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Infarto Miocardico Acuto: proporzione di trattati con PTCA entro 48 ore


21 GIU - La Ptca è una metodica mini-invasiva che ha lo scopo di ripristinare in una determinata regione del muscolo cardiaco un adeguato flusso sanguigno evitando la comparsa degli eventi clinici che caratterizzano l’ischemia miocardica (angina, infarto miocardico). Un intervento coronarico percutaneo si definisce riuscito quando si ottiene un successo angiografico in assenza di outcome avversi durante l’ospedalizzazione (come morte o intervento di bypass aorto-coronarico post-procedurale in emergenza). Più alti volumi sono stati associati con migliori outcome, soprattutto quando la Ptca è eseguita nella fase precoce di un Ima, in cui è richiesta maggiore abilità ed esperienza rispetto ad un intervento di routine in un paziente stabile (Ptca in elezione), ed in letteratura è dimostrato il rapporto inverso tra la precocità di esecuzione della procedura nel paziente con Ima (tempo door-to-balloon) e la mortalità a breve termine. Una recente analisi delle revisioni sistematiche presenti in letteratura ha identificato come soglia di volume per la Ptca 200/400 casi/anno, al di sotto della quale l’efficacia dell’assistenza erogata potrebbe essere compromessa. Sono riportati i risultati delle strutture con un volume annuo di Ima superiore a 50. (media esiti Italia 30,67%)

 
Quasi tutti gli esiti relativi a questo indicatore negli ospedali della Calabria e delle Isole sono statisticamente certi. Fanno eccezione 4 strutture della Calabria e il San Martino di Oristano, che si collocano in fascia grigia.
 
Le migliori performance in Calabria se le aggiudica l’Ospedale Pugliese di Catanzaro, l’unica struttura del gruppo di testa con dati statisticamente solidi (45,3%), che si distanzia dall’Ospedale di Lamezia Terme e dall’Annunziata di Cosenza, in fascia grigia e rispettivamente con outcome pari a 31,3% e 37,1%. Chiudono il gruppo delle strutture con esiti più favorevoli, ma comunque superiori alla media italiana l’Ao Mater Domini di Catanzaro (29,9%) e l’Ospedale Binanchi di Reggio Calabria (29,5%). Esiti sfavorevoli si registrano al S. Francesco di Paola, dove appena l’1,6% degli infarti è trattato con Ptca in 48 ore. Non va affatto meglio all’Ospedale Civile Ferrari di Castrovillari 4,1%, allo Jazzolino di Vibo Valentia (4,8%), nella struttura di Trebisacce ( 5,3%) e al S. Giovanni di Dio di Crotone (6,7%).
 
In Sicilia è ampissima la forbice tra le struttura con i migliori esiti e quelle con esiti decisamente sfavorevoli: si va dal 65,4% del San Vincenzo di Taormina e dal 63,7% del Villa Sofia a Palermo all’esiguo 0,3% del Ospedale Cervello di Palermo e allo 0,5% del E Muscatello ad Augusta.
Ottime anche le performance registrate all’Ao S. Giovanni di Dio di Agrigento (55,6%), al Papardo di Messina (55,1%) e all’Azienda Ospedaliero Universitaria di Messina (49,7%). Pessime quelle dell’Ao Umberto I di Enna e del P.O. S. Agata di Militello (1,3%) e del Garibaldi di Catania (2%).
 
In Sardegna il palma res  lo conquista il Brotzu di Cagliari (63,5%). Con dati statisticamente certi e favorevoli si presentano poi il Presidio Ospedaliero S. Francesco di Nuoro (45,4%), l’Ospedale Civile di Sassari (45,2%) e l’Azienda S. Giovanni di Dio di Cagliari (43,9%). In fascia grigia si colloca invece il S. Martino di Oristano (36,5%).
È invece allarme rosso al Presidio Ospedaliero S. Barbara di Iglesias, con appena il 2,3% degli infarti trattati con Ptca entro le 48 ore. Esiti sfavorevoli si registrano al S. Giovanni di Dio di Olbia (8,6%), all’Ospedale Civile di Alghero (11,1%) al Nostra Signora della Mercede a Lanusei (11,3%) e al SS Trinità di Cagliari (12,7%).

21 giugno 2012
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