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Bolzano: 387 strutture socio-assistenziali, 9 mila assistiti. Il rapporto Astat 2014

Pubblicato dall’Istituto provinciale di statistica l’Astat il rapporto "Presidi socio-assistenziali in cifre" 2014, che illustra l’offerta di assistenza sociale in Alto Adige. I posti disponibili sono in tutto 9.763, di cui 8.990 occupati nel corso del 2014, ovvero il 92,1% della capacità. Tra gli utenti, soprattutto anziani. IL RAPPORTO

24 LUG - Pubblicato dall’Istituto provinciale di statistica l’Astat il rapporto "Presidi socio-assistenziali in cifre" 2014, che illustra l’offerta di assistenza sociale in Alto Adige. Le tabelle ed i grafici forniscono informazioni sui vari assistiti: prima infanzia, minori, anziani, persone con disabilità, affetti da dipendenze, persone in difficoltà. In totale, in Alto Adige, a fine 2014, erano presenti 387 strutture socio-assistenziali, con una capacità ricettiva di 9.763 posti (siano essi letti in presidi residenziali o "posti" in presidi non residenziali); i posti occupati sono stati 8.990, ovvero il 92,1% della capacità.

“Il numero degli utenti – spiega però l’Astat in una nota - può essere comunque più elevato di quello dei posti occupati visto che, dove si effettuano turni, un posto può essere occupato da due persone nella stessa giornata; d’altro canto anche il concetto di utenti assistiti va preso con un minimo di cautela considerando che la stessa persona può frequentare più strutture (per esempio una residenziale ed una diurna)”.

Le strutture sono distribuite sul territorio in modo da realizzare una omogeneità del rapporto di posti per 1.000 abitanti (18,8 il valore medio provinciale), con l’eccezione del capoluogo, dove si registra un rapporto molto più elevato (30,1 ogni 1.000 abitanti) e dove peraltro si ha una dimensione media delle strutture superiore: 32,0 posti. “Questi sono segnali di un tipo di servizio offerto in parte diverso e della natura ‘sovra-comprensoriale’ di alcune tipologie di presidio presenti nel capoluogo; in particolare il 92,7% dei posti occupati nel settore ‘esclusione sociale’ sono a Bolzano”, spiega l’Astat.

Quasi metà (47,9% dei posti occupati) del servizio erogato è costituito dal settore degli anziani, dove si nota anche il maggior numero di persone non-accolte per mancanza di posti: 856 nel 2014. Quest’ultimo valore è peraltro in crescita dal momento che solo un anno prima lo stesso valore era pari a 615 persone.

Nel 63,0% dei casi il titolare del presidio è un ente pubblico; sono anche diffuse le istituzioni non-profit (30,7%). L’Ente pubblico prevale nei settori degli anziani, dei disabili e del disagio psichico. Le istituzioni non-profit sono particolarmente presenti nei settori prima infanzia, minori e famiglia. In quest’ultimo comparto si notano i 14 consultori familiari che, finanziati dalla Provincia, vengono gestiti da associazioni private. Da sottolineare anche il ruolo delle cooperative nel settore dei minori.

L’analisi per cittadinanza evidenzia un picco massimo (75,2%) di stranieri tra gli utenti delle strutture per l’esclusione sociale; stranieri quasi inesistenti (sotto l’1%) invece tra gli utenti anziani e disabili: in Alto Adige l’immigrazione dall’estero è un fenomeno ancora relativamente giovane.

ANALISI PER SETTORI

Prima infanzia: il settore presenta fortissime disomogeneità territoriali, con un utilizzo molto alto da parte dei bambini del capoluogo e, secondariamente, nel Burgraviato e nella Bassa Atesina. Si nota dunque un comportamento nettamente differenziato tra popolazione urbana e quella dei centri minori. Il 9,7% dei bambini è straniero.

Minori: la causa più frequente di ammissione dell’assistito è la difficoltà educativa dei genitori (39 casi su 155), anche se un terzo degli utenti rientra in famiglia a fine periodo: il 28,6% dei minori rimane all’interno della struttura per un periodo di un solo anno o meno, ma uno su sette ha un periodo di permanenza di oltre i 3 anni.

Anziani: è il settore col maggior numero di utenti ed è costituito soprattutto da case di riposo, ma anche da centri di degenza e da centri diurni. “Notevole – osserva l’Astat - è il dato di flusso dove, in questo settore, il numero delle dimissioni e quello dei decessi quasi si equivalgono (1.528 contro 1.113). L’utilizzo delle strutture è del 98,2%, quindi un’incidenza dei posti disponibili strettamente frizionale; tale utilizzo è peraltro ben distribuito sul territorio”. L’ammissione è quasi sempre a seguito di problemi sanitari e di assistenza. Su 1.528 dimessi nel 2014, 881 sono rientrati in famiglia ed altri 366 sono stati trasferiti ad altra struttura. Il 24,0% degli assistiti ha tra 85 e 89 anni, la classe di età più diffusa, ma si ha anche un 4,7% di persone di meno di 65 anni: fenomeno tipico dei centri minori dove la casa di riposo, unica struttura in zona, accoglie anche tipologie di utenza parzialmente disomogenee.

Persone con disabilità: le tipologie di struttura del settore dei disabili sono molte, anche se oltre la metà della capacità ricettiva è costituita da laboratori protetti. L’”uscita” più frequente per questo tipo di assistiti è il trasferimento ad altra struttura, poiché l’86,2% di queste persone non è autosufficiente.

Disagio psichico: questo settore persegue principalmente obiettivi di inserimento lavorativo. “Lo si evince - osserva l’Astat - dal tipo di strutture proposte (per il 59,3% la capacità offerta è di riabilitazione), come dai motivi delle ammissioni (58,9% di training lavorativo). 22,2% delle dimissioni testimonia un concreto progresso delle condizioni dell’assistito: inserimento in azienda, progetto d’inserimento lavorativo, raggiunta autonomia o raggiunti obiettivi. L’84,3% di queste persone è comunque autosufficiente”.

Dipendenze: in tale dato, da quest’anno, è compresa l’assistenza di tipo socio-sanitario. L’80,1% degli assistiti è di sesso maschile. Il 64,7% ha un’età compresa tra 45 e 64 anni.

Esclusione sociale: questa tipologia di struttura è caratterizzata da flussi notevoli. Gli 850 posti hanno registrato nel corso dell’anno valori attorno alle 1.800 unità sia in entrata che in uscita. Gli assistiti (queste strutture sono l’osservatorio ideale per quanto riguarda l’universo dei "senza dimora") sono in nettissima maggioranza di sesso maschile (88,0%) e per metà (42,4%) appartengono alle età centrali tra i 25 ed i 44 anni; quasi 3 persone su 4 (73,6%) proviene dall’estero: ne consegue che le lingue d’uso in questi presidi sono principalmente l'italiano (35,5%) oppure una lingua diversa dalle tre lingue ufficiali dell’Alto Adige (57,4%).
 

24 luglio 2015
© Riproduzione riservata

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