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Nuovi Lea. Rossi e Zeni (Trento): “Grande soddisfazione per inserimento prestazioni di protonterapia”

“Consentirà di semplificare le procedure d’accesso alle cure con i protoni, con un beneficio concreto per situazioni medicalmente, ma anche umanamente molto complesse come i tumori pediatrici”. Nel Centro di protonterapia di Trento sono stati trattati dal 2015 ad oggi 175 pazienti, “ma ha le potenzialità per trattarne circa 700-750 all'anno”.

08 SET - L’inserimento delle prestazioni di protonterapia nei nuovi Lea è “un passaggio importante”, frutto di “due anni” di “un costante lavoro di confronto tra l’assessorato provinciale, il ministero alla Salute e le altre Regioni. L'inserimento delle prestazioni di Protonterapia all'interno dei Lea consentirà di semplificare sensibilmente le procedure d'accesso alle cure con i protoni, con un beneficio concreto per situazioni medicalmente, ma anche umanamente molto complesse come quelle rappresentate dai tumori pediatrici”. A dichiararlo, in una nota congiunta, sono il presidente della Pa di Trento, Ugo Rossi, e l’assessore provinciale alla Salute, Luca Zeni, in merito all’intesa sui nuovi Lea.

“Dall'entrata in vigore del Decreto Ministeriale – continua Zeni – tutti i pazienti che risulteranno idonei al trattamento di Protonterapia potranno accedere direttamente al Centro di Trento, che vedrà riconosciuta la prestazione nell'ambito della mobilità sanitaria interregionale. Ciò consentirà un aumento significativo del numero di pazienti trattati”.

Soddisfazione espressa anche dal dottor Maurizio Amichetti, direttore del Centro di Protonterapia di Trento, che ha affiancato l’assessore Zeni nella riunione di ieri alle Regioni: “Attualmente sono attivi una cinquantina di centri nel mondo, di cui solo tre in Italia, fra cui appunto il nostro, l’unico ad avere tecnologie che permettono una focalizzazione ottimale del trattamento”, ha detto Amichetti.
 
Nel dettaglio, spiega la Pa di Trento, "queste le prestazioni di terapia con i protoni inserite nell’elenco dei Lea":
1.    cordomi e condrosarcomi della base del cranio e del rachide;
2.    tumori del tronco encefalico (esclusi i tumori intrinseci diffusi del ponte) e del midollo spinale;
3.    sarcomi del distretto cervico-cefalico, paraspinali, retroperitoneali e pelvici;
4.    sarcomi delle estremità ad istologia radioresistente (osteosarcoma, condrosarcoma);
5.    meningiomi intracranici in sedi critiche (stretta adiacenza alle vie ottiche e al tronco encefalico);
6.    tumori orbitari e periorbitari (es. seni paranasali) incluso il melanoma oculare;
7.    carcinoma adenoideo-cistico delle ghiandole salivari;
8.    tumori solidi pediatrici;
9.    tumori in pazienti affetti da sindromi genetiche e malattie del collageno associate ad un’aumentata radiosensibilità;
10.    recidive che richiedono il ritrattamento in un’area già precedentemente sottoposta a radioterapia.

“L’intesa – evidenzia inoltre la nota della Provincia Autonoma di Trento - prevede inoltre l'impegno entro febbraio a discutere, in un’apposita commissione, la possibilità di inserire anche quei tumori benigni o maligni (indipendentemente dalla sede e dalla istologia) per i quali l’adroterapia garantisce una miglior distribuzione della dose”.

Secondo i dati forniti dalla PA di Trento, a fine 2014 i pazienti, “trattati con estrema prudenza per valutare la fattibilità anche tecnica del trattamento”, nel Centro di Protonterapia di Trento erano tre. “Il primo anno di effettiva operatività è stato dunque il 2015. Ad oggi hanno iniziato il trattamento con protoni 175 pazienti: 160 di loro lo hanno anche già completato. Di questi il 26% sono trentini, il 30% veneti ed i restanti provenienti da altre Regioni d'Italia e dall'estero. Sono state eseguite quasi 5.000 sedute giornaliere di trattamento di cui all'incirca 160 con anestesia. La media delle sedute effettuate per paziente è stata di 31, con cadenza di 5 a settimana. Sono stati sottoposti a prima visita ambulatoriale 302 pazienti. 31 sono i pazienti pediatrici di cui 14 trattati in sedazione”. Ma, evidenzia la nota, “al 100% delle potenzialità dell’impianto, il Centro potrebbe trattare circa 700-750 pazienti all'anno. L’inserimento della terapia protonica all'interno dei LEA rappresenta un importante passo avanti in questa prospettiva”.

08 settembre 2016
© Riproduzione riservata

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