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Emilia Romagna. Il nuovo Piano socio-sanitario: "Più attenzione al ceto medio impoverito"


Integrazione, programmazione e attenzione ai nuovi bisogni delle persone più colpite dalla crisi. Queste le indicazioni attuative per il biennio 2013-2014 del primo Piano socio-sanitario della Regione. Lusenti: "Un documento per rendere il sistema più efficiente, senza subire una logica di tagli lineari".

18 GIU - Integrazione, programmazione partecipata, riorganizzazione per rispondere ai bisogni di una comunità regionale che subisce gli effetti della pesante crisi economico-sociale e che è stata duramente colpita dal terremoto del maggio 2012. Sono le indicazioni attuative, per il biennio 2013- 2014, del primo Piano sociale e sanitario della Regione Emilia-Romagna che ne confermano, nell'impianto generale, le scelte di fondo aggiornandole "nell'ambito di un convinto rilancio delle politiche pubbliche di integrazione tra l'area sociale e sanitaria" ma anche tra l'insieme di tutte le politiche pubbliche "come condizione per lo sviluppo della rete dei servizi e della valorizzazione delle comunità locali".

Le indicazioni attuative, proposte dalla Giunta regionale e approvate oggi dall'Assemblea legislativa, rilanciano il welfare "da troppo tempo, a livello nazionale - si legge nel documento - non considerato come valore strategico per lo sviluppo e la coesione sociale" e, al contrario, considerato "alla stregua di un forziere da cui attingere per la riduzione della spesa pubblica". Fulcro del piano, appunto, l'integrazione e la partecipazione al sistema di tutte le formazioni sociali partendo da una programmazione partecipata la cui responsabilità è pubblica e che punta anche all’innovazione.

“Troppo spesso tutto diventa crisi”, ha sottolineato l’assessore regionale alle Politiche per la Salute, Carlo Lusenti. “Noi abbiamo di fronte, invece, cambiamenti demografici, epidemiologici, sociali, tecnologici e di competenze scientifiche con cui dobbiamo confrontarci per cambiare e rendere il sistema più efficiente, senza subire una logica di tagli lineari che non abbiamo mai condiviso”. Il piano sociale e sanitario, ha spiegato Lusenti, “è un documento di impianto entro cui confluiranno tutte le azioni della Regione a favore dei servizi che rispondono ai bisogni primari dei cittadini, quelli che fondano una comunità”.

“Di fronte a un impoverimento generale della popolazione - ha detto l’assessore regionale alle Politiche sociali, Teresa Marzocchi - e alla necessità di sostenere il futuro, le nuove generazioni e tutte le fragilità della popolazione e delle famiglie, l’obiettivo di riferimento è un welfare che pur garantendo le necessarie risposte sanitarie offra un accompagnamento sociale più forte, legato al territorio e gestito nella trasversalità”.

Sul fronte delle risorse, le linee attuative ricordano che nel 2013 "per la prima volta nella storia del Servizio sanitario nazionale", le risorse del Fondo sanitario sono inferiori a quelle dell’anno precedente (-81 milioni per l'Emilia-Romagna, a fronte di un aumento dei costi dei fattori produttivi pari a circa 120 milioni); i tagli complessivi al Fondo sanitario nazionale, determinati dalle ultime manovre economiche compresa la legge di stabilità 2013, ammontano a oltre 30 miliardi di euro nel triennio 2013-2015 (il Fondo sanitario nazionale è di 106.824 milioni nel 2013, 107.716 nel 2014, 107.616 nel 2015, era di 108.780 nel 2012 prima della “spending rewiew”, di 107.880 dopo la manovra). Per perseguire equilibrio economico-finanziario 2013, a conferma di quanto avviene da diversi anni, l'Emilia-Romagna, oltre ad aver stanziato dal proprio bilancio 150 milioni di euro, deve mettere in atto economie per 260 milioni di euro "e senza ridurre quantità e qualità dei servizi".

Analogo discorso può essere fatto nell’area dei servizi e degli interventi sociali, che non sono neppure tutelati da un adeguato finanziamento dei livelli essenziali e sui quali la scure dei tagli si è abbattuta proporzionalmente ancora più pesantemente. Quest’area nel corso degli ultimi 5 anni è stata interessata da un taglio di risorse statali superiore al 90%: il Fondo nazionale per le Politiche sociali è passato da 929 milioni nel 2008 ai 42 milioni del 2012, così come si sono notevolmente ridotti i diversi fondi nazionali di settore.

Di fronte a questo scenario, l’efficacia dell’intervento sulla promozione della salute potrà essere garantito da una governance inclusiva di tutte le risorse, degli strumenti e delle competenze professionali e l’obiettivo generale rimane la realizzazione di un sistema di welfare basato su una prospettiva dei diritti dei cittadini all'accesso, alla personalizzazione degli interventi, alla partecipazione attiva ai progetti di sostegno e cura oltre l’attenzione alle singole prestazioni. E, in ultimo, una governance che esprima il consolidamento e la semplificazione del sistema e della gestione degli interventi di integrazione socio-sanitaria, intesi anche come capacità di riconoscere i nuovi bisogni dei cittadini e di presidiare la corretta attivazione dei percorsi di cura e di assistenza.

L'Emilia-Romagna rilancia, dunque, le sue politiche per un welfare universalistico (sia pure selettivo, quando si riferisce all'ambito sociale), pubblico nella programmazione e definizione dei bisogni, basato sulla integrazione tra politiche sanitarie e politiche sociali per perseguire salute e benessere.

Dovrà essere migliorata la presa in carico della popolazione fragile (anziani spesso non autosufficienti e soli, ma anche famiglie e adolescenti in condizione di povertà o disagio); dovrà essere ulteriormente promossa e monitorata la qualità e la sicurezza sia nelle cure che nei luoghi di lavoro; dovrà essere perseguita la qualificazione del personale e l'equità di accesso ai servizi in tempi adeguati al bisogno.

Le indicazioni attuative, quindi, riguardano in particolar modo fenomeni e bisogni emergenti, figli anche della crisi in corso. Temi di forte interesse e rilevanza sociale sui quali si concentreranno gli interventi e il lavoro di programmazione per mettere in campo quelle risposte necessarie a mantenere coesa la società emiliano-romagnola.

 

18 giugno 2013
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