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Puglia. Negro: “Nostra legge regionale apripista per riconoscimento educatori all'interno del Sistema Sanitario”


Lo ha sottolineato l'assessore regionale al Welfare durante un convegno presso l'Università di Bari. “Oggi la nuova sfida è quella di completare il lavoro avviato e consentire che anche alcuni titoli di studio di scuola media superiore, come il tecnico dei servizi sociali, possano conseguire qualifiche professionali direttamente spendibili nel mercato del lavoro dei servizi sociali, a supporto delle figure laureate nella composizione delle equipe”.

14 MAR - Fare il punto sull’iter della proposta di legge per il riconoscimento delle figure di educatore e di educatore professionale all’interno del sistema dei servizi sanitari, sociali ed educativi, a partire dall’attuale offerta formativa delle università italiane. Questo l’obiettivo del convegno nazionale promosso dall’Università degli Studi di Bari “Dal sogno alla realtà”, che si è svolto oggi presso il capoluogo pugliese.

Alla vigilia della conclusione dell’iter, che porterà a breve in Italia al pieno riconoscimento dell’educatore e dei relativi corsi di laurea necessari per il conseguimento del titolo da spendere nel mondo del lavoro, l’Assessore al Welfare Salvatore Negro è intervenuto su invito del Rettore dell’Università degli Studi di Bari, Antonio Uricchio, e di Silvana Calaprive, per assicurare massimo appoggio all’iter legislativo e pieno impegno a proseguire nel lavoro per la qualificazione dei servizi, che non può non passare dal riconoscimento del contenuto professionale degli stessi.

“La nostra legge regionale dieci anni fa ha fatto da apripista per l’iter che in queste settimane si va concludendo a livello nazionale - ha sostenuto l’Assessore al Welfare - perché con un faticoso e assai lungimirante lavoro di concertazione tra Regione, ANCI, Università e principali associazioni di categoria del mondo delle professioni, l’art. 46 della l.r. n. 19/2006 sancì che per svolgere la funzione educativa nei servizi socioassistenziali, sociosanitari e socioeducativi era ed è necessario il conseguimento della laurea, pur con le necessarie puntualizzazioni rispetto ai percorsi di educatore sociale e di educatore professionale. Peraltro, già dieci anni fa, ci si pose il problema della salvaguardia delle posizioni lavorative già attive in presenza di molta esperienza pur senza il conseguimento del titolo di laurea”.

Oggi la nuova sfida, ha aggiunto, “è quella di completare il lavoro avviato e consentire che anche alcuni titoli di studio di scuola media superiore, come ad esempio il tecnico dei servizi sociali, possano conseguire qualifiche professionali direttamente spendibili nel mercato del lavoro dei servizi sociali, a supporto delle figure laureate nella composizione delle equipe”. Il ruolo che la Puglia ha svolto in questi anni sia dal versante della Regione che dal versante del mondo accademico e i positivi effetti della grande sinergia che si è andata consolidando, sono stati evidenziati anche dai parlamentari, dai docenti universitari, dalle associazioni che hanno preso parte all’incontro. 

14 marzo 2016
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