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Lazio. Protesta davanti alla Regione contro i tagli di Bondi


Alla manifestazione hanno preso parte 42 associazioni di categoria. Circa 4.000 i manifestanti. Tutti uniti contro le misure adottate dal super commissario Enrico Bondi. Traffico in tilt a causa del blocco della Cristoforo Colombo e qualche tensione con gli automobilisti. Il sit in è terminato verso 12.30. Le foto della manifestazione.

11 DIC - I manifestanti sono arrivati sotto il Palazzo della Regione anche in corteo con fischietti, cartelli, maschere e bandiere. Al grido “vergogna, vergogna”, nella mattinata, i manifestanti si sono disposti in mezzo alla strada srotolando anche un lungo striscione con scritto “1880 grida: aiutateci a salvare l'ospedale San Carlo-Idi”. “La salute non si tocca” è quanto continuano a gridare centinaia di persone sotto la sede della Regione.
Con l’occupazione di via Cristoforo Colombo il traffico che è andato in tilt, con molte linee dell’autobus deviate e con forti ritardi, e vi sono stati anche momenti di tensione con gli automobilisti. Le ragioni della rabbia sono il mancato pagamento di molti stipendi di lavoratori della sanità laziale, la decisione di chiudere vari ospedali e il rischio di una sanità regionale sempre meno sicura per i cittadini.
 
La manifestazione ha congestionato il traffico circostante: bloccata viale Cristoforo Colombo. I manifestanti hanno occupato anche piazza Oderico da Pordenone ‘armati’ di fischietti e trombette, ma vari cortei si sono distaccati occupando le vie circostanti. Alcuni hanno anche issato una bara ‘dedicata’ a Monti e Bondi. Gli striscioni e gli slogan evidenziano chiaramente la rabbia dei manifestanti. “Bondi a casa”, “La sanità pubblica si difende, non si vende”, “Il Ssn è una conquista, non svendetelo”, “Giù le mani dal San Filippo Neri”, “Con i soldi che vi siete rubati saremmo tutti stabilizzati”.
 
Presenti anche lavoratori di altri ospedali a rischio chiusura come l'oftalmico, il San Filippo Neri, le strutture del gruppo San Raffaele di Rocca di Papa, Cassino e Viterbo con decine di lavoratori senza stipendio da mesi.
 
 
“La Cisl Fp di Roma e Lazio, - afferma Roberto Chierchia, Responsabile Sanità della CISL Funzione Pubblica di Roma -  insieme alle atre sigle sindacali, ha sollecitato l’apertura di un tavolo permanente di concertazione per una soluzione immediata sulla drammatica situazione della sanità in regione: oltre 2700 cassaintegrati nella sanità privata convenzionata, centinaia di lavoratori non retribuiti da mesi (come all’Idi-San Carlo) e migliaia di posti di lavoro messi a rischio dai tagli alle prestazioni specialistiche e dalle chiusure di ospedali e servizi ipotizzate dal Commissario straordinario come le strutture di San Filippo Neri,  Eastman, CTO,  Oftalmico e Gruppo San Raffaele”.
 
La Cisl Fp di Roma e Lazio, mobilitata da mesi per denunciare la situazione, “è pronta ad ogni tipo di azione e pressione nei confronti delle istituzioni che hanno il potere e il dovere di intervento”.
 
“Chiediamo con urgenza – prosegue Chierchia - non solo risposte alla Regione, ma anche alla Prefettura e ai sindaci dei comuni interessati di farsi parte attiva nella vertenza. Così come lo abbiamo chiesto qualche giorno fa al Ministro della Salute. La condizione della sanità laziale è ormai insostenibile, e gli effetti rischiano di essere rovinosi, anche fuori dai confini regionali. Per questo vogliamo che si apra subito un tavolo permanente di confronto: da questa situazione non si esce con provvedimenti draconiani, né eliminando le relazioni sindacali. Ma trovando insieme, politica, parti sociali, lavoratori e cittadini, le soluzioni migliori per assicurare lavoro, retribuzioni e servizi”.
 
“I sette anni di commissariamento della Sanità nella Regione Lazio non hanno prodotto alcun risultato utile”. Dichiara invece il segretario dell’Ugl Sanità Roma e Lazio, Antonio Cuozzo, nel corso della manifestazione di protesta davanti alla Regione Lazio indetta da organizzazioni sindacali e associazioni di categoria contro il taglio dei posti letto e la chiusura degli ospedali previsti dal commissario Bondi.
 
“Occorre rimuovere le incrostazioni che ostacolano la sopravvivenza del nostro sistema sanitario regionale, - spiega il sindacalista - razionalizzare le spese di gestione, ridefinire le tariffe bloccate da anni, potenziare i controlli e, soprattutto, tagliare i supermanager anziché i posti letto”.
 “I lavoratori sono costretti a fronteggiare sempre nuove emergenze con pochissimi mezzi a disposizione e con colleghi sempre più provati dallo scandaloso blocco del turn over, – continua Cuozzo – per non parlare dei pronto soccorso che ormai sono al collasso. Assistiamo al continuo proliferare di Unità Operative (sono circa 1600) con relativi direttori (ex primari)  all’interno di strutture ospedaliere che non hanno più disponibilità di farmaci e presidi, mentre infermieri, tecnici ed operatori sanitari mettono al primo posto l’assistenza ai pazienti, anche quando non ricevono da mesi lo stipendio”.
 
 “Il grande rischio cui si va incontro – conclude il sindacalista – non è solo la chiusura degli ospedali, o il licenziamento degli operatori, ma la perdita del diritto alla salute ”.
 
 
“Bondi è avvertito, la smetta di improvvisare un piano sanitario regionale di un realtà che non conosce, sta causando solo altri danni in una situazione che è già allo sbando. Chiediamo a gran voce che agisca con correttezza nel rispetto degli operatori sanitari e dei cittadini che hanno diritto ai servizi essenziali”. E’ questo l’appello lanciato dal Segretario Regionale CIMO-ASMD del Lazio Giuseppe Lavradurante la grande manifestazione che si è svolta questa mattina a Roma sotto la sede della Regione in cui tutta la sanità laziale è scesa in piazza per far sentire la propria voce al neo commissario.

“Non si può affidare il risanamento del Servizio sanitario regionale a una squadra composta da Direttori generali nominati dall’ex governatrice Renata Polverini con la stessa modalità in cui prima li nominavano Badaloni, Storace e Marrazzo – ha aggiunto Lavra - nel complesso tutti insieme hanno realizzato un buco medio di 50 milioni nei bilanci di ciascuna delle venti Aziende Sanitarie del Lazio, è arrivato il momento di invertire la rotta e di fare qualcosa di concreto”. “Bondi ci ascolti e si confronti con chi ha le competenze e la rappresentatività dei servizi sanitari, con chi ogni giorno si trova ad affrontare i reali problemi e potrebbe proporre soluzioni – ha concluso - non si può sospendere la democrazia nel Lazio e privare i cittadini dell’assistenza e dei servizi essenziali, ci si occupi di questo e si facciano i nomi di chi ha abusato dei soldi del Servizio Sanitario regionale.

11 dicembre 2012
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