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Pronto soccorso. L’accordo del Lazio tra Regione e sindacati è la via giusta per superare l’emergenza

di Saverio Proia

Con i nove punti dell’intesa si affronta in modo organico ed innovativo il problema, tenendo conto di tutte le esperienze positivamente adottate in altre Regioni ed in altri Stati europei ed extraeuropei con una maggiore responsabilità e autonomia operativa agli infermieri

27 GEN - Ottima l’intesa raggiunta in Regione Lazio tra Cgil, Cisl e Uil  del Comparto Sanità, la  Cabina di regia SSR e la Direzione regionale salute e integrazione sociosanitaria sulle misure per affrontare le problematiche relative al sovraffollamento dei Pronto soccorso/Dipartimento d’emergenza del Lazio ed in particolare nella Città di Roma.
 
Ad ogni caos invernale o estivo dei Pronto soccorso degli ospedali di Roma si sono lanciate varie ricette per affrontare tale emergenza, ricette più o meno valide, ma è la prima volta, a me sembra, che con i nove punti di tale intesa si affronta in modo organico ed innovativo il problema, dando una soluzione articolata, complessa e che tiene conto di tutte le esperienze positivamente adottate in altre Regioni ed in altri Stati europei ed extraeuropei.
 
Sono soluzioni che, se ben attuate, intervenendo in profondità sull’attuale organizzazione del lavoro in sanità potrebbero essere delle risposte adeguate all’emergenza attuale; sono tutte soluzioni, importanti e fondamentali ognuna ma che insieme potrebbero essere realmente efficaci ed efficienti.
 
Soluzioni che valorizzano ed apprezzano, in particolare, i due protagonisti professionali: infermieri e medici e che, in una chiave sanamente aziendalistica, mettono in campo misure atte al pieno utilizzo delle risorse logistiche, strumentali e soprattutto professionali ed umane.
 
Certamente il lavoro medico da siffatte misure potrà avere una diversa e più favorevole condizione e di operatività professionale, della quale da troppi anni se ne avverte la drammatica mancanza.
 
A quest’ultimo obiettivo contribuiranno sicuramente le scelte contenute in tale protocollo d’intesa che tendono a valorizzare il contributo del lavoro infermieristico, non solo nel coprire i vuoti d’organico e l’estensione delle degenze a bassa intensità di cura dove è prevalente la gestione infermieristica,  modalità utilizzata positivamente in altre regioni da anni, ma soprattutto l’adozione, anche nel Lazio, del cosiddetto metodo del “see and treat”, adottato già da quattro anni positivamente in Toscana.
 
E’ bene ricordare che questo metodo risulta essere  stato proposto dalla Società di Medicina di emergenza ed urgenza di quella Regione, condiviso da tutti gli ordini provinciali dei medici della Toscana, escluso quello di Lucca, e dal Consiglio Sanitario della Regione Toscana, a larga presenza medica ed adottato dalla Giunta Regionale, proprio per offrire  un modello di risposta assistenziale alle urgenze minori che ha avuto rapida ed estesa diffusione nel Servizio Sanitario Nazionale inglese e che è risultato efficace soprattutto nel contenimento delle attese.
 
Con questo  modello di risposta assistenziale alle urgenze minori nei  Pronto Soccorso della Regione si affida, ad un infermiere opportunamente formato e certificato, la possibilità di gestire una parte ben definita e ben identificata di pazienti afferenti per problematiche minori, sulla base di protocolli concordati.
 
L’aspetto legato all’attribuzione all’infermiere di una maggiore responsabilità ed autonomia operativa in situazioni ben definite, pre-determinate, rappresenta l’innovazione  più significativa che promuove  questo professionista dall’essere figura prevalentemente collaborativa; la finalità principale di tale modello è verificare la possibilità di un’ottimizzazione dei tempi di risposta all’utenza, delle risorse e dei tempi a disposizione nei servizi attraverso la valorizzazione della professionalità infermieristica che consente, al contempo, la possibilità di concentrare le risorse mediche sui casi a maggiore complessità clinica.
 
Quindi se il beneficiario primario di questa scelta è il cittadino che si è recato in un Pronto soccorso ospedaliero i beneficiari secondari sono sia il medico che potrà dedicarsi a quelle patologie o infortuni più complessi e l’infermiere che può rendere finalmente spendibile la sua straordinaria ed eccezionale  evoluzione formativa ed ordinamentale, voluta dal Parlamento con più leggi votate all’unanimità,  da “paramedico” a laureato in scienze infermieristiche, formato nelle stesse facoltà universitarie dove si formano i medici.
 
Prima era una sperimentazione regionale, ora con la legge 190/2014, su proposta del Ministero della Salute, è assunta a rango di norma primaria.
 
Se questa intesa diverrà realtà operante ed estesa l’orgoglio di appartenenza a questa Regione e di essere operatore di questo Servizio Sanitario Regionale potrà certamente crescere.
 
Saverio Proia

27 gennaio 2015
© Riproduzione riservata

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