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Umbria: approvate linee guida su disturbi comportamento alimentare


La giunta regionale ha elaborato delle linee guida per garantire un supporto tecnico e condiviso a quelle figure professionali che operano nella rete dei servizi umbri dedicati alla prevenzione e alla cura dei disturbi del comportamento alimentare definiti: “una vera e propria epidemia sociale”

23 GEN - Un documento per garantire un supporto tecnico e condiviso alle multiprofessionalità che operano nella rete dei servizi umbri dedicati alla prevenzione e alla cura dei disturbi del comportamento alimentare: tutto ciò è definito nelle apposite linee guida approvate dalla giunta regionale su iniziativa dell'Assessorato alla sanità.
 
I disturbi del comportamento alimentare ("DCA") - è stato spiegato dall'Assessorato alla sanità - costituiscono, oggi, una vera e propria epidemia sociale e, accanto ai quadri cosiddetti puri come l'anoressia mentale, la bulimia nervosa, il disturbo da alimentazione incontrollata, sono comparsi disturbi alimentari maschili e i disturbi infantili con forme, purtroppo, estremamente severe e difficili da trattare.
 
Di conseguenza, i professionisti del settore sono chiamati da un lato a dare una risposta rapida che eviti la cronicizzazione della patologia e quindi c'è l'esigenza di identificare il più precocemente possibile le persone affette dai 'DCA' e, dall'altro, si deve favorire la presa in carico del paziente da parte di un servizio specializzato garantendo il passaggio ai vari livelli di trattamento per arrivare alla guarigione.  
 
"L'Umbria - ha spiegato la dirigente della Direzione regionale Salute, Maria Donata Giaimo - è all'avanguardia in Italia nel settore dei disturbi alimentari e presenta tutti i livelli di trattamento indicati dal Ministero della Salute e quindi il ricovero ospedaliero per acuzie, ambulatori dedicati distribuiti su tutto il territorio regionale, centri di riabilitazione residenziali e un centro diurno di nuova attivazione. I servizi nelle diverse ASL sono incardinati in dipartimenti diversi, ma hanno tutti la caratteristica dell'integrazione e della interdisciplinarietà che, per la cura di queste problematiche molto complesse, è fondamentale e non può essere affidata ad un unico professionista".
 
"L'esigenza di agire in modo tempestivo con interventi multidisciplinari e condivisi su tutta la rete di servizi che sul territorio regionale rispondono ai diversi livelli di malattia - ha concluso Giaimo -  ha fatto sì che  la Direzione Salute, Coesione sociale e Società della conoscenza della Regione Umbria inserisse, nell'ambito del Piano regionale di prevenzione 2010-2012 uno specifico progetto all'interno del quale era prevista la stesura di linee guida, per definire l'approccio più appropriato sulla base delle evidenze scientifiche per ciascun quadro clinico".
 
Il documento, suddiviso in 9 capitoli e 2 appendici, definisce in modo puntuale la classificazione dei disturbi e lo studio delle cause e dei meccanismi scatenanti, l'inquadramento diagnostico, i trattamenti terapeutici, i livelli di assistenza e i modelli organizzativi in Umbria, inoltre  fotografa la realtà umbra sia sul fronte dell'incidenza (nuovi casi) e la prevalenza (numero totale di casi nella popolazione) dei disturbi del comportamento alimentare, sia relativamente ai livelli di assistenza.
 
Attraverso la raccolta dei dati sull'utenza dei Servizi dedicati al trattamento dei disturbi in Umbria emerge che i pazienti in carico ai servizi presenti nella regione per il biennio 2008- 2009 sono complessivamente 2740 pazienti (1245 per il 2008 e 1495 nel 2009), di cui 769 nuovi casi nel 2008 e 986 nel 2009.  Complessivamente il 94 per cento degli utenti sono donne, un dato in linea con quello nazionale e che conferma la difficoltà dei maschi a rivolgersi ai servizi. La distribuzione per età della popolazione censita dimostra che la fascia più ampia comprende gli individui tra 15 e 25 anni con un interessamento però significativo di pazienti sotto i 15 anni e sopra i 40. Ciò a conferma che la fascia interessata da tali disturbi si è decisamente ampliata. Dai dati raccolti emerge inoltre che il 46 per cento dei pazienti ha contattato autonomamente il servizio, mentre l'altra metà è stata inviata dai medici di base, da altri specialisti, dallo psichiatra o DSM e da altri soggetti come la scuola e le agenzia sportive.

23 gennaio 2013
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