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Lazio. Bene accordo su Case della Salute, ma non basta

di Roberto Polillo

Il riordino del sistema sanitario regionale senza una rete diffusa di servizi territoriali efficienti e orientati alla promozione del chronic care model si tradurrebbe in un ulteriore compressione della qualità complessiva del servizio, già oggi agli ultimi posti della classifica nazionale

03 FEB - Con la bozza di accordo sul “percorso attuativo delle case della salute DCA 428/2013, la Giunta Zingaretti esce finalmente da quella condizione di inazione che ha caratterizzato il suo primo anno di vita. Rimane molto da compiere (riordino della rete ospedaliera, implementazioni delle reti cliniche, ridefinizione degli ambiti della ASL) ma su questo aspetto centrale dell’attivazione delle Case della Salute e del riordino delle cure primarie, il passo compiuto è significativo.

Il protocollo firmato con le OOSS definisce il modello organizzativo base delle case della salute (  con possibilità di ulteriori moduli aggiuntivi a maggiore complessità) con le diverse figure professionali che in esse opereranno (MMG, Specialisti ambulatoriali, medici dipendenti, medici ospedalieri a consulenza , personale infermieristico, personale per la attività sociali, personale amministrativo etc) e stabilisce con la dovuta chiarezza che l’attività sanitaria è fondata sul lavoro in team multidisciplinare , sulla presa in carico del paziente attraverso la istituzione della  la figura del case manager e sulla definizione dei percorsi assistenziali individuali (PAI) per i pazienti con patologie croniche.

Altrettanto importante è l’integrazione con la struttura ospedaliera di riferimento anche attraverso la identificazione dei referenti ospedalieri dei singoli percorsi. Una integrazione necessaria tra i vari specialisti che può tradursi in continuità delle cure tra  fase della degenza ospedaliera e dimissione come anche in un servizio di consulenze per i casi  più impegnativi nei confronti dei MGG al fine di migliorare il livello di appropriatezza degli esami richiesti. Il più volte citato modello di consulenza ondine e-referall tra specialisti di branca diversa e MMG può essere uno strumento fondamentale per migliorare la qualità dell’assistenza e abbattere i tempi di attesa per prestazioni spesso inutili perché ancora fortemente inappropriate.

La scelta di promuovere il lavoro in team basato sulla multidisciplinearietà è anche lo strumento indispensabile per superare quei conflitti di competenza che investono il campo sanitario e che vedono coinvolti in primis medici ed infermieri.

La compilazione dei registri di patologia, la definizione dello score di gravità del singolo paziente al fine di programmare gli interventi necessari al controllo clinico e alla promozione della salute (medicina iniziativa) vedono nell’infermiere la figura fondamentale che affiancherà il MMG nella gestione di questi pazienti difficili e a forte rischio di riacutizzazione clinica.

A questo può fare seguito lo sviluppo altrettanto importante della telemedicina, in primis per il  controllo a-remoto dello scompenso cardiaco e della BPCO, da attuarsi attraverso protocolli concordati con i medici di riferimento e che vengono gestiti direttamente dall’infermiere della Casa della Salute.

Il territorio, dunque, può e deve rappresentare il punto di svolta per una nuova sanità del Lazio che deve rivedere la sua organizzazione complessiva ridistribuendo le risorse ancora troppo concentrate nell’area metropolitana e operando necessarie economie di scala che superino l’eccessiva frammentazione dell’offerta sanitaria specie per quanto riguarda le alte tecnologie e le strutture a maggiore complessità assistenziale.

Un riordino che senza una rete diffusa di servizi territoriali efficienti e orientati alla promozione del chronic care model si tradurrebbe in un ulteriore compressione della qualità complessiva del servizio, già oggi agli ultimi posti della classifica nazionale.

Roberto Polillo

03 febbraio 2014
© Riproduzione riservata

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