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Lazio. L'Ordine dei medici di Roma: "Grave carenza di personale nei presidi di salute mentale"


Nel Lazio i pazienti in cura sono 84mila: il personale previsto è di 3.600 unità ma in servizio ce ne sono soltanto 2.500, tra cui molti precari. "E' difficile erogare prevenzione e salute e sono sempre più i fronti sguarniti con gravi effetti su segmenti delicati, come i disturbi correlati all'invecchiamento".

06 MAR - I presidi dedicati alla salute mentale nel Lazio soffrono gravi carenze di organico. E’ l’allarme lanciato dalla Commissione salute mentale dell’Ordine provinciale di Roma dei Medici-Chirurghi e degli Odontoiatri insieme alla Società di Psichiatria Italiana .

“I Centri di salute mentale – denuncia una nota della Commissione – si sono depauperati di personale sia per pensionamenti sia per la ridistribuzione su altri servizi. La crescente carenza di organico ha lasciato sguarniti in particolare i fronti della prevenzione e delle psicoterapie, con effetti negativi in segmenti delicati come i disturbi correlati all’invecchiamento della popolazione, l’aiuto alle donne durante i cicli della loro vita e nelle psicosi post-partum, le problematiche sociali e l’aumento del rischio di suicidi, la doppia diagnosi su malattie mentali e tossicodipendenze, i disturbi del comportamento alimentare”.

Sulla base dei dati esistenti – sottolinea la Commissione – nel Lazio i pazienti in cura sono 84mila: il personale previsto è di 3.600 unità ma in servizio ce ne sono soltanto 2.500, tra cui molti precari. I presidi del Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura (SPDC) prevedono 529 posti-letto “ma quelli effettivi sono circa la metà: 286. In questo contesto gli psichiatri si devono far carico anche dei pazienti in uscita dagli Ospedali Psichiatrici Giudiziari (OPG) e della Medicina Penitenziaria”.

Grossi problemi vengono rilevati anche per quanto concerne la neuropsichiatria infantile “con sovraccarico di richieste e risposte insufficienti non solo sulla presa in carico ma anche nella tempestività e nell’appropriatezza; in tutto il Lazio esistono solo due centri diurni e nessuna Comunità Terapeutica, non sono stati mai realizzati gli 8 posti letto per acuti e i team multidisciplinari previsti per adolescenti con profilo psicopatologico grave”.

Nonostante i disagi, Roma e provincia si riescono a tenere aperti 12 ore i Csm, “garantendo il 118 psichiatrico, le visite domiciliari e ambulatoriali, la riabilitazione, la risocializzazione, l'avvio al lavoro di pazienti gravi”, sottolinea Rosa Maria Scalise, coordinatrice della Commissione Salute Mentale dell’Ordine. “Ma rischiamo di tornare indietro e di trasformarci in dispensatori solo di farmaci, invece di poter curare con tutti gli strumenti che abbiamo e con personale adeguato. Così non è possibile erogare prevenzione e salute. I magistrati ci chiedono di ottemperare alla legge sulla chiusura degli OPG entro il 31 marzo 2013 con la presa in carico di pazienti internati e progetti personalizzati, ma le Regioni non hanno provveduto all'assunzione di personale e quello in servizio risponde in prima persona del mancato adempimento”. 
 

06 marzo 2013
© Riproduzione riservata

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