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Rinviato a giudizio medico obiettore. Si era rifiutato di fare ecografia a donne che avevano assunto pillola abortiva


Secondo l'accusa il medico avrebbe omesso di compiere atti d'ufficio in quanto le ecografie non sarebbero atti interruttivi della gravidanza. Il camice bianco aveva rifiutato effettuare l'ecografia di controllo a due donne che avevano  avviato la procedura d'interruzione di gravidanza, ponendo questioni di coscienza. I medici cattolici: “Medicina non è un distributore automatico di prestazioni e di esami”

02 APR - Rinviato a giudizio un medico, che per questioni di coscienza, si era rifiutato di effettuare un’ecografia a due ragazze che avevano assunto la pillola abortiva.
Come riporta l’Ansa “il gup Silvia Carpanini ha rinviato a giudizio Salvatore Felis, il medico ginecologo dell'ospedale San Martino di Genova che il 19 aprile 2014 rifiutò di fare l'ecografia a due ragazze che avevano assunto la pillola abortiva perché obiettore di coscienza. Secondo l'accusa il medico avrebbe omesso di compiere atti d'ufficio in quanto le ecografie non sarebbero atti interruttivi della gravidanza. Il processo è fissato al 9 giugno”.
 
Il caso. Il dottore, il 9 aprile 2014 era di guardia nel reparto di ostetricia e ginecologia dell'ospedale San Martino (era il sabato prima di Pasqua) e non aveva voluto effettuare l'ecografia di controllo alle due giovani donne, una di 19 e una di 29 anni, che avevano già avviato la procedura d'interruzione di gravidanza farmacologica prescritta da un altro medico due giorni prima ponendo questioni di coscienza.
Secondo l'accusa il medico si era rifiutato di eseguire l'ecografia prima della seconda somministrazione della pillola abortiva, prevista dalla procedura, e poi quella successiva alla somministrazione del farmaco stesso. Fu il padre di una delle due donne a chiamare la polizia e a presentare denuncia.
 
Il fatto fu segnalato alla direzione sanitaria e in seguito l'ufficio procedimenti disciplinari dell'ospedale San Martino "non ritenne di sottoporre a un giudizio disciplinare" il medico. Il caso era stato archiviato "per carenza di elementi sulla cui base procedere". Secondo gli avvocati Carlo Biondi e Vincenzo Marino, che difendono Felis, "il suo comportamento era stato rispettoso della legge e dei protocolli che disciplinano l'obiezione di coscienza a fronte di interruzione della gravidanza". L'inchiesta era stata coordinata dal sostituto procuratore di Genova Paola Calleri.
 
Sulla questione è intervenuto il presidente nazionale dell’associazione medici cattolici italiani Filippo Maria Boscia che in una nota ha evidenziato come “l’attuale controversia riguardante il rinvio a giudizio del dott. Salvatore Felis, ginecologo dell’ospedale San Martino di Genova, dovrà esaminare la questione del difficile rapporto odierno tra la buona medicina finalizzata all’esclusivo benessere e al rispetto della persona umana e l’autodeterminazione assoluta del cittadino-utente”. 
 
“I medici cattolici italiani desiderano ricordare che ogni attività medica è diretta a uomini, donne, bambini, giovani e anziani, la cui integrità è costituita da anima, corpo, spirito e sostanza. La medicina, infatti, nasce per agire con positivo e responsabile impegno al servizio dell’uomo e per conferire alla professione medica l’idea della responsabilità delle singole e proprie azioni, che devono essere compiute secondo scienza e coscienza”, aggiunge Boscia . “La medicina non è un distributore automatico di prestazioni e di esami richiesti in modo autonomo, né può soddisfare qualsiasi prestazione, magari anche impropria o richiesta in modo compulsivo dagli utenti. Nell’attuale panorama contemporaneo dove si e’ ormai diffusa una prassi medica sempre più centrata sull’autonomia e sull’autodeterminazione del paziente, tanto spesso disgiunta o in forte opposizione all’autonomia professionale del medico, peculiarmente in queste situazioni va recuperato il senso dell’alleanza terapeutica e va recuperato ogni valore dell’uomo persona”, fa notare il presidente dei medici cattolici.
 
“In risposta a ogni spiacevole situazione, ci si augura che un sistema sanitario autenticamente moderno ed efficiente, proponga prioritariamente modelli di medicina fortemente antropologici, affinché quell’ambito processo che amiamo definire “alleanza terapeutica”, essenziale in ogni processo di cura, promuova ogni auspicabile miglioramento della relazione tra medico e paziente”, si legge ancora nella nota.
 
“Occorre ricordarsi che la modernità non può e non deve coincidere con la più spietata e consistente medicalizzazione della vita. I medici cattolici ribadiscono ogni loro ferma volontà di realizzare quella buona medicina che non prescinda mai dal lato strettamente ontologico ma che connoti la persona e ogni sua innata identità relazionale. L’Amci si augura che ogni azione giudiziaria sia sempre equa, finalizzata al benessere della società, al bene comune e al rispetto dell’uomo e delle sue fragilità e che sappia ricomporre e stimolare un autentico rapporto di fiducia tra le parti interessate”.

02 aprile 2015
© Riproduzione riservata

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