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Intervista a Formigoni: “La sanità lombarda è salda, nonostante la spending review” 


Il presidente della Lombardia non ha dubbi e in questa intervista esclusiva al nostro giornale assicura che la sanità regionale ce la farà a mantenere livelli e qualità delle prestazioni. Anche dopo gli ultimi tagli, sbagliati, del Governo. Possibile ridimensionamento del "peso" della sanità privata. 

27 LUG - Nessun rischio di default, né servizi o posti di lavoro che salteranno. E i posti letto in discussione, eventualmente da tagliare, sono al massimo 2mila. Certo, si farà più fatica a raggiungere l'obiettivo del pareggio di bilancio ma la Lombardia continuerà a migliorare la qualità dei propri servizi sanitari, così come ha sempre fatto in questi anni. Ne è convinto il suo presidente, Roberto Formigoni, che dopo l'ultima Conferenza Stato-Regioni, e i tagli che incombono sulla sanità imposti dal decreto sulla spending review, ci ha rilasciato questa intervista esclusiva dove tiene a rassicurare che la sua regione rimane salda sui risultati raggiunti finora.
 
Presidente Formigoni, che effetto avrà la spending review sulla Lombardia e la sua sanità?
Avrà senz’altro un effetto pesante che ci impone uno sforzo ulteriore di razionalizzazione e ricerca della massima efficienza. Tuttavia, posso confermare che siamo assolutamente in grado di proseguire nella tendenza che caratterizza la sanità in Lombardia ormai da anni e che fa registrare un progressivo incremento della qualità dei servizi erogati.
 
Con queste misure, così come sono allo stato attuale, la Lombardia è a rischio di default, al pari di altri regioni, nonostante sia con il bilancio in pari da 8 anni?
Non parlerei di rischio default. Ricordo che siamo tra le uniche Regioni, se non l’unica, ad attuare una rigorosa politica di bilancio, che permette di finanziare la sanità esclusivamente con le risorse appositamente destinate ad essa dallo Stato, oltre che con la compartecipazione alla spesa richiesta con i ticket. Questo significa che non vengono sottratte risorse per sopperire alla spesa sanitaria ad altri importanti settori che caratterizzano le politiche regionali, come ad esempio il welfare, l’istruzione, l’ambiente e le infrastrutture, a beneficio di tutti i cittadini. Di certo con queste politiche di tagli lineari imposte dal Governo l’equilibrio di bilancio è un obiettivo che si raggiunge con grande fatica.
 
I sindacati lombardi hanno protestato qualche giorno fa paventando la perdita di 7mila posti letto e di personale. La regione sostiene che i posti letto da tagliare siano 4mila, secondo i criteri contenuti nella spending review. Quanti sono esattamente? E quanti posti di lavoro si rischia di perdere? Procederete a tagliare o li riconvertirete in posti letto per malati subacuti, meno costosi, come dice l'assessore alla Sanità, Luciano Bresciani?
I posti letto in discussione sono poco più di 2.000 e in ogni caso nel comparto sanità in Lombardia nessun posto di lavoro verrà perso. Se necessario, riconvertiremo questi posti letto in eccesso - che rappresentano comunque una quota molto marginale - in servizi sanitari più appropriati alle esigenze dei nostri pazienti.
 
Ci sono dei servizi che rischiano di saltare o essere colpiti per i cittadini? Molti ad esempio fanno fatica a pagare le rette per le Rsa e i servizi sul territorio sono in affanno.
Nessun servizio salterà o subirà significativi incrementi di costo rispetto alla situazione attuale.
 
Cosa succederà se non riuscirete a trovare un accordo in sede di Conferenza Stato-regioni? Errani ha dichiarato che a queste condizioni salta il Patto per la salute.
Mi appello alla sensibilità del Governo nel mantenere fede a un impegno strategico come quello rappresentato dal Patto per la Salute. Siamo convinti che sia assolutamente possibile tagliare la spesa senza ridurre i servizi, con il contributo di tutti e in un clima di rispetto e collaborazione reciproca.
 
Le regioni chiedono di applicare le misure in modo più "chirurgico", senza fare tagli lineari. In Lombardia dove si potrebbe intervenire 'chirurgicamente'?
In molti ambiti diversi, su cui stiamo lavorando con impegno. Per citarne uno, senz’altro vogliamo incrementare la definizione e l’attivazione di reti di specialità secondo il modello basato sui cosiddetti centri di riferimento. Si tratta di creare un Sistema ospedaliero più aperto e interconnesso, al fine di incrementare efficienza, qualità e sicurezza dell’assistenza a beneficio dei nostri pazienti.
 
La Lombardia ha appena varato una delibera che pone maggiori controlli alle strutture private accreditate perché possano stipulare la convenzione con la regione: certificazione antimafia, bilanci certificati da terzi e sanzioni. Finora avete sempre detto che i problemi con Maugeri e San Raffaele non erano stati di tipo sanitario, come mai dunque questa decisione ora?
Confermo anzitutto quanto sempre detto, ovvero che le Regioni non hanno competenze in materia di controlli su bilanci e stati patrimoniali di Fondazioni IRCCS private. Abbiamo promosso questo provvedimento, che prevede misure di controllo particolarmente restrittive e cogenti, nell’ottica di favorire una sempre maggiore trasparenza del sistema. Non vengono toccati i parametri sanitari, ma solo la compagine societaria e gli strumenti di controllo.
 
Il gruppo consiliare del Pdl ha presentato una mozione per decurtare del 5% i volumi dei rimborsi alle strutture accreditate. Volete dare un segnale ai privati accreditati? L'obiettivo è di riequilibrare il sistema dei rimborsi?
Si, siamo sempre alla ricerca del migliore equilibrio fra prestazioni sanitarie pubbliche e private. Sei Regioni hanno una quota di sanità privata più alta della nostra: oggi siamo a un rapporto 70-30. Riteniamo che un nuovo miglior equilibrio sarebbe raggiunto con una riduzione del privato e un aumento del pubblico. Bisogna tener conto dei tagli previsti dal Governo, contro cui si stanno battendo le Regioni: quando sarà chiaro il quadro nazionale prenderemo le nostre decisioni.
 

27 luglio 2012
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