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Intervista a Chiodi: “Nel 2014 il commissariamento si avvierà alla chiusura”


Lo prevede il governatore abruzzese che annuncia anche lo sblocco di 174 mln dal decreto Pa e come entro il 2016 vi sarà un’ulteriore riduzione delle tasse. E poi sui 2 mld di ticket per il 2014: “Sono insostenibili”. Mentre sulla riforma del titolo V: “No, se si torna indietro, sì se si punta sul progetto federale”. Mentre sul nuovo Patto per la Salute “l’inizio è promettente”.

25 MAG - Il governatore abruzzese Gianni Chiodi rivendica i successi di questi ultimi anni che stanno consentendo alle casse abruzzesi si uscire dalla piaga del deficit sanitario. E annuncia come il prossimo anno si avvierà il processo di conclusione del commissariamento. Ma il presidente rivela anche l’anticipo di 174 mln dal decreto Pa “che ci consentirà di sostituire un mutuo con tassi elevati” e specifica come per rendere il Ssn sostenibile occorre “il contributo di tutti, nessuno escluso, a cominciare dalla classe medica e dalle categorie professionali che operano all'interno del sistema sanitario”.
 
Presidente, gli ultimi tavoli ministeriali di verifica del Piano di rientro hanno segnalato le buone perfomance economiche della Regione. Pensa sia possibile a questo punto abbassare le tasse?
 
La sanità abruzzese per il terzo anno consecutivo è in equilibrio di bilancio e questa stabilità dei conti ci ha permesso già di ridurre le tasse. L'Abruzzo ha cercato di fare la sua parte, siamo stati l'unica Regione d'Italia, e forse l'unica in Europa, ad aver ridotto la tassazione sia alle imprese sia alle persone fisiche per 40 milioni di euro. Abbiamo anche abbattuto il nostro debito pubblico del 25% passando dai 4 miliardi di euro del 2008 agli attuali 3 miliardi, attraverso la riduzione della spesa pubblica. E questo in un contesto internazionale in cui gli altri le tasse le mettono, non le tolgono. La detassazione ha raggiunto il 30% e scenderà di un ulteriore 30% entro il 2016. 
 
 
E per il prossimo futuro pensa sia possibile che la Regione riesca ad uscire dal commissariamento?
 
La Regione Abruzzo è rientrata nel 2006 fra le Regioni non in grado di assicurare stabilità ai conti della sanità, in quanto non è stata in grado di tenere sottocontrollo e contenere la spesa sanitaria e ripianare i disavanzi correnti. Quindi è stata obbligata all’aumento automatico sino al livello massimo di imposte come Irpef ed Irap, è stata prima sottoposta a Piano di rientro e poi commissariata. Dal punto di vista economico possiamo dire che dopo tre anni l’equilibrio ormai è strutturale ma per uscire dal commissariamento è necessario essere totalmente adempienti ai livelli essenziali di assistenza. E’ vero che siamo migliorati tanto, alla verifica del 2009 il ministero ci aveva dato una valutazione “critica” ora siamo “adempienti con impegno su alcuni indicatori”e mai come oggi siamo stati così vicini agli standard previsti dal ministero.Quindi prevedo che l’anno prossimo il commissariamento si avvierà alla chiusura.
 
 
Ma a prescindere da ciò, come valuta, dopo qualche anno di sperimentazione, il meccanismo dei Piani di rientro?
 
I piani di rientro sono finalizzati a ristabilire l’equilibrio economico finanziario delle regioni interessate, individuando a livello regionale le cause che strutturalmente hanno determinato i disavanzi di gestione  e delineano un programma di ristrutturazione che incide sui fattori di spesa sfuggiti al controllo delle regioni. Ritengo che per l’Abruzzo sia stato un meccanismo utile, soprattutto perché la preventiva e successiva approvazione di tutti i nostri provvedimenti da parte dei ministeri mi fa stare più tranquillo e mi da la sicurezza di lavorare per costruire un sistema sanitario che rispetti le norme nazionali e abbia le stesse caratteristiche delle altre regioni d’Italia.
 
