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Stati Generali della professione medica. Anelli (Fnomceo): “L’ambizione è di essere protagonisti del cambiamento”


Il presidente Fnomceo a Bari per una nuova tappa degli Stati generali della professione medica, nati per ridisegnare il profilo dei camici bianchi adattandolo alle esigenze dei nostri tempi. “È tramontata la vecchia figura del medico in chiave paternalistica”, ha detto Franco Lavalle, vice presidente dell’Omceo Bari, introducendo i lavori. Per Ivan Cavicchi “dobbiamo pensare a un modello di medico e medicina che metta d’accordo le verità scientifiche con le opinioni, con la verità personale del paziente”.

19 GIU - “La professione medica si confronta con complesse problematiche sociali, culturali, economiche, etiche nell’ambito della società odierna. È tramontata la vecchia figura del medico in chiave paternalistica”. Così Franco Lavalle, Vice Presidente dell’Omceo Bari, ha introdotto stamani i lavori del seminario organizzato dall’Ordine dei medici in collaborazione con l’Università di Bari, l’Università di Foggia e l’Università del Salento, nell’ambito degli Stati Generali della professione medica, il percorso avviato dalla Fnomceo e che porterà nel corso di un anno a scrivere la "Magna Carta” della professione.

“Come Fnomceo abbiamo indetto gli Stati Generali come processo partecipato da tutte le componenti della società civile, finalizzato alla ridefinizione del ruolo del medico nel contesto attuale”, ha spiegato Filippo Anelli, Presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei medici e dell’Omceo Bari. “L’obiettivo è rispondere alla domanda fondamentale di cosa sia la professione medica oggi in un contesto in cui è cresciuta la consapevolezza dei cittadini rispetto ai diritti e in cui la tecnologia ha portato nuove opportunità terapeutiche, ma anche nuove modalità di relazione tra cittadino e medico, tra cittadino e sistema sanitario. In questo scenario di grandi trasformazioni i medici non vogliono essere passivi e subire il cambiamento. - ha continuato Anelli - “L’ambizione è di essere protagonisti del cambiamento, provando a ridefinire il nostro ruolo oggi, a partire da quello fondamentale di tutelare i diritti riconosciuti dalla Costituzione. Le professioni sono infatti i corpi intermedi che possono rendere attuabile il dettato costituzionale e garantire la nostra democrazia”.

Il sociologo Ivan Cavicchi, autore delle “100 Tesi” da cui è partita la riflessione degli Stati Generali, ha evidenziato come la crisi del ruolo medico abbia radici lontane. “Una professione storicamente forte - ha spiegato Cavicchi - “è stata messa in crisi da diversi fattori nel corso degli ultimi 30 anni. Per questo la crisi non può essere affrontata attraverso interventi superficiali e scorciatoie, come le diverse mode che si sono succedute, dalle medical humanities alla medicina narrativa. La maggior parte dei medici si comporta in modo ortodosso rispetto al paradigma del medico positivista. Dobbiamo quindi modificare proprio il paradigma della medicina positivista, che si è affermata con la seconda rivoluzione industriale ed è estranea all’idea della complessità. Dobbiamo pensare a un modello di medico e medicina che metta d’accordo le verità scientifiche con le opinioni, con la verità personale del paziente.”

Per questo a Bari il dibattito ha cercato di indagare l’efficacia di forme rinnovate di “cura”, in senso lato, medico, sociale, pedagogico, politico, e a far emergere “dal basso” istanze su cui intervenire per delineare una nuova rappresentazione della professione medica e del sapere medico. La sfida è stata promuovere una riflessione guidata e condivisa -  coinvolgendo pedagogisti, storici della scienza, sociologi, giuristi, filosofi, medici - sui concetti di salute, di malattia, di benessere, di prevenzione nonché di medico.

“Abbiamo bisogno di ridefinire l'epistemologia e l’identità di un sapere medico – ha detto Giuseppe Annacontini, docente di pedagogia all’Università del Salento -. Se non ridefiniamo il sapere medico non possiamo attivare percorsi di educazione a tutti i livelli, a partire dalla scuola dell’infanzia, capaci di supportare l’efficienza complessiva del sistema. La medicina dovrebbe abitare i luoghi della formazione: la scuola, la famiglia, l’università, il nuovo sistema dei media, che è completamente fuori controllo. La sfida è coinvolgere esperti di discipline differenti, umanistiche e scientifiche, per progettare una piattaforma di azioni di medio-lungo termine”.

19 giugno 2019
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