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Umbria. Cgil: "Su intramoenia non vediamo alcuna vittoria della Regione"


Così il sindacato ha commentato la sentenza del Consiglio di Stato sui super ticket sull’intramoenia, definito "una vera e propria tassa sulla salute". Il ricorso, spiegano Vanda Scarpelli (Fp Cgil Umbria), Nicola Preiti (Cgil Medici) e Mario Bravi (Cgil regionale dell’Umbria), è stato fatto "a tutela dei cittadini e non dei professionisti".

07 FEB - "Il Consiglio di Stato ha accolto il ricorso fatto dalla Regione Umbria per un fatto tecnico di legittimità dei ricorrenti, medici e sindacati, ma non per il merito della questione. Il Consiglio di Stato infatti non dice che il super ticket è dovuto, ma che il provvedimento colpisce direttamente gli interessi dei cittadini, cioè quello che abbiamo sempre sostenuto: che si tratta in sostanza di una nuova tassa, illegittima, per quei cittadini che vogliono eseguire una visita in libera professione presso i medici del sistema sanitario nazionale". Così Vanda Scarpelli (Fp Cgil Umbria), Nicola Preiti (Cgil Medici) e Mario Bravi (Cgil regionale dell’Umbria) hanno commentato la decisione del Consiglio di Stato che aveva accolto gli appelli proposti dalla Regione Umbria contro alcune sentenze del Tar umbro che avevano dato ragione ad alcuni sindacati medici ricorrenti contro la delibera regionale che prevedeva l’aumento del 29% della tariffa per ogni singola prestazione in intramoenia, in alternativa al ticket di 10 euro sulle ricette per la specialistica.

"Il ricorso promosso anche dalla nostra organizzazione è stato fatto, quindi, a tutela dei cittadini e non degli interessi di parte dei professionisti del sistema sanitario pubblico. E va chiarito che, se malauguratamente la Regione dovesse reintrodurre i super ticket, potrebbe essere travolta da un’innumerevole quantità di ricorsi o colpita da una class action da parte dei cittadini paganti, che sarebbero, come indicato dal Consiglio di Stato, quelli legittimati a impugnare il provvedimento - spiega i sindacalisti in una nota -. Ricordiamo che l’Umbria è l’unica regione ad aver assunto questo provvedimento in misura così consistente e che la tassa non è dovuta se la prestazione è fornita da un professionista privato. E non si tratta di “un mero provvedimento attuativo”, come si sostiene, ma bensì del frutto di un accordo della Regione con i ministeri competenti. Quindi la Regione Umbria poteva agire diversamente come hanno fatto tutte le altre regioni".

"C’è di più, la Basilicata non solo non ha introdotto questo super ticket, ma essendo in equilibrio di bilancio (come l’Umbria) da un anno ha abolito completamente qualunque ticket sulle prestazioni specialistiche. Ci domandiamo: a cosa servono questi soldi in più se l’Umbria è in attivo di bilancio anche nel 2013? Sarebbe solo un voler infierire sui cittadini senza necessità per il sistema - prosegue la nota -. Nella profonda crisi che sta attraversando l’Umbria, dove c’é il più alto incidenza di cassa integrazione – e ricordiamo in Italia ben 9 milioni di cittadini rinunciano a curarsi per mancanza di soldi – chiediamo alla Giunta regionale di togliere tutti i ticket, non di aggiungerne altri e che si possano garantire le necessarie prestazioni senza liste di attesa e senza visite private. Dobbiamo cioè riorganizzare il sistema".

"Sottolineiamo, infine - concludono i sindacalisti - che la Regione, con recente atto, ha prorogato la possibilità di effettuare l’intramoenia allargata, cioè negli studi privati, nonostante l’Umbria risulti in possesso di adeguati spazi: una evidente incoerenza. Sarebbe utile, dunque, confrontarsi per aggredire i tanti ostacoli che impediscono una vera riforma del sistema".

07 febbraio 2014
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