 
Nonostante i conti che stanno tornando a posto i Tavoli di verifica segnalano come vi siano ancora alcuni passi da fare come sulla rete di emergenza-urgenza e sugli standard dei posti letto. Come state agendo?
 
Si sta cercando di dare una regolamentazione dove non c’è mai stata, si è definita la rete pubblica dei laboratori, dell’emergenza urgenza, del percorso nascita, delle cure palliative, si è determinato anche il fabbisogno dell’assistenza residenziale e semiresidenziale per la non autosufficienza, disabilità, riabilitazione, salute mentale, della specialistica ambulatoriale. Si tratta di percorsi che richiedono tempo e adempimenti ma che saranno realizzati nella nostra regione come in quelle più virtuose, nel rispetto delle indicazioni ministeriali. Da qualche mese abbiamo approvato una nuova rete di emergenza-urgenza, ma è chiaro che adesso seguirà la stesura di un cronoprogramma con decreti attuativi per la realizzazione della stessa e si cercherà di risolvere le criticità che ci sono oggi, che tutti conosciamo, infatti si riorganizza una rete per migliorarla e renderla di qualità. Per quanto riguarda i posti letto complessivi per Asl in Abruzzo sono 3,5 per 1000 abitanti, di cui 2,8 nel pubblico e 0,7 nel privato, abbiamo anticipato la Riforma del Governo Monti che nel 2012 lo ha fissato a 3,7 ogni 1000 abitanti. Le cliniche private abruzzesi hanno impugnato il decreti 25/2012 sulla rimodulazione dei posti letto ma il Consiglio di Stato ha emesso una sospensiva riconoscendo la correttezza del provvedimento commissariale.
 
 
Per quanto riguarda il decreto sui debiti della Pa a che punto è la Regione?
 
L’Abruzzo nel 2011, in seguito alle distrazioni del fondo sanitario che si erano verificate negli anni precedenti era stato obbligato dal Tavolo di verifica dei ministeri a stipulare l’accesso ad un mutuo di 200 milioni, che ad oggi ancora non ha mai utilizzato, in quanto sta ultimando la ricostruzione dei crediti e debiti pregressi alcuni dei quali insussistenti o in contenzioso.
Dato che questo decreto sui debiti della Pa permette di ottenere delle anticipazioni di liquidità a condizioni agevolate, ho chiesto ai ministeri di rinunciare al mutuo di 200 milioni (tasso di interesse 5,6%) e di sostituirlo con un’anticipazione di liquidità di 174 milioni (tasso di interesse 2,8%) al fine di consentire il pagamento di tutti i debiti sanitari certi liquidi ed esigibili al 31.12.12.
A fronte di tale anticipazione, già inferiore di 26 milioni rispetto al mutuo di 200, si dovrà pagare una rata annuale di 8 milioni e mezzo circa contro quella di 13 milioni prevista per il mutuo dei 200 milioni.
Quindi la Regione ha comunque conseguito un risparmio che nei trent’anni  è pari 132 milioni di euro con l’immediata disponibilità di risorse  per il nostro sistema sanitario regionale.
Mentre le altre regioni hanno dovuto prevedere delle ulteriori risorse a copertura anche con l’incremento delle aliquote fiscali, la Regione  Abruzzo ha massimizzato la propria esposizione riducendo i limiti di impegno scritti nei propri bilanci.
Si tratta in totale di un risparmio di 158 milioni di euro che potrà consentire  investimenti  per una maggiore  qualità della sanità abruzzese, continuando il percorso già iniziato di dotazione delle nostre strutture di  attrezzature d’avanguardia e di personale qualificato.
 
 
Il neo Ministro della Salute ha affermato di voler lavorare alla stesura di un nuovo Patto della Salute con le Regioni. Crede sarà possibile sottoscriverlo con questo Governo?
 
