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Reti oncologiche, Pdta e dati di real life per garantire l’innovazione terapeutica in oncologia


Ma anche attivazione di sistemi informativi che leghino dati di appropriatezza prescrittiva ed efficienza economica all’esito delle terapie. Si è svolto a Bari il terzo incontro che vede istituzioni, oncologi, farmacisti e anatomopatologi a confronto sui modelli di governo dell’innovazione farmaceutica. In Puglia è ancora in divenire la costruzione di una rete oncologica

17 GIU - Diffusione delle reti oncologiche, definizione dei Percorsi diagnostici, terapeutici e assistenziali (Pdta), selezione dei Centri prescrittori, attivazione di sistemi informativi che “parlino la stessa lingua” e leghino i dati di appropriatezza prescrittiva e di efficienza economica all’esito delle terapie. E ancora, ricorso alla Hta, coinvolgimento di gruppi di lavoro di valutazione del farmaco in seno alle Commissioni terapeutiche regionali, individuazione delle Unità farmaci antitumorali centralizzate (Ufa) e poi diffusione dei dati real life, ricorso al Vial sharing, attuazione del Drug day e inserimento del Test diagnostico di selezione biomolecolare all’interno del Pdta.
 
Sono questi solo alcuni dei molti strumenti che le Regioni potrebbero adottare per garantire da un lato il governo della spesa per l’assistenza farmaceutica, quindi sostenibilità ed equità d’accesso alle cure, dall’altro innovazione e sperimentazione di nuovi farmaci che migliorino esiti e qualità dell’offerta sanitaria. Per aprire le porte anche alla sostenibilità delle innovazioni terapeutiche che si affacceranno nei prossimi anni.
 
Ma il cammino è ancora in salita per molte realtà locali. I percorsi da seguire non sono stati delineati in tutte le Regioni come dimostrano i risultati preliminari del progetto di ricerca “La governance dell’innovazione farmaceutica in Italia” della Scuola Superiore Sant’Anna realizzato i dieci Regioni italiane - presentati da Francesco Attanasio, Bruna Vinci, rispettivamente Consulente e ricercatrice della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa - nel corso del workshop “Il governo dell’innovazione farmaceutica: modelli di gestione sostenibile dei farmaci oncologici innovativi ad alto costo” organizzato nei giorni scorsi a Bari da Motore Sanità. Il terzo di una serie di incontri che si terranno nelle principali città italiane per capire come sostenere l’innovazione farmaceutica alla luce della difficile sfida della sostenibilità economica.
 
E proprio la Puglia mostra il fianco. Come è emerso nel corso del confronto, nonostante gli oncologi con grande professionalità riescano a garantire ai propri pazienti la dispensazione di farmaci innovativi, in futuro non è roseo. Il sistema potrebbe, infatti, non reggere all’impatto dei nuovi farmaci pronti a sbarcare sul mercato, non solo da un punto di vista della sostenibilità economica ma anche organizzativo. La rete oncologica, che avrebbe dovuto prendere le mosse già dal 2008, è rimasta al palo, anche se non mancano alcune isole felici, come ad esempio a Lecce, dove i pazienti possono contare sul lavoro di gruppi multidisciplinari e Pdta attivi.
 
Rimane il fatto che la latitanza di una rete oncologica, attiva in maniera omogenea sull’intero territorio, pesa come un macigno e crea: tensioni tra i professionisti che patiscono la mancanza di una cabina di regia che consenta di superare la logica del silos; impedisce una trasmissione di dati e la condivisione dei trattamenti terapeutici (nonostante la Puglia abbia investito a livello informatico e vanti un programma unico di prescrizione regionale “Edotto”); determinaeffetti negativi sull’accessibilità al percorso di cura dei pazienti; una perdita di attrattività dei pazienti costretti a migrare in altre Regioni e, non ultimo, mancati risparmi in termini di ricoveri evitati.
 
La Regione è comunque in una fase di ridefinizione del sistema e dell’offerta sia ospedaliera che territoriale, e l’auspicio di tutti è che si faccia in fretta per riuscire a garantire percorsi di cura efficienti e sostenibilità per l’innovazione.
 
