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Lazio. Un po' di chiarezza sul Protocollo d'intesa per la continuità assistenziale

di Pier Luigi Bartoletti

Quando si parla di h24 si intende il miglioramento organizzativo dell’attuale rete assistenziale territoriale, migliorando sia l'assistenza primaria che la continuità assistenziale. Non tutti gli studi saranno aperti h12 tutti i giorni, ma ci dovrà essere, per ogni Distretto, una struttura delle cure primarie aperta in tale orario. Per tutto questo non serve un nuovo accordo, ma solo attuare le norme del 2009 non ancora attuate

26 LUG - È stato siglato lo scorso mercoledì il protocollo d’intesa con la Regione Lazio atto a finalizzare entro breve tempo un progetto complessivo di riordino della rete di assistenza territoriale, altresì definita di cure primarie. Cosa significa tale firma, cosa cambia rispetto al passato e cosa cambierà nel futuro?

Il significato di questo protocollo risiede nella definizione di un percorso condiviso con la Regione Lazio che superando vecchie logiche contrattualistiche e di contrapposizione apre al confronto su obiettivi di servizio, definendo quali essi siano ed indicando un percorso che dovrà portare ad usare lo strumento contrattuale nell’ambito di un più ampio progetto di sistema.
Quali sono questi obiettivi? In primo luogo si parte dalle esigenze dei cittadini, si evitano slogan propagandistici e si va direttamente ad enunciare quali siano le cose da fare e quali i tempi in cui farle.

Cerchiamo di fare chiarezza. Quando si parla di h24 si intende il miglioramento organizzativo dell’attuale rete assistenziale territoriale, che già oggi è h24 (assistenza primaria e continuità assistenziale) e si intende che detta riorganizzazione dovrà essere attuata potenziando entrambi i servizi e non solo uno a scapito dell’altro. Quando si parla di strutture aperte h12 tutti i giorni della settimana, si dà una risposta ad un problema evidente, ovvero che 114 giorni l’anno la rete assistenziale territoriale non ha punti di riferimento assistenziali, costringendo le persone, necessariamente, a rivolgersi ai Pronto Soccorso, alle farmacie e solo per le visite domiciliari alla continuità assistenziale.
Avere un riferimento assistenziale non significa che tutti gli studi saranno aperti 12 ore al giorno tutti i giorni della settimana, ma semplicemente che per ogni distretto ci dovrà essere una struttura delle cure primarie aperta in tale orario. Anche qui niente di nuovo, a Piazza Istria lo si fa da anni con successo e si tratta solo di estendere tale servizio, sia in strutture pubbliche ove disponibili, sia in altre strutture se quelle pubbliche (Case della Salute) non ci sono.

A tale servizio possono partecipare tutti i colleghi che lo desiderino, seguendo, anche qui nulla di nuovo, le procedure già applicate nel progetto AmbMed nell’ambito di competenze specifiche della medicina generale, senza pericolose derive “prontosoccorsistiche”.

Un nuovo accordo regionale? No. Perché non è detto che oggi serva definire un nuovo accordo regionale, tralaltro di difficile composizione, vista la situazione attuale che vede aperta la fase di rinnovo convenzionale nazionale. Si userà - questa la nostra proposta - tutto il materiale contrattuale a nostra disposizione, attuando le norme non ancora attuate dal 2009 ed usando gli strumenti esistenti, che sono già abbondantemente sufficienti a migliorare il sistema.

Presa in carico dei pazienti cronici: argomento già abbondantemente discusso, dibattuto ed anche attuato in alcune aree, si tratta di metterlo a sistema, di renderlo operativo in tutta la regione e non solo in alcune zone (Pontecorvo,Sezze). A questo va legato il problema dei tempi di attesa, oggi scandalosi, e la necessaria definizione di un piattaforma informatica che consenta di poter gestire in modo integrato i pazienti affetti da patologie croniche.

“C’è chi dice no”, e ben venga chi ha critiche sensate e proposte migliorative, magari meno incentrate sull’induzione di paure e di chissà quali rischi per la categoria. L’unico rischio che vediamo è che si continui solo a dire no, cosa che fa il gioco di chi - e sono in molti - spera ardentemente che non cambi nulla, oppure che si continui nel “tanto peggio tanto meglio”.
Per dare un miglior servizio ai cittadini e maggior dignità alla professione, per dare ai colleghi a basso numero di scelte ed ai giovani un futuro migliore serve invece assumersi le proprie responsabilità, servono decisioni e scelte, non basta solo dire "no".

Pier Luigi Bartoletti
Segretario Fimmg Lazio 

26 luglio 2014
© Riproduzione riservata

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