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Veneto. Accordo con i medici di famiglia: assistenza 12 ore al giorno. Spesa: 100 mln in 4 anni


E' la novità introdotta dall'intesa siglata tra Regione e sindacati. I gruppi dei medici di medicina generale erogheranno 12 ore di assistenza quotidiana ai pazienti, tutti i giorni della settimana. Il resto della giornata sarà coperto dai medici di guardia. Previsto un bonus di 10 euro a camice bianco per ogni persona curata. L'INTESA

06 MAR - Cento milioni in quattro anni per l’allestimento sul territorio veneto delle equipe dei medici di medicina generale che garantiranno, a rotazione, 12 ore di assistenza quotidiana ai pazienti ogni giorno della settimana. E’ la novità introdotta dal protocollo siglato a Palazzo Balbi dall’assessore Luca Coletto, dal direttore generale alla Sanità Domenico Mantoan e dai sindacati di categoria.

L’accordo prevede inoltre che l’altra metà della giornata, cioè la fascia serale e quella notturna, saranno coperte dai medici di guardia che infatti sono già stati chiamati a un tavolo tecnico e che potranno ricevere i pazienti negli stessi ambulatori dei colleghi. La Regione, da parte sua, riconoscerà un bonus di 10 euro per ogni persona assistita e si farò carico della spesa del personale infermieristico e amministrativo operativo presso i vari gruppi. Per l’attività diagnostica sono state invece previste due opzioni: l’invio di uno specialista a richiesta del medico curante oppure un rimborso per la prestazione erogata in laboratorio.

Delineato quindi un modello di medicina full time che rappresenta il primo esempio in tutto il Paese. “L’obiettivo dichiarato e condiviso tra le parti - commenta Mantoan - è far sì che nel giro di un paio d’anni l’80% della medicina generali operi in unità integrate di gruppo. In seguito saranno pazienti a scegliere, liberamente, a chi rivolgersi: se alle équipe o a chi lavora in modo individuale”.

Pina Onotri, segretario generale Smi, sottolinea che in Veneto “si volta pagina: un modello che prevede, intanto, risorse aggiuntive adeguate per le cure primarie, per quattro anni, 25 milioni annui, dalla regione per finanziare lo sviluppo di queste realtà, un laboratorio per il resto del Paese, soprattutto a pochi giorni dall'intesa per la variazione dell’atto di indirizzo da parte del Comitato di Settore Sanità”.

Entrando nel merito dell’accordo, Franco Ferrigato, dirigente regionale Smi, evidenzia la necessità di un “percorso preciso per la riorganizzazione delle cure territoriali, saldamente ancorato alla costituzione di gruppi non strutturali, ma basati su modelli funzionali, così da consentire, quindi, una risposta adeguata alla mutata domanda di salute. I pilastri portanti saranno: l'informatizzazione, l'integrazione e adeguate risorse”.

“Fin dall'inizio abbiamo proposto la Medicina di Gruppo Integrate come unico modello riconosciuto a regime – prodsegue Ferrigato - abbiamo stimolato, condiviso ed ottenuto un primo contratto per l'informatizzazione, quindi iniziato il percorso dell'integrazione per costruire modelli funzionali che rispondano ai bisogni reali del territorio, sempre più caricato di compiti e sempre più oberato di pastocchie burocratiche. Per mettere un argine a questo problema, l'unica via possibile l'abbiamo identificata nella dotazione di personale di studio, 1 ogni 2.400 assistiti e infermieristico, 1 ogni 3.600 assistiti, totalmente a carico della regione, assunto da noi (tramite cooperativa) e rimborsato. Abbiamo ottenuto il riconoscimento di PIP prestazioni aggiuntive pagate per i PDTA e il riconoscimento degli obiettivi di appropriatezza (auto pesando i dati)”.
 

06 marzo 2015
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