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Lazio. Ecco il "Piano di rientro" per la sanità del Commissario Bondi


Nonostante un risparmio di 200 milioni sui beni e servizi e di altri 150 sui farmaci, grazie alla ricetta elettronica, nel 2012, per l'anno prossimo il deficit tendenziale è di 900 milioni di euro. Ecco come Bondi intende "raddrizzare" la situazione in quattro mosse. Il piano definitivo pronto entro l'anno.

07 DIC - A pochi giorni dal varo dei decreti per la riduzione della spesa per Ospedali e laboratori d'analisi privati, il Commissario per la sanità del Lazio Enrico Bondi è impegnato in queste ore nella definizione di un nuovo provvedimento per la riorganizzazione della rete ospedaliera pubblica della Regione. Il tutto avviene all'interno di una logica di riorganizzazione generale della sanità laziale finalizzata a dare nuovo impulso e nuova strategia al nuovo Piano di rientro dal deficit regionale che Bondi presenterà entro la fine dell'anno.
 
In un documento diffuso oggi vengono anticipate le linee guida del Piano. Ecco il documento integrale.
 

Il Piano di rientro del Commissario per la sanità nel Lazio, Enrico Bondi, promuove la riorganizzazione della Rete Ospedaliera Pubblica, al fine di migliorarne l’efficienza e l’efficacia, e favorisce il potenziamento della rete territoriale, con 3 finalità: ottimizzare l’assistenza dei degenti; migliorare e riqualificare la riabilitazione domiciliare e territoriale; impiegare in modo più efficiente le risorse umane, tecnologiche e strutturali che saranno liberate dalla razionalizzazione.
 
Il Piano di ristrutturazione dell’offerta di salute tiene conto delle criticità del sistema sanitario regionale ed è frutto del confronto serrato tra le strutture centrali della sanità della Regione e i Direttori della aziende ospedaliere delle aziende sanitarie locali.
 
Ad oggi la riduzione della spesa per l’acquisto di beni e servizi è stata di circa 200 milioni di euro. 
Per raggiungere nell’arco del triennio 2013-2015 un sostanziale equilibrio finanziario il Piano individua una serie di priorità, dalla razionalizzazione della logistica e la tracciatura dell’uso dei beni attraverso la definizione degli indici di consumo, passando per l’organizzazione di un efficiente sistema di controllo di gestione e alla eliminazione degli acquisti al di fuori delle gare, fino a promuovere un costante confronto tra le aziende sanitarie e con le altre Regioni per aggiornare costantemente (e adottare) le migliori pratiche.
 
In particolare, il Piano prevede 4 linee di azione:
Rafforzare la rete dell’emergenza;
Ridurre la frammentazione assistenziale, aggregando le alte specialità per rafforzare e valorizzare le eccellenze;
Ristrutturare la logistica della rete ospedaliera con l’intento di razionalizzarla. Il Piano prevede il potenziamento dell’offerta assistenziale nelle Province per decongestionare l’area romana e garantire una migliore equità di acceso all’assistenza sanitaria su tutto il territorio regionale e di conseguenza ridurre il numero delle unità operative complesse (UOC).
Attuare una riduzione selettiva dei posti letto destinati alle alte specialità, ridurre i giorni di degenza media attraverso una più rapida erogazione delle prestazioni e attuare un monitoraggio stringente delle dimissioni ospedaliere. Questi interventi consentiranno di raggiungere due risultati: garantire anzitutto il rispetto della norma che fissa al 3 per mille il tasso dei posti letto per abitante e, inoltre, aumentare il numero di posti letto disponibili per pazienti provenienti dal pronto soccorso e dal sistema dell’emergenza in genere.
 
Il quadro di riferimento
Il Piano è stato predisposto per far fronte ai problemi emersi dall’analisi svolta attraverso i dati della Regione Lazio ed elaborati da Agenas. I dati rivelano un deficit tendenziale per l’anno 2013 di circa 900 milioni di euro.
L’offerta di sanità ai cittadini della regione presenta due carenze: la prima riguarda l’assistenza territoriale. È un problema comune a molte Regioni. Come sottolinea il rapporto Censis 2012 sulla situazione sociale del Paese la scarsità delle cure domiciliari e dell’integrazione socio-sanitaria pesa per 28 miliardi di euro sulle famiglie (pari all’1,76% del PIL). Anche i dati diffusi dall’Ocse confermano il dato: la spesa out of pocket degli italiani nel 2010 è stata pari al 17,8% della spesa sanitaria complessiva (rispetto al 7,3% della Francia, l’8,9% del Regno Unito e il 13,2% della Germania). Per l’assistenza la stima di fabbisogno ulteriore è valutata intorno ai 150 milioni di euro annui a regime.
La seconda criticità è l’eccessiva frammentazione delle prestazioni, che si riflette sulla qualità e la tempestività delle prestazioni. La degenza pre-operatoria ad esempio è di 2 giorni e mezzo, contro la media nazionale di 1,9 giorni. La degenza media totale è di 7,1 giorni (contro i 6,7 della media nazionale).
 
Cosa è stato fatto
La Regione, in presenza di queste criticità, è intervenuta su numerosi fronti:
ha introdotto un sistema di pagamenti per i fornitori che garantisce la possibilità di sconto delle fatture e assicura un pagamento puntuale a 180 giorni. I buoni risultati ottenuti dal nuovo sistema sono dimostrati dalla volontà di uniformarsi espressa da altre Regioni.
Altri risparmi sono stati garantiti con le novità in tema di gare effettuate attraverso la Centrale di acquisti creata nel 2010 e applicando le norme della Legge n. 135 del 2012 (Spending Review).
La Regione ha messo in atto (e sta tuttora implementando) un sistema di controllo sulle aziende sanitarie che mette a confronto i prezzi d’acquisto unitari e le quantità consumate. Questo strumento di analisi della spesa è un importante punto di partenza per il conseguimento di ulteriori risparmi nel comparto dell’acquisto di beni e servizi.
Il contenimento delle spese è stato realizzato anche con l’attuazione della prescrizione elettronica delle ricette, che oggi copre già il 75% delle prescrizioni della Regione Lazio. Il contenimento della spesa, pari a circa 120 milioni di euro, si attesta sul 13% del finanziamento sanitario regionale, in riduzione rispetto al 14% del 2011.
Sul versante dell’acquisto di prestazioni da privati accreditati e classificati l’Agenzia di Sanità Pubblica ha colmato i ritardi accumulati negli anni con riferimento alla valorizzazione dei controlli di appropriatezza e congruità delle prestazioni. Gli accreditamenti definitivi delle strutture sanitarie private sui quali si è registrato negli anni un pesante ritardo d’attuazione, sono stati già rilasciati per il 70% del totale degli erogatori presenti, e saranno completati entro il corrente anno.
 
Le prossime tappe
Il calendario degli appuntamenti per i prossimi giorni prevede per la prossima settimana una serie di incontri one to one con il Commissario per sciogliere ultimi nodi legati alla definizione del Piano di rientro. La settimana successiva è prevista una riunione plenaria alla quale seguirà la convocazione delle parti sociali.
La presentazione definitiva del Piano è prevista per la fine dell’anno. 

07 dicembre 2012
© Riproduzione riservata

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