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Un futuro senza medici? Parliamone seriamente

di Benedetto Delvecchio (Omceo BAT)

21 FEB - Gentile Direttore,
le scrivo da assiduo lettore del suo giornale perché credo sia utile che la stampa di settore   riferisca le opinioni dei rappresentanti del mondo della sanità in tutte le sue espressioni e non solo quelle necessariamente sintetiche ed elusive della complessità  che esitano dai vari consessi delle rappresentanze dei medici.
 
Quotidiano Sanità l’ha sempre fatto ma le leggi della comunicazione,  necessariamente sia ben inteso, impediscono che pari risalto sia dato a tutte le opinioni in campo e ciò porta con sé un impoverimento del dibattito. Mi permetta di parlare di un aspetto del dibattito in corso nei sindacati e negli ordini professionali.
 
La vulgata dominante oggi è: nei prossimi anni mancheranno migliaia di medici  ed in particolare medici di medicina generale.
Vale la pena allora di dire che non tutti i medici di medicina generale sono convinti che la crisi della medicina generale e la paventata gobba pensionistica con i risvolti di natura previdenziale  si risolvano unicamente con l’aumento dei posti nel corso di formazione specifica.
 
Se è vero che ogni anno regaliamo ai paesi esteri migliaia di medici che preferiscono migrare piuttosto che rimanere in Italia dovremmo quantomeno chiederci perché ciò accada (in verità sta accadendo la stessa cosa per le professioni sanitarie). E ciò vale per tutti i laureati indipendentemente dalla loro vocazione professionalizzante.
 
Se è vero che i partecipanti al corso di formazione in MG sono pochi rispetto al totale dei laureati e se molti di loro lasciano il corso in itinere  un motivo ci sarà.
Non può essere solo un problema di numeri, proviamo ad allargare l’orizzonte delle considerazioni.
 
Oggi la pratica della MG è fortemente condizionata dalla assurda sperequazione retributiva esistente tra il corso di specializzazione e la formazione in MG.
Può essere indifferente per un giovane alla fine di un estenuante corso di studi essere retribuito con 800 piuttosto che con 1800 euro mensili  utili a sostenere la sua formazione?
Che valenza ha sul piano del riconoscimento sociale e del vissuto soggettivo la percezione di una retribuzione ridicolmente più bassa?
 
Il profilo occupazionale dei medici di MG  contiene insidie e ostacoli non comuni ai colleghi dipendenti , l’occupazione è un percorso piuttosto che un traguardo. Prima di raggiungere un adeguato livello professionale intercorrono anni di precarietà legati alla acquisizione delle scelte. Il lavoro svolto in una zone pedemontane non è uguale a quello svolto in una realtà urbana. Le tutele previdenziali sono spesso corse ad ostacoli.   
 
Ribadisco quanto affermato nella assemblea del mio sindacato.
Occorre una azione politica forte del sindacato e della Fnomceo di  sollecitazione della politica a parificare la retribuzione dei medici in formazione, quale essa sia. Troppo poco si è fatto sinora e con poca convinzione!
 
La medicina generale deve essere a tutti gli effetti riconosciuta quale specializzazione e gestita interamente dai medici di medicina generale nell’ambito di una codifica nazionale, unitaria ed omogenea dei contenuti del corso.
 
E’ necessario distrarre l’attenzione dalle sole rivisitazioni contrattuali organizzative e rivedere i compiti e le funzioni della medicina generale puntando sullo sviluppo tecnologico della professione, sulla telemedicina, sulla diagnostica di primo livello, sull’utilizzo di personale di studio infermieristico  e amministrativo.
Bisogna riconsiderare il rapporto ottimale restituendo ai giovani  la possibilità di lavorare potendo contare su un numero di scelte che consentano la sostenibilità economica della professione.
Il massimale non può essere un totem, laddove necessario deve godere di flessibilità.
I posti nelle facoltà di medicina devono essere correlati a quelli disponibili nelle scuole di specializzazione e questi  devono essere commisurati agli sbocchi occupazionali.
 
Non penso affatto che ciò sia esaustivo dei problemi in atto ma mi piacerebbe che sia anche  su questi temi che la professione si impegni. Spesso si ha l’impressione che prevalgano interessi  che hanno più a che fare con la lotta politica o peggio la gestione del potere, e questo sia negli ordini quanto nei sindacati.
 
Benedetto Delvecchio
Presidente OMCEO BAT
Segretario Provinciale FIMMG BAT

21 febbraio 2017
© Riproduzione riservata

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