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Mancano i servizi di urgenza pediatrica. La questione all’attenzione del Consiglio

di E.C.

05 LUG - Le preoccupazioni espresse dal presidente dell’Ordine delle professioni infermieristiche Graziano Lebiu, ben si sposano con quanto discusso in commissione sanità circa dieci giorni prima dell’ennesimo intervento emergenziale del volo Falcon che ha trasferito una neonata in pericolo di vita da Cagliarli all’Irccs del Policlinico San Donato di Milano.

In proposito, una nota diramata dall’ufficio stampa del Consiglio regionale, ricorda che lo scorso anno in una delibera approvata nel luglio dall’esecutivo erano stati programmati sei posti letto di terapia intensiva pediatrica per la cura intensiva dei casi più critici da allestire presso il policlinico universitario di Cagliari. “Una decisione che però non ha ancora trovato attuazione”.

La questione è stata in Commissione sollevata dal Gruppo dei Progressisti con una interrogazione all’assessore alla Sanità Mario Nieddu, di cui primo firmatario il capogruppo Francesco Agus. “In Sardegna – ha spiegato nell’occasione Agus – sono attivi solo posti letto di terapia intensiva neonatale, dedicati al trattamento di neonati al di sotto dei 30 giorni di vita. Gli altri bambini, in caso di emergenza, vengono trattati nei reparti di terapia intensiva per adulti. Ma per gli interventi chirurgici complessi l’unica soluzione è il trasferimento in una struttura specializzata della penisola. E’ una situazione alla quale occorre porre rimedio attivando, il prima possibile, un reparto di terapia intensiva pediatrica. Ciò consentirebbe di dare un servizio fondamentale ai cittadini sardi”.

E’ intervenuto in risposta al consigliere il D.G. dell’assessorato Marcello Tidore: “La Regione ha avviato una fase di studio per verificare la presenza dei requisiti minimi necessari all’attivazione del servizio di terapia intensiva pediatrica. Nel triennio 2017-2019 in Sardegna abbiamo avuto 87 ricoveri di pazienti in condizioni critiche, di questi 50 sono dovuti entrare nei reparti di terapia intensiva. C’è da dire però che, anche con i posti letto attivati, sarebbero stati trasferiti ugualmente in altre strutture specializzate per la complessità dei casi (interventi di cardiochirurgia, chirurgia pediatrica, terapie ematologiche etc)”.

Sui costi Tidore ha chiarito che il trasferimento di un piccolo paziente in una struttura della Penisola costa in media circa 17500 euro a cui si aggiungono le spese per gli accompagnatori. “In media – rileva il direttore - abbiamo speso circa 160mila euro all’anno. La creazione di un reparto di terapia intensiva pediatrica avrebbe un costo molto più elevato. Per renderlo operativo 24 ore su 24 c’è bisogno di 18 operatori: 6 anestesisti, sei infermieri e sei operatori sanitari. Questo però non è un problema se c’è la volontà politica. La principale difficoltà è reperire personale specializzato: in Sardegna mancano anestesisti in molti ospedali, sarebbe ancora più complicato trovare medici specializzati in anestesia pediatrica”.

Stesse considerazioni da parte del Commissario del Brotzu Paolo Cannas: “Dal punto di vista logistico non ci sono problemi, il nodo è quello della dotazione organica. Occorre reperire personale specializzato, oppure prevedere un piano di formazione. Per entrare a regime bisognerebbe procedere per gradi con un piano pluriennale”.

A favore dell’apertura di un reparto di terapia intensiva pediatrica, in audizione il giorno, si sono pronunciate inoltre Rossella Mura e Alessandra Reali, rispettivamente responsabili per la Sardegna della Società Italiana di Pediatria (SIP) la prima, e di neonatologia (SIN) la seconda. “Occorre colmare questo vuoto - ha detto Reali – noi assistiamo i bambini appena nati ma, superati i 30 giorni, vengono affidati alle cure dei reparti intensivi per adulti”. Per la Mura è necessario individuare un percorso assistenziale anche per chi ha patologie croniche complesse: “La creazione di un reparto di terapia intensiva pediatrica sarebbe utile non solo per far fronte alle emergenze ma anche per assistere al meglio i bambini con malattie importanti che hanno bisogno di un’assistenza adeguata”.

Secondo Osama Aljamal, Segretario regionale della Federazione italiana medici pediatrici (FIMP): “la pandemia ha evidenziato nuovi bisogni. Abbiamo assistito a un aumento delle patologie croniche. Per questo la terapia intensiva pediatrica è una necessità reale. Si valuti anche l’impatto positivo che avrebbe sulle famiglie dei piccoli pazienti costretti a lunghi ed estenuanti viaggi della speranza negli ospedali della penisola”.

Ancora, per Alberto Lai, Direttore dell’ Anestesia pediatrica Brotzu, si potrebbe pensare intanto a una soluzione tampone: “Per garantire l’assistenza ai pazienti si potrebbe allestire una terapia semintensiva nei reparti di rianimazione del Brotzu con alcuni posti letto dedicati ai bambini. Servono però anestesisti specializzati e un cronoprogramma per procedere al reclutamento e alla formazione”.

Un piano di formazione pluriennale e un progetto per gradi è stato invece suggerito da Luigi Mascia, Direttore del dipartimento pediatrico e delle microcitemie Brotzu: “Una terapia intensiva per bambini ha bisogno di un hub di riferimento. Solo così si può garantire un servizio h24. Oltre ai medici vanno formati anche gli infermieri. Bisogna pensare a una struttura in grado di assistere non solo i pazienti intubati ma anche quelli fortemente instabili”.

Ha concluso il presidente della commissione Domenico Gallus auspicando una soluzione in tempi brevi: “Bisogna agire, essere concreti, la creazione di una terapia intensiva pediatrica avrebbe un forte impatto sulla qualità del servizio. In questi casi non bisogna ragionare in termini economici: la Sardegna oggi non ha un posto letto per le cure intensive ai bambini. I familiari dei piccoli pazienti devono affrontare enormi difficoltà per curare i loro figli. Una soluzione va trovata”.
 
E.C.

05 luglio 2021
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