“In oncologia l’innovazione farmaceutica è determinante per ridurre la mortalità, come dimostrano ormai ampiamente i dati di crescita della sopravvivenza – ha ricordato nel corso del workshop Vito Lorusso, Direttore Uoc Oncologia medica Irccs “Giovanni Paolo II” di Bari – renderla sostenibile è quindi imprescindibile. E l’attivazione della rete oncologica è un tassello fondamentale in questo percorso di sostenibilità, serverebbe ad omogeneizzare terapie e accessi, e tenendo anche conto delle linee guida nazionale e internazionali si garantirebbero a tutti eguali opportunità”. E non solo, grazie alla multidisciplinarietà, uno degli atout della rete oncologica, sarà possibile “mettere a confronto tutti gli specialisti”.
 
Soprattutto Lorusso ha le idee chiare su come attivare un percorso virtuoso che garantisca efficacia e sostenibilità delle cure. “Bisogna creare una Rete Oncologica Regionale efficiente che abbia all’interno dei Centri prescrittori esclusivi – ha detto – attuare modalità per incrementare l’appropriatezza prescrittiva, anche attivando una Commissione regionale oncologica, come realizzato in Veneto ed Emilia-Romagna, che dia delle raccomandazioni di utilizzo per i farmaci ad alto costo. Bisogna poi responsabilizzare e autorizzare i farmacisti a non erogare farmaci se il registro Aifa non risulta aperto e correttamente compilato. Istituire il ruolo di farmacista di reparto. E ancora incrementare l’utilizzo dei biosimilari, realizzare una contrattazione centralizzata regionale per area vasta”.
 
Per Silvana Leo, Responsabile dell’Uo Oncologia geriatrica dell’Ospedale Vito Fazzi di Lecce e Coordinatrice dell’Aiom regionale la Rete oncologica “è la garanzia del miglior trattamento al paziente oltre che di accuratezza e appropriatezza”. E quella di Lecce è sicuramente un esempio virtuoso “Sono stati creati gruppi multidisciplinari e attivati Pdta con elementi definiti secondo le linee guida dai gruppi ad hoc – ha spiegato – a livello regionale invece una delle criticità è quella di definire quali sono i centri Hub e quali gli Spoke, perché non tutti possono fare tutto. Un altro elemento importante è che la mancanza di collegamento tra medico generale e ospedale del territorio”.
 
“È necessario capire cosa è realmente innovativo” ha spiegato Patrizia Nardulli, Direttore Farmacia Irccs “Giovanni Paolo II” di Bari che ha indicato le coordinate per uscire dall’impasse. “In linea generale – ha spiegato – principi cardine sono l’individuazione di centri prescrittori, l’elezione oggettiva del paziente secondo criteri condivisi e l’attivazione di Pdta in grado di assicurare appropriatezza, equità ed efficienza delle cure”. A questo si dovrebbe aggiungere “un’azione di Aifa volta a stabilire criteri di attribuzione del prezzo e dell’innovazione terapeutica oggettivi e misurabili”. Ma la Regione dovrebbe fare la sua parte “individuando i centri prescrittori secondo criteri di potenzialità dell’ente sanitario, di expertise acquisita sul farmaco, di capacità di attuare il vial sharing”.
 
“La rete oncologica sarebbe una spalla forte nelle decisioni che i farmacisti ospedalieri devono prendere – ha detto Marisa Dell’Aera, Direttore Uoc di Farmacia dell’Aou Consorziale del Policlinico di Bari Ospedale Giovanni XXIII – decisioni che devono assunte in maniera concertata. Per la sostenibilità economica bisogna intervenire con azioni di governo mirate non con tagli lineari ma con azioni di programmazione che contenendo la spesa farmaceutica consentirebbero l’accesso alle terapie innovative. Anche i percorsi Pdta devono essere accompagnati da indicatori di risultato altrimenti si rimane nell’ambito del puro esercizio accademico. Sarebbe inoltre essenziale effettuare analisi dei costi medi, standard e costi assistenziali per poi passare dal finanziamento su base storica al finanziamento sulla base del carico assistenziale. Così come bisognerebbe a pensare a una raccolta di dati di esito per i farmaci ad altissimo costo”.

17 giugno 2016
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