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Scompenso cardiaco congestizio: mortalità a 30 giorni dal ricovero 


15 MAG - Lo scompenso cardiaco congestizio o insufficienza cardiaca, considerato anche come lo stadio terminale di molte patologie cardiovascolari è una malattia cronica e progressiva che rappresenta uno dei maggiori problemi di salute pubblica nel mondo per frequenza, morbilità, mortalità e impatto sui Servizi sanitari. Raffrontare i dati statistici relativi allo Scc con i vari studi è complesso a causa dell’utilizzo di differenti definizioni di caso, comunque per questa patologia si evidenzia un elevato rischio di morte: da 1/4 a 1/3 dei pazienti muoiono un anno dopo la comparsa dello scompenso cardiaco. Ed è ancora alto anche il tasso di mortalità a breve termine dopo il ricovero, pur mostrando un trend in diminuzione in tutto il mondo grazie al miglioramento dell’efficacia delle cure. La mortalità a trenta giorni dal ricoveroconsente in particolare di comprendere anche quelle morti che possono occorrere subito dopo la dimissione ma che potevano essere evitate da cure ospedaliere efficaci. Ed anche di misurare l’appropriatezza e l’efficacia del processo assistenziale che inizia con l’arrivo del paziente a quella struttura.
Il suo valore può variare enormemente non solo a causa della diversa qualità delle cure ricevute, ma anche per la presenza di diversi fattori di rischio come ad esempio età, genere, condizioni di salute del paziente. Sono finite sotto osservazione le strutture con un volume annuo di Scc superiore a 75. (media esiti Italia 8,79%)
 

In Emilia Romagna la palma della struttura con esito favorevole statisticamente dimostrato se l’aggiudica l’Ao Universitaria di Modena con un tasso di mortalità del 2,9%. Ma percentuali nettamente inferiori alla media nazionale si registrano all’Ospedale G. Marconi di Cesenatico (3,1%), al R. Margherita Castelfranco Emilia (3,4%, in fascia grigia), l’Ospedale Pavullo nel Frignano 3,9% e l’Ospedale E. Franchini a Montecchio Emilia (4,3%). La maglia nera va invece all’Osp. S. Giuseppe a Copparo con tassi di mortalità doppi rispetto al media della penisola (18,2%). Troviamo poi l’Ao SS Annunziata di Cento con una percentuale statisticamente certa (14,4%) e l’Ospedale S. Maria a Borgo Val di Taro (14%, ma in colore grigio). Segno rosso per l’Ospedale Maggiore CA Piazzardi di Bologna il cui tasso di mortalità è del 13,8%. Chiude il gruppo il S. Anna a Castelnovo Ne'Monti con il 12,9% dal segno grigio.
Alla Toscana spetta il più basso tasso di mortalità delle tre Regioni sotto la lente: alla Fondazione CNR-RT G. Monasterio di Pisa l’esito è dello 0,6%. E sempre in Toscana gli esiti più favorevoli sono di appannaggio, anche se in fascia grigia, dell’Ospedale SS Giacomo e Cristoforo a Carrara 2,3%. Dato statisticamente certo invece quello dell’Ospedale S. Giovanni di Dio a Firenze con una tasso di mortalità paria allo 2,7%. Seguono l’Ospedale Valdinievole di Pescia e l’Ospedale Civile S. Antonio a Fivizzano rispettivamente con il 5,2% e il 5,5%. Sul podio delle strutture con gli esiti statisticamente certi e più sfavorevoli salgono l’Ospedale Alta Val d'Elsa di Poggibonsi (13,2%), l’Ospedale Misericordia e Dolce di Prato (12,3%) e il S.M. Nuova di Firenze (12,2%). Quart’ultima e quint’ultima posizione sono occupate infine dall’Osp Livorno con segno rosso (11,8%) e dall’Ospedale della Misericordia di Grosseto (10,7%).
Il Lazio si conferma come la regione con una situazione fortemente variegata, anche tra strutture similari: le migliori performance statisticamente certe sono della clinica Madonna delle Grazie di Velletri 1%, mentre sono da allarme rosso le performance dell’Ospedale SS Gonfalone di Monterotondo, ben 31,7%.
E anche confrontando le restanti strutture il gap tra le “migliori” e le “peggiori” è considerevole. Presentano esiti favorevoli tre strutture romane l’Incra (1,4%, in fascia grigia), l’Ospedale Fatebenefratelli (2,2%) e il S. Raffaele (2,3%). La quinta struttura è l’Ospedale Civile di Cassino (2,7%). Schizzano i tassi di mortalità, e senza incertezze statistiche, nella clinica Città di Aprilia (27,1%), seguita dall’Ospedale Paolo Colombo di Velletri (25,5%) e da quello di Genzano (22,2%). Chiude il gruppo con gli esiti più sfavorevoli la clinica S. Anna di Pomezia (19,9%).

15 maggio 2012
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