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Broncopneumopatia cronica ostruttiva riacutizzata: mortalità a 30 giorni dal ricovero 


15 MAG - La Broncopneumopatiacronica ostruttiva (Bpco) rappresenta una delle cause più importanti di mortalità e morbosità nei paesi industrializzati; è ritenuta attualmente la quarta causa di morte nel mondo e si prevede che raggiungerà il terzo posto nell’anno 2020. Le riacutizzazioni della malattia sono associate ad un aumento delle ospedalizzazioni e della mortalità. L’indicatore prende in considerazione la mortalità a breve termine nel caso di ospedalizzazione per riacutizzazione della Bpco e valuta l’esito a partire dalla data di primo accesso del paziente in ospedale e implica la valutazione non della qualità dell’assistenza, ma dell’appropriatezza ed efficacia del processo assistenziale. Il valore dell’indicatore può variare e può essere causato dalla eterogenea distribuzione, dovuta al case mix, di diversi fattori di rischio come ad esempio età, genere, condizioni di salute del paziente.Sono riportati i risultati delle strutture con un volume annuo di ricoveri per Bpco riacutizzata > 100. (media esiti Italia 6,87%) 
 
Nelle strutture dell’Emilia Romagna l’appropriatezza e l’efficacia del percorso assistenziale per i pazienti con Bpco, presenta luci e ombre: si va da un tasso di mortalità dell’1,4% della clinica Villa Pineta e dell’Ospedale Pavullo a Pavullo nel Frignano, fino al 14,1% dell’Ospedale Maggiore CA Piazzardi di Bologna e al 10,6% del M. Bufalini di Cesena. Tutte strutture con dati statisticamente certi. In fascia grigia si va poi dalle strutture con i migliori esiti (Osp. Bellaria di Bologna 3,6%, quello Fidenza 3,9% e l’Ospedale Nuovo S. Agostino Este a Modena 4,3%) quelle con percentuali superiori alla media (l’Ospedale di Bentivoglio 10,2%, il Dossetti di Bazzano 9,9% e l’Ao Universitaria di Bologna con un 8,8% statisticamente certo).
Per quanto riguarda questo indicatore, anche la Toscana mostra, tra struttura e struttura, una forbice più ampia rispetto a quella emersa dagli altri indicatori. E così si passa da valori favorevoli, in fascia grigia, del Careggi di Firenze (5,2%) a quelli meno favorevoli dell’Ospedale Civile di Carrara (16,3%).
Ma il gap più ampio emerge nelle strutture del Lazio. Se all’Ospedale Pas D. Prete a Pontecorvo il tasso certo di mortalità è fermo al 2,5%, al Policlinico Casilino di Roma schizza al 19%. E non va meglio all’Ospedale Anzio e Nettuno (14,1%) all’Umberto I di Frosinone (13,6%) e al S. Pertini di Roma (13,2%).
 
 
 

15 maggio 2012
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