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Chiamparino e quelle tasse sul Piemonte

di Ivan Cavicchi

Se il mal governo crea degli sprechi e il governatore impone tasse ai cittadini vuol dire che a immoralità aggiungo altra immoralità. Cioè il paradosso è far pagare a degli innocenti delle tasse sugli sprechi.

14 NOV - La notizia vera non è Chiamparino, presidente della regione Piemonte ,che per compensare un disavanzo presumibile di 8 mld in buona parte causato da cattiva spesa sanitaria soprattutto ospedaliera, ha imposto ai suoi concittadini una legnata fiscale alzando al massimo l’aliquota irpef, (le regioni hanno sempre rifinanziato i loro disavanzi tassando i cittadini), ma sono le sue dichiarazioni: la prima è che secondo lui alle tasse non vi sono alternative, la seconda è che lui non sarebbe andato “con il cappello in mano” a chiedere l’elemosina al governo e la terza è che la sua manovra è un’altra cosa rispetto ai tagli che la legge di stabilità impone alle regioni (presto i piemontesi si prenderanno un’altra batosta).

Siamo proprio sicuri che in una situazione nazionale nella quale la pressione fiscale frena la crescita, l’unico modo per governare un disavanzo sia quello delle tasse? E’ proprio vero che alle tasse non vi è alternativa?
In sanità,lo abbiamo detto ormai tante volte, questa assurdo imperativo è infondato ma a condizione di avere una politica che intervenga sulle diffuse diseconomie/anti economie del sistema sanitario. Non si tratta solo di definire tecniche per il recupero delle risorse mal spese ma anche di avere dei governatori, degli assessori, dei direttori generali, dei dirigenti sanitari, degli operatori, cioè un sistema di soggetti responsabili disposto a fare senza gli abusi di cui è vittima la sanità per causa loro. Tutto qui? No.. ci vuole anche una strategia, una rotta da seguire, un progetto di moralità economica da costruire.

A più riprese ho definito gli sprechi come fenomeni immorali (QS 27 ottobre) fino a parlare della loro “immoralità devastante ” (Manifesto 4 novembre) e ho visto con piacere che altri, pur confondendo “scelte etiche” con “scelte economiche”, hanno ripreso questa idea. Il governo morale è sicuramente economico in ogni senso, il governo economico non è detto che sia morale in ogni senso. L’eventualità che in ragione dei disavanzi di bilancio causati da immoralità del sistema di governo, si impongano ai cittadini, tasse, privazioni, rinunce...dal punto di vista morale non può essere data perché trattasi di immoralità che si aggiungerebbero ad altre immoralità.

Se il mal governo crea degli sprechi e il governatore impone tasse ai cittadini vuol dire che a immoralità aggiungo altra immoralità. Cioè il paradosso è far pagare a degli innocenti delle tasse sugli sprechi. Se gli sprechi sono immorali e non semplici diseconomie, allora la vera soluzione prima ancora di essere tecnica, (comprare al prezzo più basso i beni e servizi, fare concorsi corretti, trattare bene i malati, chiudere le strutture inutili, andare a lavorare tutti i giorni...) è politica...non di tasse si deve parlare ma di un altro genere di governo. Ma che vuol dire?

Vuol dire che invece di tassare gli sprechi del malgoverno si cambia governo, cioè genere di azienda, si selezionano certi direttori generali e non altri, si responsabilizzano e si coinvolgono gli operatori (stakeolder e shareholders),si innovano i modi del management, si ridefiniscono tanto i fini etici che quelli economici.
Oggi tutti sanno che:
• gli scopi delle Regioni sono prevalentemente economicistici
• che i direttori generali devono essere prima di ogni cosa economicistici
• che le virtù economicistiche dei direttori generali sono garantite dalle appartenenze politiche o confessionali
• che i criteri di scelta dei direttori generali obbediscono ad una meritocrazia di facciata
• che esiste un rapporto contrattuale tra governatore e direttori generali non di fiducia ma di assoggettamento.

Ebbene questo genere di management è uno spreco, una diseconomia, una immoralità che non si risolve come ha proposto il presidente della Toscana Rossi semplicemente riducendo i premi di produttività pur troppo alti ai direttori generali al contrario compensando la produttività morale come si deve. Non vorrei essere equivocato e meno che mai vorrei offendere i direttori generali per cui chiarisco: non è necessario che i direttori generali siano dei disonesti anche se vi sono quelli che ci fanno notare che loro sono etici perché fanno il loro dovere (ci mancherebbe altro che fossero pure non etici), è sufficiente che siano incongrui, inappropriati, incapaci, raccomandati, senza esperienza, burocrati, lottizzati...per dare corso con le loro incapacità ad una catena di sprechi senza fine. Abbiamo certamente dei direttori virtuosi cioè onesti e che prendono arbitrari premi di produttività mentre gli operatori hanno la retribuzione bloccata, ma che gestiscono dei limiti economici solo in un certo modo e non in un altro, cioè incapaci di evitare che i governatori come Chiamparino tassino i cittadini per i loro limiti.

E qui veniamo alla seconda affermazione di Chiamparino: per non chiedere elemosine al governo sono costretto a bastonare i cittadini. Ma al governatore, che tanto mi ricorda con il suo viso spigoloso quei pupazzetti di legno sbozzati con la punta del coltello venduti tra le sue montagne, chiediamo: possibile mai che tra l’elemosina e le tasse non vi siano altre strade?
Ora senza farla troppo lunga una soluzione ci sarebbe: Chiamparino chiama nel suo bel palazzo la sanità e la società...fa con loro un bell’accordo di riforma del sistema sanitario piemontese ...ma..che sia riforma riforma...non la solita robetta tipo patto per la salute...poi va dal governo con il suo bel progetto....mette sul tavolo le garanzie sui risparmi (quantità, tempi e modi) si fa autorizzare a reinvestirli in sanità ....e in un ragionevole arco di tempo ricomincia a risalire la china del disavanzo fino a mettersi in pari senza ridiscutere in nulla il diritto alla salute delle persone.
Tra il mondo dell’elemosina e quello delle tasse vi è, caro Chiamparino, l’intermondo della buona politica, del governo etico del bene pubblico, vi è la strada della riforma , cioè vi è l’idea che le tasse sullo spreco a carico dei cittadini per finanziare il malgoverno sono immorali. Quando Chiamparino dice che alle tasse sugli sprechi non esistono alternative ci dice dei suoi limiti politici e progettuali ma non delle possibilità che ha il sistema di cambiare e quindi ci dice che il problema vero sono i governatori che sanno solo mettere tasse.

Ivan Cavicchi 

14 novembre 2014
© Riproduzione riservata

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