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Lazio: l'Ordine dei Medici sostiene il piano Polverini


"Occorrono aggiustamenti, ma va approvato” perché “l’impianto complessivo è condivisibile”. L’Ordine dei Medici di Roma prende così le distanze dal fronte compatto dei medici contro il Piano Polverini per il riordino della rete ospedaliera e dei servizi. E il presidente Falconi invita al dialogo con i cittadini per spiegare loro “l’utilità reale, e non solo la necessità economica, di tagli e riconversioni”.

15 OTT - “Non mancano aree grigie e motivi di perplessità che richiedono chiarimenti e aggiustamenti”, ma per l’Ordine provinciale dei Medici-Chirurghi e degli Odontoiatri di Roma l’impianto organizzativo del Piano di rientro sanitario della Regione Lazio è “sostanzialmente condivisibile”. Anche se in più punti viene ritenuto troppo teorico, l’Ordine apprezza in particolare il tentativo di ridisegnare finalmente l’offerta sanitaria sul territorio, commisurandola alle reali esigenze dei cittadini e non solo alle ipotetiche aspettative.
Tra le varie innovazioni previste, ad esempio, sono ritenute particolarmente valide quelle che prevedono di riallocare risorse a favore di una maggiore assistenza territoriale sia assistenziale sia sociale, con ospedali distrettuali come evoluzione dei PTP (Presidi Territoriali di Prossimità), il potenziamento dell’OBI (Osservazione Breve Intensiva), l’aumento dei posti letto di degenza breve e di area medica, la programmazione degli organici in funzione dei carichi di lavoro e dei criteri di efficacia e di efficienza.
“Probabilmente il piano di rientro poteva essere migliore, soprattutto attraverso una tempestiva e più ampia concertazione – commenta il presidente dell’Ordine, Mario Falconi – ma al punto in cui siamo, ora va in ogni caso approvato e scongiurato il rischio di un ulteriore innalzamento delle addizionali IRPEF e IRAP e di dover rinunciare ai fondi FAS”.
“Nel Lazio – sottolinea con forza Falconi - la sanità è in una situazione drammatica da molto tempo e i dissesti e le emergenze finanziarie di oggi sono il frutto di decenni di mancata seria programmazione. Nessuno quindi dovrebbe pontificare senza tenere obiettivamente in conto gli errori passati, soprattutto se vi ha contribuito come parte politica o addirittura come singolo amministratore. Oggi non ci troveremmo sul ciglio del burrone se in passato si fossero attuate le appropriate riconversioni, in considerazione di una domanda di salute che andava progressivamente mutando, con l’invecchiamento della popolazione e l’incremento dei pazienti non autosufficienti, con la richiesta di una sempre maggiore assistenza territoriale e domiciliare”.
Ciò premesso, avverte il presidente dell’Ordine, “è indispensabile che, dopo l’approvazione, il Piano subisca immediati aggiustamenti in grado di evitare ulteriori penalizzazioni a cittadini e operatori. Su questo punto la Presidente Polverini dovrà onorare le sue dichiarazioni di disponibilità a procedere in tal senso, anche intervenendo, prioritariamente, sul blocco del turn over e sulla precarizzazione di moltissimi operatori sanitari”.
Falconi invita poi a un confronto con i cittadini per spiegare loro “l’utilità reale, e non solo la necessità economica, di effettuare riconversioni di piccoli ospedali periferici in strutture di assistenza più idonee. Va ben spiegato, ad esempio, che avere un infarto del miocardio ed essere trasportati in un ospedale non sufficientemente attrezzato e specializzato per trattare tale patologia può far rischiare la vita. L’Ordine che rappresento è un organo dello Stato posto a tutela dei cittadini: ritengo quindi doveroso avere modo di spiegare, da medico, alla popolazione questi aspetti, affiancando le istituzioni regionali in questo delicato ed indispensabile passaggio”.
Varie sono comunque le criticità riscontrate dall’Ordine fra cui: il disegno delle Macroaree effettuato su base demografico-epidemiologica senza tenere conto della centralità dei capoluoghi (che nella maggior parte dei casi ha prodotto un sottodimensionamento del numero dei letti per provincia), il trasporto dei malati che assume una priorità assoluta nel nuovo modello di assistenza e, pertanto, deve poter contare effettivamente su un adeguato numero di Mezzi Sanitari Avanzati (MSA), dotati di medico, e di Centri Mobili di Rianimazione (CMR), le strutture di lungodegenza e riabilitazione di cui dovrebbe essere prevista una diversificazione e una graduazione in base alle varie tipologie di pazienti. Inoltre, un punto importante che l’Ordine chiede di ridiscutere riguarda i letti a conduzione infermieristica, poiché non risulta chiaro a chi spetti la responsabilità clinica, quali siano la casistica, le modalità di accesso e di dimissione, la gestione delle urgenze e l’articolazione dell’assistenza medica.
Su tutti questi e altri aspetti incerti del piano di rientro, l’Ordine dei medici di Roma fa sapere di aver elaborato, tramite la sua Consulta delle Società Scientifiche, un proprio documento che metterà a disposizione della Presidente Polverini e della Giunta.
 
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15 ottobre 2010
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