, che è tenuta ad adottare le misure necessarie a prevenire possibili trasmissioni di infezione.
 
Sul versante dell'effettuazione dei test, la circolare n. 11715 del 3 aprile 2020, titolata: “Pandemia di COVID-19 - aggiornamento delle indicazione sui test diagnostici e sui criteri da adottare nella determinazione delle priorità” ha raccomandato che l'esecuzione dei test venga assicurata agli operatori sanitari e assimilati a maggior rischio, sulla base di una definizione operata dalle aziende sanitarie, quali datori di lavoro. Inoltre, tra gli operatori esposti a maggior rischio a cui effettuare il test per tutelare loro stessi e per ridurre il rischio di trasmissione nosocomiale sono stati individuati anche quelli delle RSA e delle altre strutture residenziali per anziani, sebbene asintomatici.
 
La regione Piemonte ha rappresentato che, ad oggi, i test virologici sono elaborati da 22 laboratori attrezzati. Come dato recente ed esemplificativo, il giorno 23 aprile sono stati processati 7.330 tamponi. In ordine ai dispositivi di protezione individuale, pur avendo proceduto ad effettuare acquisti tramite la Protezione civile, la centrale acquisti e le singole aziende sanitarie sono riuscite a rifornire i medici di medicina generale e le RSA in sofferenza, solo quando si sono realizzate le condizioni di piena disponibilità. La regione ha, inoltre, evidenziato di avere costituito una specifica unità di crisi, all'interno della quale opera un'area funzionale di coordinamento delle RSA che fornisce costante supporto alle strutture, effettuando il monitoraggio settimanale delle oltre 700 strutture socio assistenziali per anziani presenti nella regione, il cui esito è inviato alle commissioni di vigilanza delle ASL per l'analisi delle eventuali criticità. Dall'inizio dell'epidemia, l'unità di crisi ha distribuito oltre 220 mila mascherine alle RSA e 97.250 alle residenze strutture socio assistenziali. Inoltre, sono state adottate misure per garantire il sostegno di personale assistenziale e infermieristico. Sono stati intensificati i tamponi: al 20 aprile risulta compiuto un controllo con tampone su oltre 20 mila persone, tra ospiti e operatori delle RSA, per un totale di quasi 400 strutture.
 
Sul versante delle ispezioni, a livello nazionale, i Nuclei antisofisticazione e sanità (NAS) stanno effettuando un'attenta e mirata azione di vigilanza presso le strutture ricettive sanitarie e socioassistenziali destinate a ospitare persone anziane e con disabilità. A partire da febbraio, a seguito della dichiarazione dello stato di emergenza e del susseguirsi delle varie misure di contenimento, i NAS hanno operato 601 accessi presso le strutture ricettive, individuandone 104 non conformi alla normativa, pari al 17 per cento del totale, deferendo all'autorità giudiziaria 61 persone e sanzionandone ulteriori 157. Sono state rilevate specifiche violazioni attinenti il rispetto della normativa di sicurezza sui luoghi di lavoro, sia per la mancanza di dispositivi di protezione individuale sia per la formazione del personale, non adeguatamente informato su come garantire la propria incolumità e, di conseguenza, quella degli ospiti. A causa delle gravi carenze strutturali e organizzative sono stati eseguiti provvedimenti di sospensione e di chiusura nei confronti di 15 attività ricettive, giudicate incompatibili con la permanenza degli ospiti alloggiati, determinando il trasferimento degli stessi in altri centri nel rispetto delle procedure nazionali e regionali previste per la prevenzione di possibili contagi.
 
Infine, il Ministro della Salute ha attivato l'unità di crisi, istituita con decreto del Ministro 27 marzo 2015, come modificato con il decreto ministeriale 7 agosto 2019, che ha dato mandato alla task force, costituita in seno alla stessa unità di crisi, di procedere a effettuare verifiche ispettive presso le RSA di diverse regioni. Allo stato attuale, tali verifiche sono già state espletate in Lombardia, Calabria e Sicilia in riferimento a situazioni di contagio e/o di decesso verificatesi in alcune strutture sociosanitarie. È preciso intendimento proseguire a effettuare ulteriori attività di verifica presso tale tipologia di strutture assistenziali territoriali, comprese quelle presenti sul territorio della regione Piemonte, e ciò al fine di fare luce su eventuali criticità organizzative e strutturali di sicurezza che abbiano potuto rappresentare fattori che hanno concorso al diffondersi del contagio tra i degenti e tra questi e gli operatori sanitari e di verificare, nel contempo, se le misure adottate da parte delle regioni in materia di RSA siano state e siano aderenti a quanto dettato dalle predette circolari emanate dal Ministero della Salute".

07 maggio 2020
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