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Lazio. Coordinamento professioni sanitarie: "Annunciati concorsi per infermieri, ignorati altri professionisti"


Dopo le polemiche sulla composizione della commissione per la revisione del Ssr, il coordinamento torna all'attacco. "Nostro lavoro fondamentale, qualificati studi scientifici indicano una percentuale del 70-75 di diagnosi che avviene grazie alla diagnostica strumentale e per immagini”.

25 GEN - Sul sito della Regione Lazio pubblicate notizie che annunciano prossimi concorsi per dirigenti infermieri, dimenticando invece le altre professioni sanitarie. Lo denunciano Cesare Proietti, coordinatore Collegi tecnici sanitari radiologia medica, e Monica Mei, presidente regionale Antel.

“Viene ignorato palesemente – attaccano in una nota - quanto disposto dalla legge251 sull’istituzione dei Servizi Sanitari Dirigenziali del comparto. A tal proposito vorremmo ricordare che da molti mesi giace in Commissione Sanità della Regione, la proposta di legge regionale per la regolamentazione della dirigenza delle professioni sanitarie tutte e di cui non capiamo il perché, al di là delle belle parole e mirabolanti intenzioni espresse dal Presidente della Commissione e dalla maggioranza regionale, questa non riesca a fare un passo avanti ed essere messa in calendario per iniziare una serena discussione e definitiva approvazione. Forse che regolamentare tutte le professioni sia un pericolo?”.

Proietti e Mei lanciano quindi un appello, rivolgendosi direttamente a Zingaretti. “Vogliamo, umilmente, ricordare al Governatore ed all’intera Regione, che senza il lavoro, il sacrificio e contributo del personale tecnico sanitario/riabilitativo, risulterebbe assai difficile, ovvero impossibile, attuare attività di prevenzione, diagnosi, cura e di promozione della salute. Non a caso, qualificati studi scientifici indicano una percentuale del 70-75 di diagnosi che avviene grazie alla diagnostica strumentale e per immagini”.

Sulla base di queste considerazioni “noi professionisti di tutte le professioni deliberatamente escluse, rivendichiamo la piena titolarità del nostro agire professionale, sostenuto da un sapere e saper fare scientifico-accademico e da norme deontologiche che ci rendono professionisti-lavoratori alla pari con tutti gli altri. Riteniamo, pertanto, lesivo della nostra dignità l’atteggiamento della Regione Lazio di continua discriminazione delle nostre professioni, che pur non avendo la rappresentanza numerica dei colleghi Infermieri, rappresentano settori – concludono - altamente strategici della sanità”.
 

25 gennaio 2014
© Riproduzione riservata

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