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Sardegna. Federsanità Anci: “Vogliamo essere partner della Regione per un maggior coinvolgimento di Comuni e Distretti”. Intervista al neo direttore Flavio Sensi


A 36 anni è il più giovane direttore nell'ambito della Federazione nazionale. Ma ha già le idee chiare e traccia la rotta da seguire: "I principali cambiamenti che proporremo vanno tutti nella direzione del governo clinico dei processi e dei percorsi di cura interaziendali, inter-istituzionali ed ospedale-territorio".

29 GEN - Flavio Sensi è il nuovo direttore regionale di Federsanità Anci in Sardegna. La nomina nasce con l'obiettivo di promuovere la riorganizzazione della sanità nella Regione, in sinergia con le Aziende e con i Comuni che, anche in vista del completo superamento delle Provincie, rivestiranno un ruolo fondamentale per ottimizzare i percorsi di integrazione sociosanitaria. Sensi raccoglie la sfida di rendere la Federazione in Sardegna un bacino sperimentale di innovazioni gestionali e funzionali da esportare nelle altre Regioni; 36 anni con già un profilo professionale di rilievo nazionale in ambito del Management ed innovazione della sanità italiana in collaborazione con Ministeri, Enti Centrali, Regioni e Aziende, è il più giovane direttore nell'ambito della Federazione Nazionale. 
 
Quali saranno le prime direttrici su cui intende lavorare?
Certamente il primo obiettivo da realizzare insieme al nostro Esecutivo Nazionale e all’ANCI è proporre la Federazione quale solido partner istituzionale della Sardegna sul tema dei percorsi relativi alla cronicità ed alla fragilità, rafforzando e valorizzando il coinvolgimento dei Comuni, dei Direttori Socio-Sanitari e dei Distretti per un supporto operativo alla riorganizzazione delle 3 reti assistenziali nella Regione: quella ospedaliera, quella della emergenza-urgenza e quella della cure primarie territoriali. Il secondo, in rapida successione, è certamente quello di connotare la Federazione Regionale quale cantiere per la raccolta sistematica e il concreto/veloce sviluppo di progetti a valenza nazionale per l’integrazione e per la continuità assistenziale.

La Sardegna è una realtà che presenta numerose specificità. Come intende muoversi?
Ho aderito con entusiasmo e con determinazione a questo intento e ho l’impressione positiva che la Regione Sardegna non sarà da meno, soprattutto in termini di contributo diretto alla complessiva stagione delle riforme in corso in ambito nazionale; la Regione ha peraltro in questi giorni avviato una stagione di cambiamenti importanti nel Management e nell’assetto istituzionale della Sanità ed è quindi un’occasione importantissima da sfruttare in pieno. La Sardegna ha intrinseca nella propria natura territoriale e sociale la possibilità di poter essere un bacino inesauribile di sperimentazioni ed innovazioni immediatamente applicabili. Con Federsanità abbiamo prospettato importanti cantieri di lavoro che sono già stati individuati quali piloti best practices da poter esportare in altre regioni; i principali cambiamenti che proporremo come Federazione a regione e governo vanno tutti nella direzione del governo clinico dei processi e dei percorsi di cura interaziendali, inter-istituzionali ed ospedale territorio; alcune innovazioni gestionali a supporto della appropriatezza della spesa e delle cure e della loro valutazione sistematica in termini di qualità e performance; l’introduzione delle più avanzate logiche e principi di Health Technology Assessment che consentono un ritorno immediato dell’investimento in termini di qualità e di risorse risparmiate consentirà di utilizzare al meglio tecnologie biomediche e biotecnologiche all’avanguardia; dobbiamo, inoltre, puntare ad alcune aree strategiche, in termini di bisogno locale di salute, quali quello della salute mentale e della nutrizione.
 
La sfida decisiva oggi è riuscire a garantire il cambiamento all’interno di un quadro economico sempre più complesso. Da dove partire?
Così come concepiti oggi i tagli in Sanità non hanno senso. Sono solo suggestioni o tentativi che non possono avere un esito, attraverso i tagli lineari al massimo si passa dalla spesa a carico del SSN a quella che grava direttamente sul cittadino. Il nostro assetto sistemico ed istituzionale per la Salute è tra i migliori al mondo e la vera sfida è recuperare produttività e risorse attraverso l’applicazione concreta e diffusa dei percorsi diagnostico terapeutici assistenziali sulla base delle più avanzate evidenze scientifiche, tecnologiche e gestionali internazionali e basate su reti cliniche regionali per ciascuna patologia; gli audit sistematici, il monitoraggio, il benchmark e la tracciabilità univoca di tutte le azioni degli operatori a qualsiasi titolo consentono, a cascata, il recupero di rilevanti risorse e consumi in ciascuna azienda sanitaria, risorse che possono essere reinvestite in risorse umane, strutturali e tecnologiche. Ad ogni singolo allert, in ogni singola azienda deve però seguire una reazione immediata, concreta e capillare in termini di allocazione delle professionalità giuste al posto giusto e di allocazione dei consumi a qualsiasi titolo. Il cambiamento per l’appropriatezza clinica, di competenze ed amministrativa è già cominciato da tempo, ma bisogna darvi un’accelerata senza precedenti. Applicando questa metodologia in tutte le aziende è possibile recuperare diverse decine di milioni di euro per anno in tutte le regioni e dunque investire in persone, tecnologie e strutture senza aumentare di un euro l’attuale spesa sanitaria.

Lei è il direttore regionale più giovane in Federsanità ANCI. Può essere interpretato come una spinta al rinnovamento per il sistema sanitario?
Ritengo, con dati analitici alla mano, che le ASL italiane con presidi ospedalieri al proprio interno sono in assoluto le organizzazioni aziendali più complesse al mondo; questo per una serie irripetibile di fattori coesistenti in termini di complessità dimensionale, tecnologica, multi-professionale, multidisciplinare, finanziaria, di integrazione inter-istituzionale ed economico-gestionale e dell’apparato normativo, burocratico ed amministrativo che le caratterizza, nonché per le responsabilità e l’impatto sulla società e sui territori. Essere tra i più giovani in contesti come questo lo vivo certamente come un importante successo, una soddisfazione che mi spinge a dare e migliorare sempre di più. Ma il rinnovamento “anagrafico” nella governance di queste organizzazioni così importanti e complesse, proprio per i motivi prima descritti, non può assolutamente essere una moda o un fattore di successo di per sè; sono irrinunciabili le attitudini specifiche e personali, la determinazione, spiccate capacità tecniche, innata spinta energetica e motivazionale oltre che spirito di sacrificio, anche personale, a beneficio della collettività e del benessere organizzativo di tutto il sistema. Caratteristiche e attitudini fondamentali come queste, speriamo possano ad esempio prevalere in luogo degli attuali “requisiti” meramente burocratico/amministrativi, anche quali criteri per la costituzione dell’atteso albo nazionale dei Direttori Generali delle aziende sanitarie pubbliche in via di istituzione presso il Ministero della Salute. Uno dei successi più gratificanti per me sarebbe inoltre quello di continuare a contribuire nella ricerca e nello sviluppo di professionisti in tutti gli ambiti della Sanità e di tutte le età che abbiano le caratteristiche che le accennavo e vederli diventare protagonisti del successo del nostro Servizio Sanitario Nazionale.
 
Gennaro Barbieri

29 gennaio 2015
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