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Parco della Salute di Torino. Per medici e infermieri “il progetto attuale è inadeguato”

Medici e infermieri chiedono che il progetto sia ridiscusso. “Dopo aver verificato, durante la pandemia, come la riduzione di posti letto con 5 anni di tagli sia stata scellerata, scommettiamo ora su un ospedale che parte con una significativa riduzione di posti letto” e “una separazione tra alta e medio-bassa complessità in due strutture distinte con ricadute negative sul personale e sulla didattica, con dubbi vantaggi in termini di costo-benefici”. Queste alcune delle osservazioni contenute in un documento inviato a Regione e Governo. IL DOCUMENTO

18 GIU - “Il progetto del Parco della Salute di Torino non è all’altezza dei bisogni di salute dei cittadini e presenta, così come previsto attualmente, una serie di criticità insormontabili che l’esperienza della pandemia Covid ha fatto emergere in modo ancora più evidente”. Lo sostengono i medici e infermieri di Torino e Piemonte, che in una lettera inviata all’Assessorato alla Sanità della Regione Piemonte, alla Città della Salute, al Ministero della Salute e al Ministero dell’Economia e delle Finanze, chiedono che l’intero progetto venga ridiscusso. La lettera è firmata dall’Omceo Torino, dall’Opi Torino, dai sindacati medici Anaao Assomed, Aaroi Emac, Cimo Fesmed.

La contrarietà di ordini professionali e sindacati di categoria non è alla creazione di un polo della salute per l’alta complessità, che anzi “potrà mettere il Piemonte in concorrenza con altri poli di eccellenza, diminuendo la mobilità passiva e rappresentando un forte momento di riqualificazione e volano di ripresa per la Regione” oltre a "superare le attuali condizioni di criticità strutturale e impiantistica degli ospedali della Città della Salute e della Scienza di Torino”.

Le criticità sono invece legate al progetto ipotizzato e all’insufficiente estensione dell’area scelta. Nello specifico sono:

- l’eccessiva riduzione del numero di posti letto (discutibile nel 2019, improponibile alla luce delle esperienze della pandemia) dagli attuali 2.300 ai 1.040, ai quali si affiancherebbero 400 posti, trasformando il CTO in ospedale di I livello;

- la separazione tra alta e medio-bassa complessità in due strutture distinte all’interno della stessa azienda sanitaria, con ricadute negative sul personale e sulla didattica e dubbi vantaggi in termini di costi-benefici;

- la duplicazione del personale sanitario di guardia nei reparti e la presenza di due DEA in parte sovrapposti come competenze, a qualche centinaio di metri di distanza, con potenziali conflitti sul livello di cure adeguato e frequenti necessità di trasferimento dei pazienti dall’uno all’altro;

- la limitata possibilità di espansione della struttura, se nuove tecnologie o eventuali emergenze sanitarie, come quella appena avvenuta, lo richiedessero;

. la costruzione su terreni pesantemente contaminati da inquinanti;

- l’impatto ambientale per i residenti, in termini di traffico veicolare e di rumore, che non è stato valutato.
 
In pratica, scrivono medici e infermieri, “riteniamo che le perplessità già espresse prima dell’emergenza Covid sul progetto siano state ulteriormente aggravate dai recenti eventi”.

“Ci auguriamo – concludono - un nuovo progetto che non preveda suddivisioni in presidi distaccati, frammentazione dei poli didattici, duplicati di Pronto soccorso né tagli dei posti letto e che si presenti come un vero ed unico “Parco della Salute, della Ricerca e dell’innovazione”, in una struttura estesa, flessibile, modulabile ed ampliabile, in un’area adeguata sia alle necessità assistenziali, sia alla didattica che alla ricerca”.

18 giugno 2021
© Riproduzione riservata

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