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Lombardia. Crack San Raffaele: "Regione non è responsabile, ma non ha fatto nulla per impedirlo"


Per il presidente della commissione d'inchiesta regionale, Franco Mirabelli, “la Regione non è stata in grado di stabilire criteri e requisiti sufficientemente rigidi e trasparenti” e “ciò ha determinato lo stanziamento di finanziamenti spesso discrezionali”. Ma per la Regione Lombardia non è andata così.

28 NOV - Anche se non é riscontrabile una responsabilità diretta della Regione Lombardia nella vicenda che ha portato al crack del San Raffaele di Milano, il quadro normativo regionale ha però facilitato e non ha impedito il verificarsi di quelle distorsioni che hanno portato al dissesto. E' questa la conclusione cui é giunta la Commissione d'inchiesta regionale sulla “Fondazione San Raffaele del Monte Tabor”, che ha chiuso i suoi lavori il 3 ottobre, senza poter arrivare votare un documento condiviso per la chiusura anticipata della legislatura. La relazione é stata depositata qualche giorno fa dal presidente della commissione, Franco Mirabelli del Pd.

Le accuse alla Lombardia. “La Regione non è stata in grado di stabilire criteri e requisiti sufficientemente rigidi e trasparenti per l’accesso alle risorse pubbliche – spiega Mirabelli - Ciò ha determinato lo stanziamento di finanziamenti spesso discrezionali”. Alcune scelte, come quelle legate alle funzioni non tariffabili, che valgono circa il 6% del fondo sanitario regionale, hanno favorito il San Raffaele, secondo la Commissione, senza che ci fossero chiare ragioni di interesse pubblico, e a discapito di altre strutture. Tra il 2002 e il 2004 il finanziamento è passato da 23 milioni a 37,58 milioni e nel 2009 sono stati assegnati 58 milioni, di cui 17,5 per la funzione di ricerca. Le funzioni non tariffabili, rileva la relazione, sono presenti come criterio di finanziamento in quasi tutte le regioni italiane, ma non in tutte vengono riconosciute anche al privato e inoltre le funzioni individuate sono differenti. In Lombardia sono cambiate frequentemente, provocando difficoltà di bilancio per i soggetti beneficiari e impedendo una verifica che si sarebbe potuta realizzare monitorando meglio i meccanismi di calcolo del finanziamento di ogni singola funzione e riducendo così eventuali distorsioni ed eccessive difformità tra le aziende erogatrici.

Inoltre, come si legge nella relazione, la Regione non è stata in grado di svolgere i necessari controlli per garantire la trasparenza dovuta quando si beneficia di soldi pubblici. Il San Raffaele, tra il 2007 e il 2009, ha ricevuto circa 54 milioni di finanziamenti su 176 messi a disposizione dei soggetti non profit operanti in ambito sanitario. I progetti sarebbero stati finanziati discrezionalmente, secondo la commissione, e il sistema dei controlli sull’efficacia e l’esecuzione dei progetti è stato, per stessa ammissione degli uffici regionali, carente. “Il San Raffaele – aggiunge Mirabelli - non ha mai dovuto fare neanche il bilancio consolidato e ha drenato tra il 4 e il 6% dell'intero fondo regionale per le funzioni non tariffabili: un flusso di denaro che non ha impedito all'ospedale di accumulare nel tempo oltre un miliardo di euro di passivo, che ha portato al crack”.

Situazione pre-dissesto. Prima del tracollo il San Raffaele forniva annualmente 8 milioni di prestazioni ambulatoriali, 53mila ricoveri, 28mila interventi chirurgici, 64mila accessi al pronto soccorso, garantendosi anche il primato per la capacità di attrarre pazienti dall’Italia e dall’estero. Inoltre realizzava il più grande parco scientifico privato in Italia. Tutto questo accumulando nel tempo oltre un miliardo di euro di passivo. Fornitori (debitori di oltre 750 milioni di euro) e banche (esposte per 200 milioni) hanno tollerato, accusa la commissione, l’accumulo del debito in nome del prestigio del San Raffaele e si è consentito all’ente di operare in assenza di un bilancio consolidato.

Accreditamenti e controlli oggi. Con la delibera del 25 luglio scorso la regione Lombardia ha introdotto un obbligo di formazione e comunicazione del bilancio e della sua certificazione, pur in carenza di una norma che ne prescriva la pubblicazione. Attualmente sono in atto verifiche sull’appropriatezza delle attività e l’asl non ha rilevato sul San Raffaele particolari criticità né comportamenti opportunistici. “La nostra proposta – conclude Mirabelli - è di ridurre la quota di fondi destinati alle funzioni non tariffabili, spesso assegnati con discrezionalità, chiedere la certificazione esterna dei bilanci alle strutture accreditate che beneficiano di contributi pubblici, e rivedere nel suo complesso il sistema tariffario”.

La replica della Lombardia. Alla Regione non é piaciuta per niente l'analisi della Commissione, definendo “non corrispondenti al vero le affermazioni di Mirabelli sui finanziamenti regionali delle funzioni sanitarie non tariffabili al San Raffaele, erogati in modo inappropriato per favorire i privati.
I criteri applicati sono sempre stati oggettivi e uguali per tutti senza distinzione tra pubblico e privato, e la remunerazione effettuata a consuntivo, cioè a progetti realizzati e su prestazioni effettivamente erogate e rendicontate".
 
Adele Lapertosa

28 novembre 2012
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