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Speciale. Weekend in ospedale contro le liste d’attesa. Ai pazienti piace, ai medici un po’ meno


È partito il 15 gennaio il Piano della Regione Lazio che prevede la possibilità di fare esami diagnostici anche il sabato e la domenica. L’esperimento coinvolge al momento tre ospedali romani: San Camillo, Sant'Andrea e San Giovanni. Operazione politica o reale ampliamento dell’offerta? Siamo andati a vedere come funziona, interrogando pazienti e operatori.

01 FEB - Dopo due settimane dal via del Piano liste d’attesa del Lazio, abbiamo deciso di andare a tastare il polso della situazione nelle corsie dei tre ospedali romani coinvolti nell’iniziativa (San Camillo, Sant'Andrea e San Giovanni), e di ascoltare pareri e giudizi da parte dei pazienti e del personale sanitario.
 
Prima tappa sono stati gli ambulatori di radiologia dell’Azienda ospedaliera Sant'Andrea. Nell’ampia sala d’attesa, già all’ora di pranzo, erano presenti diversi pazienti. Alla richiesta di un giudizio su quest’iniziativa di visite ed esami anche nel weekend, tutti si dicevano pienamente soddisfatti, in particolare per i tempi di attesa che mediamente nel fine settimana, ci hanno riferito i pazienti interpellati, si aggirano tra i 6 ed i 10 giorni dalla prenotazione, contro attese che possono essere anche di qualche mese nella settimana lavorativa normale. Di certo, come detto da una signora, “il weekend avrei preferito passarlo a casa con i nipoti invece che seduta in corsia ad aspettare una esame”, ma “pur di abbreviare l’attesa e non dover pagare cifre elevate per usufruire degli stessi servizi in strutture private”, va bene far di necessità virtù e dunque “ben venga la visita anche di sabato pomeriggio”.
Ma a questo punto bastava rigirare la stessa domanda al personale medico ed infermieristico per sentire risposte dal tono ben diverso e con giudizi pesantemente negativi. I medici interpellati hanno tutti bocciato il Piano, visto come una trovata meramente pubblicitaria della “solita politica” per apparire vicina e attenta alle esigenze del cittadino. “In realtà, pur essendo di fatto apprezzata dai pazienti, altrimenti costretti ad attese di mesi, - afferma un dottore - sarebbe bastato usufruire meglio degli ‘spazi morti’ infrasettimanali e di quelli del sabato mattina per poter sopperire allo stesso modo alle esigenze delle persone senza doverle scomodare nei weekend e senza la necessità di far perdere al  personale medico il periodo di riposo infrasettimanale”. I cittadini, però, mostrano di apprezzare, come spiega anche un radiologo, “abbiamo calcolato che in media, in queste giornate, riusciamo a fare 14 risonanze magnetiche ogni 6 ore”. L’adesione al servizio per il personale è volontaria, e per quanto riguarda l’aspetto economico, “le giornate vengono pagate come una normale prestazione intramoenia, senza alcun supplemento per il giorno festivo”.
Sulla stessa lunghezza d’onda gli infermieri che, oltre la mancanza del riposo, giudicavano “irrisorie” le cifre con le quali sarebbe stato pagato loro lo straordinario. Cifre che, a loro dire, non erano ancora certe e che si sarebbero dovute aggirare intorno ai 140 euro lordi aggiuntivi. Sempre per gli infermieri sarebbe stato sufficiente seguire il modello già intrapreso presso la neuroradiologia del S.Andrea, allungando dunque i turni infrasettimanali fino alle 22 (invece che alle 19), in modo da poter smaltire meglio le visite in sovrannumero e sfruttare in maniera più efficiente gli spazi vuoti dei normali giorni lavorativi, “senza dover scomodare tutti nel fine settimana”.
 
Usciti dal S.Andrea ci siamo poi diretti verso un'altra azienda il San Camillo. Qui al momento, secondo quanto spiegato dall’ufficio informativo, il servizio nei weekend è stato attivato solo per la cardiologia. Anche in questo caso erano presenti molti pazienti, tanto da riempire completamente i posti a sedere della piccola sala d’attesa. Qui però la maggior parte delle persone avevano visite prenotate da ottobre-novembre e, grazie all’iniziativa degli ospedali aperti anche nei weekend, avevano avuto la possibilità di potersi far visitare con qualche settimana di anticipo rispetto al previsto. Nessuno era particolarmente felice di dover passare il fine settimana in ospedale, ma a giudizio di tutti, “viste le vergognose attese di mesi alle quali siamo ormai abituati”, prevaleva quasi l’incredulità nel sentirsi chiamare dall’ospedale “addirittura prima del giorno di visita previsto”. L’impressione era che qui il personale medico fosse meno presente, almeno in rapporto al numero di pazienti in sala, tanto che è stato impossibile fermarsi a parlare anche per pochi minuti.
 
Ultima tappa del tour il San Giovanni, anche qui il Piano è partito il 15 gennaio e prevede che la domenica mattina si possano effettuare Risonanze magnetiche, più precisamente 12 esami a domenica. Anche qui i pazienti mostrano di gradire il servizio in generale ma anche per l’opportunità di poter sfruttare il sabato e la domenica. “Le dirò, preferisco venire nel weekend visto che non lavoro”, afferma infatti un signore in attesa.  “Penso che sia un’opportunità in più”, sottolinea invece una signora. Come negli altri ospedali diverso il parere dei camici bianchi. “Sono qui soltanto per i pazienti che, invece mostrano di gradire il servizio”, afferma un medico che specifica anche come ci sia stata una bassa adesione tra i colleghi. “Molti non sono disposti a sacrificarsi nel fine settimana e poi il servizio ci viene pagato come una giornata normale di attività intramoenia”. Più severo il giudizio di un altro dottore: “Non ho aderito penso sia solo un’operazione per farsi pubblicità il cui carico di lavoro ricade solo su di noi”.
 
Come funziona il progetto "Nuovo Dottor Cup"
Il Piano prevede visite ed esami diagnostici anche nei weekend, e una corsia preferenziale ai medici di base per prescrivere esami urgenti da effettuare in tre giorni. Questo maggiore coinvolgimento dei medici di base nasce con l’obiettivo, non solo di ridurre l’intasamento nei Pronto Soccorso ormai in condizioni di collasso, ma anche per limitare gli ‘errori’ nel riconoscimento delle esenzioni dal ticket per reddito che, solo nel corso del 2009, hanno generato ammanchi per 62 milioni di euro nelle casse della Regione. Il protocollo d'intesa è stato firmato dalla Regione con le associazioni di categoria dei medici di base e dei pediatri: Fp Cgil Medici, Cisl Medici, Fimmg, Snami, Smi, Simet e Sumai. Nell'accordo sono previsti interventi sia sulle prestazioni urgenti che su quelle meno immediate. Per le prime, dal 15 gennaio è stato attivato il progetto "Nuovo Dottor Cup", che permette ai medici di base, in caso di vera necessità, di prenotare prestazioni sanitarie da effettuarsi entro tre giorni, grazie a un numero verde dedicato. Per le prestazioni non urgenti, invece, sarà un sms, una telefonata o una e-mail a ricordare ai pazienti una visita imminente. In caso di mancata conferma, o di silenzio, la visita sarà rimessa subito a disposizione dell'intero sistema.
 
Luciano Fassari
Giovanni Rodriquez

01 febbraio 2011
© Riproduzione riservata

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