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Infarto Miocardico Acuto (Ima): Mortalità a 30 giorni (media nazionale esiti 10,95%


09 MAG - Di tutte le strutture, gli analisti hanno preso in considerazione solo quelle con un volume annuo di Ima > a 75. La tempestività è il fattore più importante per la sopravvivenza di una persona colpita da infarto miocardico acuto (Ima). Studi di comunità hanno, infatti, dimostrato che la letalità degli attacchi cardiaci acuti nel primo mese è tra il 30% e il 50%, e di queste morti circa la metà si verifica entro due ore. Se la mortalità al momento dell’infarto è rimasta costante negli ultimi 30 anni, è però diminuita notevolmente la mortalità dei pazienti che riescono ad arrivare in ospedale vivi: negli anni Ottanta moriva entro il mese il 18% dei pazienti, oggi muore il 6-7%. Considerata questa percentuale come riferimento per una buona performance, si può dunque considerare che nelle strutture dove si registri una mortalità a 30 giorni dall’infarto vicina al 6-7% vi sia un processo diagnostico-terapeutico più appropriato. E la media esiti in Italia è del 10,95%.
 
La fotografia scattata dall’Agenas per quanto riguarda la Pa di Bolzano ha visto registrare valori vicini alla media italiana con la Azienda ospedaliera di Merano al 10,5% e l’Azienda ospedaliera Centrale di Bolzano al 12,7%. Stesso discorso vale anche per la Pa di Trento con il Presidio ospedaliero di Rovereto poco sotto la media con l’8,3% e l’Ospedale di Trento che si attesta invece poco sopra la linea mediana con il 12,7%.
Spostando l’obiettivo sul Veneto troviamo una sola struttura che ha fatto segnare un esito favorevole con dati statisticamente rilevanti (colore blu) ed è il Pad Osp. Boldrini di Thiene con il 4,7%. A seguire l’elenco dei migliori esiti troviamo, ma in colore grigio, il Pres. Osp. San Donà di Piave  con il 6,8%, l’ Ospedale S. Maria del Prato di Feltre all’8,7%, mentre chiudono al quarto e quinto posto l’Ospedale per Acuti di Legnago (8,8%) e il  Pres. Osp. di Cittadella con il 9,1%. Dati in ogni caso positivi e al di sotto della media. Cosa che invece non si verifica in ben sette strutture tutte con esiti sfavorevoli e per questo indicate in colore rosso. In testa troviamo l’Ospedale di Montebelluna con il 24%, seguito dal Pres. Osp. di Chioggia al 23,2%. Sul terzo gradino l’Osp. Imm. Concezione di Piove di Sacco con il 21,6%, cui segue l’Ospedale Civile di Venezia (17,3%) e il Pres. Osp. di Rovigo  con il 16,6%.
In Friuli Venezia Giulia, nelle otto strutture di cui sono riportati i dati rispetto a questo indicatore, non troviamo nessuna struttura in colore blu, anche se,  l’Ao S. Maria degli Angeli di Pordenone con l’8,9%  e l’Ao Universitaria di Udine con il 9,6% fanno registrare numeri di poco sotto la media. Scorrendo l’elenco dei primi esiti troviamo poi l’Ospedale di Monfalcone all’11%, l’Ospedale Civile di Palmanova all’11,6% e l’Ospedale S. Antonio di S. Daniele del Friuli all’11,8%. Osservando invece gli ultimi esiti si colloca in testa l’Ospedale di Gorizia  con il 15,9%, ma in colore grigio, seguito dall’ Ao Riuniti di Trieste con il 15,1% (unica struttura friulana con esito sfavorevole di colore rosso). Chiude la graduatoria l’Ospedale Civile di Latisana  con il 13,9%.

09 maggio 2012
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