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Spesa sanitaria in calo. La metà del disavanzo nelle Regioni in Piano di Rientro


07 AGO - Il complesso sistema di monitoraggio della spesa sanitaria (basato sulla concertazione triennale delle risorse da destinare al SSN e sulla verifica periodica dei risultati della gestione, con l’obbligo di sottoscrivere specifici Piani di rientro in caso di deficit eccessivi) continua a dimostrarsi efficace nel controllo della spesa.

Nel 2012, per il secondo anno consecutivo, in termini di contabilità nazionale, si riduce la spesa sanitaria complessiva, pari a 110,8 miliardi, contro i circa 112 miliardi del 2011, e anche l’incidenza sul PIL, viene contenuta al 7,1% (contro il 7,3% del 2010), nonostante la flessione dell’economia. Le manovre di finanza pubblica condotte nello scorso triennio per il contenimento del deficit pubblico, quindi, hanno avuto l’effetto di stabilizzare in termini nominali la spesa per il SSN, e di ridurla in termini reali.

I risultati di esercizio rilevano un disavanzo complessivo dei servizi sanitari regionali pari a 2,155 miliardi (-543 milioni rispetto all’anno precedente). Il 52,2 per cento del disavanzo è a carico delle Regioni in Piano di rientro (Piemonte, Lazio, Abruzzo, Molise, Campania, Puglia, Calabria, Sicilia). 
Per le Regioni a statuto ordinario e la Regione Siciliana (monitorata per l’attuazione del Piano di rientro) il Tavolo di monitoraggio, a fronte di un disavanzo pari a 1,096 miliardi, ha rilevato perdite effettive per 2,772 miliardi, ridotte di 835 milioni dopo le coperture disposte dagli enti territoriali, per complessivi 1,938 miliardi.

In termini nominali, gli incrementi delle varie voci di spesa che compongono la spesa sanitaria risultano contenuti. Si riducono, in particolare, le spese per il personale e la spesa per la farmaceutica convenzionata.

Per quanto riguarda il rispetto dei tetti programmati per la spesa farmaceutica, nel 2012 la spesa farmaceutica territoriale, al netto del pay back, incide per il 12,2% del FSN, rispettando così il tetto programmato del 13,1%, mentre i consumi farmaceutici ospedalieri assorbono il 3,9% delle risorse del FSN, superando il tetto programmato, pari al 2,4%.
 
La relazione esamina anche il fenomeno dell’indebitamento degli enti del servizio sanitario, come desumibile dagli stati patrimoniali consolidati a livello regionale. La voce di debito più consistente è quella relativa ai fornitori: 37,5 miliardi nel 2011, pari al 69% circa dell’intera massa debitoria degli enti sanitari. Con riferimento al 2012, di cui si hanno dati parziali e provvisori, per nove enti (Lombardia, Liguria, Emilia Romagna, Toscana, Marche, Abruzzo, Puglia, Valle d’Aosta, Friuli Venezia Giulia) si registra una tendenza alla riduzione, mentre per tre (Molise, Prov. Aut. di Trento e Regione Siciliana) si rileva un aumento rispetto al 2011. Il dato complessivo delle dodici Regioni e Prov. Aut. richiamate, confrontato con il 2011, espone una riduzione del 3,5% del debito commerciale. 
 
Nel 2012 spesa corrente Ssn in calo di 2,7 miliardi
Anche per il 2012, come per il 2011, i dati del conto consolidato della sanità mostrano un andamento della spesa corrente nettamente inferiore alle previsioni contenute nei documenti di finanza pubblica: nel 2012, la spesa corrente del Servizio sanitario nazionale è stata pari a 110,8 miliardi, inferiore, quindi, di circa 2,7 miliardi rispetto alle stime presentate dal Governo nella Nota tecnico illustrativa allegata al disegno di Legge di stabilità 2013 e di 751 milioni (-0,7 per cento) rispetto al consuntivo 2011.

Risultati, quindi, sistematicamente migliori delle aspettative a partire dal 2011, anno che segna una inversione di tendenza rispetto agli andamenti fino ad allora registrati, contraddistinti da incrementi medi annuali, nel periodo 2007/2010, pari al 2,7 per cento. In particolare, considerando l’ultimo quadriennio la spesa sanitaria per il 2012, in valori nominali, si ridimensiona fino a tornare sostanzialmente al livello raggiunto nel 2009 (che supera di soli 368 milioni), con una riduzione complessiva, rispetto al 2010 , pari a 1.684 milioni.
In termini reali, al netto del tasso di inflazione rilevato per il triennio 2010/2012, pari al 7,3 per cento, la spesa sanitaria dello scorso anno, rispetto al 2009, decresce di circa 6 miliardi. Si riduce, inoltre, l’incidenza della spesa sanitaria sul totale della spesa corrente della Pubblica Amministrazione al netto degli interessi, che decresce dal 16,80 (nel 2010) al 16,63 per cento nel corso del 2012 con una variazione percentuale negativa superiore a quella della spesa corrente e flette anche l'incidenza percentuale sul PIL, che regredisce dal 7,3 al 7,1 malgrado la recessione dell’economia sia stata superiore alle stime pubblicate nei principali documenti di finanza pubblica dello scorso anno.

