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Mortalità a 30 giorni Infarto Miocardico Acuto (Ima) 


24 MAG - Di tutte le strutture, gli analisti hanno preso in considerazione solo quelle con un volume annuo di Ima > a 75. La tempestività è il fattore più importante per la sopravvivenza di una persona colpita da infarto miocardico acuto (Ima). Studi di comunità hanno, infatti, dimostrato che la letalità degli attacchi cardiaci acuti nel primo mese è tra il 30% e il 50%, e di queste morti circa la metà si verifica entro due ore. Se la mortalità al momento dell’infarto è rimasta costante negli ultimi 30 anni, è però diminuita notevolmente la mortalità dei pazienti che riescono ad arrivare in ospedale vivi: negli anni Ottanta moriva entro il mese il 18% dei pazienti, oggi muore il 6-7%. Considerata questa percentuale come riferimento per una buona performance, si può dunque considerare che nelle strutture dove si registri una mortalità a 30 giorni dall’infarto vicina al 6-7% vi sia un processo diagnostico-terapeutico più appropriato. E la media esiti in Italia è del 10,95%.(media esiti 10,95%). 
 
Per questo indicatore solo sei strutture (equamente divise tra quelle con esiti favorevoli e sfavorevoli) delle tre regioni esaminate presentano dati statisticamente certi, tutte le altre si collocano quindi in fascia grigia.
In Umbria tutte le sette strutture sotto le lente, presentano tassi di mortalità inferiori alla media italiana. Si va dal 4,1% dell’Ospedale Città di Castello al 4,8% del S.G. Battista di Foligno (l’unica con dati favorevoli e statisticamente certi): dal 6,7% dell’Ospedale Civile S.M. degli Infermi di Spoleto al S.M. della Stella a Orvieto (7,3%). Le tre strutture con i tassi di mortalità più alti rispetto alle altre strutture della Regione sono stati registrati all’Azienda ospedaliera S. Maria di Terni (10,4%), tallonata dall’Ao di Perugia (9,5%) e dal Presidio Ospedaliero Alto Chiascio di Gubbio (9,2%).
Nella regione Marche la struttura con i più bassi tassi di mortalità è il GM Lancisi di Ancona (3,7%) seguito dall’Ospedale Mazzoni di Ascoli Piceno (4,3%), entrambe in fascia blu, tallonato dal Civile e Profili di Fabriano (4,8%) dagli Ospedali Riunti di Jesi (7%) e dall’Ospedale Madonna del Soccorso - S.B. del Tronto 8,6%
Alla testa del gruppo delle strutture con performance sfavorevoli e superiori alla media italiana troviamo l’azienda ospedaliera S. Salvatore di Pesaro (12,9%), seguita a stretto giro dall’Inrca di Ancona (12,6%). Chiudono il gruppo, ma con percentuali inferiori alla media del Paese il Presidio Ospedaliero di Fermo (10,8%), il S.M. Misericordia di Urbino (9,7%) e l’ospedale di Senigallia (9%).
Non è rosea la situazione in Abruzzo, la struttura con i migliori esiti è il Presidio Ospedaliero Annunziata di Sulmona che si attesta sull’8,9%: nonostante si collochi nel gruppo delle “migliori”, rispetto agli esiti di tutte le Regioni del Centro Italia fin ora analizzate, è la struttura con la percentuale più alta. Elevati sono anche gli esiti delle altre: l’Ospedale Civile di Vasto si attesta sul 10,3% tallonato dal Presidio Ospedaliero S. Nicola e Filippo di Avezzano 10,4% e dall’ospedale SS Maria dello Splendore di Giulianova 12,1%. È decisamente allarme rosso all’Ospedale Mazzini di Teramo con tassi di mortalità statisticamente certi e doppi rispetto alla media italiana (20,4%). Non va meglio al S. Salvatore de L’Aquila (19,3%) e al Renzetti di Lanciano (16,3%) entrambe in fascia rossa, all’Ospedale Civile S. Spirito di Pescara (13,3%) e al SS Annunziata di Chieti (12,5%).

24 maggio 2012
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