Il governo Letta già dall’insediamento ha promesso che si impegnerà per migliorare la qualità del sistema sanitario nazionale e che  tagli ed austerità non potranno riguardare ospedali e ricerca scientifica.
Il ministro Lorenzin insieme al ministro Saccomanni e al presidente del Consiglio vuole trovare una nuova strategia per quanto riguarda il sistema sanità che abbia come obiettivo quello di poter costruire un Patto per la salute che sia capace, da una parte di dare servizi a tutti i cittadini sul territorio nazionale e, dall’altra, di efficientare sempre di più il margine di recupero degli sprechi. E’ ovvio che sono d’accordo con questa strategia che è quella che ho applicato io in Abruzzo sin dal mio insediamento e i risultati ci dimostrano che ci si può riuscire. Il Ministro ha intrapreso un’interlocuzione con le Regioni italiane e con la Conferenza Stato-Regioni, questo è un buon punto di partenza per lavorare insieme ad un nuovo Patto per la salute.
 
 
Si parla molto di riforma del titolo V della costituzione in chiave centralista. Da governatore pensa sia la strada da seguire?
 
La risposta è NO se però si porta a termine il percorso federalista che è senza dubbio quello che garantisce processi emulativi virtuosi e il confronto tra classi dirigenti.  Fino ad oggi non lo si è fatto. Non era ne' carne ne' pesce. La risposta e' invece SI se si intende lasciare la riforma a metà.
 
 
C’è grande allarme per i 2 miliardi di ticket che dovrebbero scattare dal 2014. Crede si possa scongiurare la misura? E alla luce anche di uno studio Agenas che evidenzia il fallimento del superticket sulla specialistica pensa che il sistema della compartecipazione vada modificato?
 
Lo studio dell’Agenas ha mostrato una diminuzione delle prestazioni specialistiche erogate a carico del Ssn dell'8,5%, specialmente per gli esami di laboratorio, e riduzione ancora maggiore nelle strutture private accreditate (-11,8%) che in quelle pubbliche (-7,6%). E’ allarmante che il 17% dei cittadini non esenti abbiano richiesto al Ssn meno di prestazioni specialistiche, il motivo è da ricercarsi o nelle ragioni economiche o perché hanno preferito acquistare le prestazioni direttamente dal privato, che le offre a prezzi concorrenziali. Questi dati ci dimostrano che un ulteriore  incremento del ticket nel 2014 è insostenibile. Sono certo che il sistema della compartecipazione vada modificato, si dovrebbe applicare un ticket proporzionale al valore delle prestazioni contenute nelle ricette, con la non applicazione dei ticket per le ricette di valore inferiore ai 5 euro. Il risultato sarebbe che circa nel 60% dei casi i cittadini  si troverebbero a pagare un ticket inferiore a quello stabilito a livello nazionale. Alcune Regioni lo hanno già applicato, per il momento è allo studio dei nostri tecnici la possibile applicazione anche in Abruzzo.
 
 
 
In questo contesto di crisi, pensa che in futuro sia possibile sostenere economicamente la sanità solo con la fiscalità generale? O crede sia necessario riflettere su altre possibili forme di sostentamento, vedi la sanità integrativa?
 
Si è più volte rimarcato che in Italia c'è un sistema sanitario di stampo universalistico che molti scambiano per diritto. In realtà, se fosse veramente tale, sarebbe un diritto per tutta la popolazione mondiale. Invece, di questo sistema può beneficiare solo il 2 per cento degli abitanti del pianeta. Il restante 98 per cento non se lo può permettere. Anziché un diritto questo sistema, che possono vantare anche Paesi come l'Inghilterra, è soprattutto una grande conquista sociale alla quale non vogliamo rinunciare ma ora abbiamo il dovere di renderla sostenibile. Tuttavia, per ottenere questo risultato, occorrerà il contributo di tutti, nessuno escluso, a cominciare dalla classe medica e dalle categorie professionali che operano all'interno del sistema sanitario.
 
 
L.F.

25 maggio 2013
© Riproduzione riservata

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