Le manovre finanziarie approvate nel corso degli anni 2010/2012, quindi, hanno stabilizzato la spesa sanitaria nominale in rapporto alla spesa corrente (al netto degli interessi) e al PIL, e ridotto sensibilmente quella reale, mentre andamenti nominali crescenti si rilevano per la spesa per interessi, che passa dal 4,6 (nel 2010) al 5,5 per cento del PIL nel 2012 , e la spesa pensionistica, spesa sociale superiore a quella sanitaria per volume di risorse assorbite, che incrementa dal 15,3 (nel 2010) al 15,9 per cento (nel 2012).
 
Giù spesa per farmaci, su quella per i consumi intermedi
Particolarmente incisive, al riguardo, le misure di revisione della spesa adottate con il d.l. 95/2012, convertito, con modificazioni, dalla l. 135/2012. Il primo settore a sperimentare forme di “spending review” è stato quello sanitario: a partire dal 2007, con i Piani di rientro adottati dalle Regioni con sistemi sanitari in deficit strutturale, viene riesaminata la struttura dei costi dei servizi sanitari, al fine di migliorare l’allocazione delle risorse e l’efficienza della spesa; i Piani di rientro, nell'ultimo triennio hanno contribuito in maniera determinante al riequilibrio dei conti del comparto sanitario; le misure adottate dal d.l. 95/2012, riguardanti il ridimensionamento della rete ospedaliera e della spesa farmaceutica, le procedure di acquisizione dei beni e servizi da parte delle aziende sanitarie e il meccanismo di remunerazione delle prestazioni acquistate dagli operatori privati accreditati, estendono a tutti gli enti territoriali alcuni degli strumenti di revisione della spesa già sperimentati nelle Regioni in Piano di rientro.
Parte di queste disposizioni, come quelle volte a migliorare i procedimenti di acquisto delle Pubbliche amministrazioni (ricorso a CONSIP, mercato elettronico della P.A. e Centrali di committenza regionali), intervenendo selettivamente su fattori di inefficienza, costituiscono strumenti efficaci di revisione della spesa pubblica. Altre norme, più “indifferenziate”, come la riduzione del 5 per cento del valore dei contratti per la fornitura di beni e servizi, riportano a misure di contenimento finanziario della spesa di tipo lineare, che, imponendo tagli uniformi a tutte le Regioni, anche a quelle con sistemi sanitari in equilibrio economico, sembrano contraddire il principio stesso di "spending review".

L’efficacia delle decisioni di governo sulla revisione della spesa, del resto, implica anche una cultura amministrativa e gestionale, condivisa dagli operatori pubblici, orientata al monitoraggio diffuso e costante del rapporto obiettivi/risultati dell'azione amministrativa, e sistemi di contabilità analitica ancora insufficientemente implementati in molte realtà territoriali.

-Consumi intermedi
Sulla crescita moderata di tale aggregato di spesa, pari al 2,4 per cento (3,6 per cento, circa, nel 2011), hanno influito le misure, previste dal d.l. 95/2012, di riduzione del 5 per cento del valore dei contratti e delle relative prestazioni per l’acquisto di beni e servizi (ad esclusione della farmaceutica), e di rinegoziazione dei contratti per la fornitura di beni e servizi il cui valore ecceda di oltre il 20 per cento i prezzi unitari di riferimento individuati dall’Osservatorio per i contratti pubblici.
 
-Farmaci
La spesa farmaceutica decresce del 7 per cento, in conseguenza dell’incremento della compartecipazione a carico dei cittadini, delle misure di ripiano a carico di produttori e distributori e della rideterminazione del tetto alla farmaceutica, pari al 13,1 per cento301.
 
-Altre prestazioni
Tale aggregato di spesa decrementa, rispetto al 2011, dello 0,5 per cento, a causa anche della misura, introdotta dal d.l. 95/2012, di riduzione dello 0,5 per cento (rispetto al 2011) degli importi e del volume delle prestazioni acquistate dagli operatori privati accreditati. Per il controllo di tale componente di spesa, che ricomprende i servizi acquistati dal SSN dagli operatori privati accreditati per prestazioni specialistiche, ambulatoriali, ricoveri presso cliniche convenzionate, è di fondamentale importanza la tempestiva programmazione dei fabbisogni assistenziali da parte delle Regioni e la stipula dei rispettivi contratti che definiscono, ad inizio d'anno, i budget per ciascun operatore privato accreditato e i controlli sulla appropriatezza delle prestazioni rese; molte Regioni in Piano di rientro sono risultate carenti proprio sotto il duplice profilo della programmazione e della gestione puntuale della successiva fase contrattuale, generando, così, contenziosi anche molto onerosi per i bilanci degli enti territoriali.

07 agosto 2013
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