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Puglia: scontro Tremonti-Vendola su piano sanitario


La Puglia deve presentare un piano di rientro triennale sulla sanità per lo sforamento del patto di stabilità. Da mesi è in corso una trattativa tra i ministeri del Tesoro e della Salute, da un alto, e regione dall’altro per trovare l’accordo. Quando sembrava tutto pronto per la firma Tremonti dice: “Devo approfondire, non firmo”.

02 AGO - Alla fine il colpo di scena con il ministro del Tesoro Giulio Tremonti che facendo paragoni tra Grecia e Puglia dice di non voler firmare il testo concordato dai tecnici dei ministeri che hanno condotto la trattativa ovvero Tesoro e Salute, e il presidente della Puglia Nichi Vendola.
Tremonti ha riferito di non voler firmare perchè prima: “voglio visionare personalmente il Piano”, a quel punto Vendola di rimando: “Ma il piano è stato predisposto dai vostri tecnici e bisogna firmare entro oggi”. Ma Tremonti è stato irremovibile: “Io firmo e io mi prendo la responsabilità di ciò che firmo. Voglio leggere il piano”. 


 
Questa la conclusione. Ma facciamo un salto indietro e cerchiamo di ricostruire la vicenda.
 
Com’è noto la Regione Puglia è obbligata a presentare un piano di rientro triennale sulla sanità a causa dello sforamento del patto di stabilità del bilancio ordinario riferito agli anni 2006 e 2008
A causa di ciò da quattro mesi sono in corso le trattative tra i ministeri competenti e la Regione per arrivare ad un testo concordato.
Si è cominciato con un piano da 350 milioni di euro circa in tre anni. Proprio in conseguenza di quell’impegno, collegato anche al Patto della Salute sottoscritto dalla Regione Puglia nel dicembre del 2009, l’assessore regionale Tommaso Fiore aveva cominciato a parlare di un taglio di 1000 posti letto.
Nel giro di poche settimane il piano è passato a 450 milioni in tre anni, 2010 compreso. I posti letto da tagliare sono diventati 2211, il blocco del turn over è diventato totale mentre nella prima fase era parziale. Il ticket sulla spesa farmaceutica (un euro su ogni ricetta), che Vendola aveva sostanzialmente abolito nel 2005, è tornato.
 
Ma neanche questo deve essere bastato poiché nell’ultimo mese i tecnici ministeriali hanno insistito affinché il piano contenesse insieme ai tagli anche un aumento della tassazione Irpef.
La Regione però si è opposta a nuove tasse: l’assessore al Bilancio Michele Pelillo è riuscito infatti, a reperire nel bilancio ordinario 105 milioni di euro da destinare al piano di rientro. La partita dunque sembrava chiusa con soddisfazione di entrambe le parti.
Ma la settimana scorsa l’ultima richiesta alla Puglia: il piano di rientro deve prevedere anche la clausola del blocco del processo di internalizzazioni che riguarda potenzialmente 8.000 lavoratori della sanità utilizzati nei servizi ausiliari.
 
La richiesta di blocco delle internalizzazioni, fatta giovedì 22 luglio, è stata formalizzata per iscritto solo lunedì scorso. La Regione a quel punto ha cercato di ottenere un allentamento sul blocco, mettendo a verbale la disponibilità a verificare in che modo il processo di internalizzazione dei lavoratori dei servizi incidesse sulla parte contabile del piano di rientro.
Niente da fare. Il Tesoro su questo è parso irremovibile e così la copia definitiva del Piano da siglare è stata fornita alla delegazione pugliese l’ultimo giorno utile per la firma: giovedì 29 luglio.
 
Vendola, per evitare che la mancata firma sul Piano comportasse il taglio di 500 milioni alla sanità da tempo bloccati ma già impegnati e che dovrebbero essere disponibili a settembre, era comunque pronto a firmare. E con lui anche Ferruccio Fazio, il ministro della Salute. A quel punto il colpo di scena di Tremonti si è rifiutato di firmare. Il giorno dopo, venerdì 30 luglio, se possibile il clima si è fatto ancora più rovente “Non vogliamo che la Puglia diventi come la Grecia” – è stato il monito del Ministro, a cui ha risposto Vendola parlando di “Un atto di sabotaggio politico, economico e sociale verso la Puglia. Sono sospese le regole dello stato di diritto. Chiederemo l’intervento del presidente della Repubblica”. 

02 agosto 2010
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