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Ictus. Federsanità avvia Tavolo di lavoro per definire linee guida


Prevenzione, cura e riabilitazione. Ma anche integrazione e coordinamento tra i diversi sistemi regionali, per offrire un percorso diagnostico-terapeutico-assistenziale appropriato che garantisca una continuità di cure. Se ne è discusso lo scorso 3 giugno in un convegno a Torino.

10 GIU - È nato a Torino, lo scorso 3 giugno,  il “tavolo per l'Ictus”, iniziativa promossa da Federsanità Anci per intensificare la rete ospedale-territorio e favorire i percorsi di riabilitazione. Il progetto è stato presentato durante il convegno “La rete per l’Ictus come paradigma della continuità dell’assistenza” e presentazione del progetto sociale "Ictus, prevenzione (in)formazione", promosso da Federsanità Anci nazionale, insieme alle federazioni di Piemonte e Friuli Venezia Giulia, all’Azienda ospedaliera Città della Salute e della scienza di Torino e all’associazione Alice Italia onlus. L’obiettivo è quello di “coordinare adeguatamente, a livello regionale e nazionale, le attività di cura e prevenzione dell'ictus - come ha spiegato Maurizio Dore, direttore generale della Asl To5 e coordinatore del Tavolo di lavoro – perché ogni euro investito in prevenzione  ha un notevole ritorno anche in termini di risparmio economico, oltre che di salute".

In Italia ogni anno 196.000 persone sono colpite da ictus e circa il 30% sopravvive con esiti molto invalidanti. "Il percorso che proponiamo - ha evidenziato Dore - prevede un significativo raccordo tra ospedali, aziende sanitarie, medici di base, comuni e consorzi socio-assistenziali, per arrivare rapidamente ad attuare percorsi di recupero e riabilitazione delle persone colpite dall'ictus".
Il presidente di Federsanità Anci Fvg, Giuseppe Napoli, ha ricordato che l’importante evento e il "progetto sociale" ad esso collegato hanno preso spunto dall’esperienza di vita raccontata, con grande emozione e speranza, nel libro della triestina, Daria Cozzi “Quattro giorni e tre notti” (edizioni Pendragon), presentato in anteprima proprio a Torino, che mira a sensibilizzare  al duro percorso delle persone colpite da ictus e delle loro famiglie. “Per questo motivo – ha evidenziato Napoli- è fondamentale creare una rete di comunicazione e collaborazione efficiente ed efficace tra le diverse strutture e soggetti coinvolti, per garantire una tempestiva presa in carico, interventi riabilitativi adeguati, continuità delle cure e, parallelamente, sostenere e aiutare psicologicamente le famiglie dei malati”. Sulla stessa linea anche il presidente di Federsanità Anci Piemonte, Giorgio Rabino, che ha fornito dati sulla situazione delle cure dell’Ictus in Italia e in Piemonte.

Da rilevare, poi, che oltre il 50% degli italiani non conosce la e, soprattutto, non è al corrente che negli ultimi anni esistono anche nuove opportunità di cura. Inoltre, è dimostrato che una corretta prevenzione potrebbe evitare oltre l’80% dei casi. In sintesi, l’adozione della dieta mediterranea, il controllo della pressione arteriosa e della fibrillazione atriale, oltre all’astensione dal fumo e alla pratica di regolare attività fisica, rappresentano i fattori strategici della corretta prevenzione, ha puntualmente spiegato Franco Veglio, direttore medicina interna dell’Aou Città della salute e della scienza di Torino (presidio Molinette). “Dopo l’evento e la cura vanno poi risolti i problemi del rientro a casa - ha sottolineato Giuseppe Bonatto, presidente di Alice Cuneo - e per la ripresa, anche sociale, della persona è fondamentale l’apporto del volontariato”.

È, quindi, indispensabile rafforzare e migliorare la corretta informazione e comunicazione ai cittadini. In sintesi, tutto dipende dai tempi di intervento e dalla capacità di selezionare tempestivamente i casi eligibili per le nuove opportunità di completa risoluzione del danno mediante riperfusione. “Il recupero della persona è facilitato dalla riabilitazione che non si dovrebbe prolungare molto, quindi i primi tre mesi sono determinanti. In altri Paesi europei la riabilitazione intensiva dura circa un mese, poi prosegue a casa, nelle nostre regioni le risposte ci sono, ora è auspicabile, un sistema strutturato per obiettivi e un percorso in rete che possa diventare la bussola per orientare i pazienti.

Il presidente di Federsanità Anci, Angelo Lino Del Favero, si è soffermato sulle differenze regionali nell’organizzazione del percorso per la continuità delle cure dell’assistenza e la rete per l’ictus, nonché sulla differente distribuzione delle stroke unit tra Nord e Sud del Paese (a due velocità). In generale - ha evidenziato Del Favero - l’impegno per una gestione efficiente e sostenibile del Ssr corrisponde anche alla migliore qualità dei servizi per i cittadini e la risposta vincente è quella di rafforzare le reti (modello hub & spoke), oltre che per patologie, anche con i cittadini e loro famiglie. È, quindi, necessario fornire alle persone con ictus e ai loro familiari un percorso diagnostico-terapeutico-assistenziale-riabilitativo ben definito, appropriato e incentrato sui loro bisogni, che garantisca la continuità di cure e assistenza attraverso vari servizi e setting sanitari e socio-sanitari che devono essere organizzati a rete.
 

10 giugno 2013
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