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Percorsi diagnostico terapeutici assistenziali. Le proposte delle Regioni per le patologie gastrointestinali, reumatiche infiammatorie e auto-immuni


Due i documenti delle Regioni per diffondere i Pdta e rispondere alle urgenze e alle criticità dei pazienti. Solo il 56% delle Regioni li adotta in particolare al Nord, solamente il 29% delle Associazioni dei pazienti è a conoscenza di un Pdta sulla propria patologia a livello nazionale. LE PATOLOGIE GASTROINTESTINALI LE MALATTIE REUMATICHE

07 AGO - Promuovere i Percorsi diagnostici terapeutici assistenziali (Pdta) nelle malattie infiammatorie croniche dell’intestino, la malattia di crohn e la colite ulcerosa e nelle malattie reumatiche infiammatorie e auto-immuni. Percorsi che rispondono efficacemente alla frammentazione organizzativa dei servizi sanitari, specie nell’interfaccia ospedale-territorio, riducendo i rischi connessi al passaggio del paziente dall’Ospedale ai servizi territoriali e alla medicina di base.
 
È questo l’obiettivo dei due documenti elaborati dalla Conferenza delle Regioni - con il Coordinamento nazionale delle Associazioni dei Malati Cronici (CnAMC) di Cittadinanzattiva in collaborazione con le Associazioni Amici (Associazione Nazionale per le Malattie Croniche dell’Intestino) e Anmar (Associazione Nazionale Malati Reumatici) – e che saranno sottoposti all’attenzione della Stato Regioni. Documenti che fotografano lo stato dell’arte delle malattie gastrointestinali e di quelle reumatiche infiammatorie e auto-immuni.
 
Le Proposte in particolare si inseriscono all’interno del processo di deospedalizzazione e territorializzazione delle cure, coerentemente con quanto previsto in proposito nel Patto per la Salute 2014-2016.
 
I Pdta, ricordano le Regioni, sono uno degli strumenti che maggiormente consente di utilizzare gli “strumenti di governance” per rispondere alle urgenze e criticità espresse dai pazienti, garantendo qualità ed uniformità di cure su tutto il territorio nazionale, in particolare quando si parla di patologie croniche.
 
Un’uniformità tutt’altro che scontata. Non sono infatti così diffusi e conosciuti. Solamente il 29% delle Associazioni è a conoscenza di un Pdta relativo alla propria patologia a livello nazionale. Per la metà (51%) delle Associazioni non esistono Pdta nella propria patologia di riferimento, il 20%, invece, non ne è a conoscenza
 
Anche nel caso sia definito un Pdta a livello nazionale, non è affatto scontato che questo venga recepito da tutte le Regioni: ciò  avviene solo nel 8% dei casi. Sono solo alcune regioni ad adottarlo (56%). In prevalenza si tratta di regioni del Nord Italia: Piemonte primo fra tutti, Lombardia, Veneto, Valle D’Aosta ed Emilia Romagna. Del Centro Italia, nel campione di patologie di cui fanno parte le Associazioni che hanno partecipato alla rilevazione, troviamo solo il Lazio.
Mentre nel Sud Italia, vengono adottati Pdta in Puglia, Basilicata e Calabria. 
Per alcune Associazioni il problema non si pone (11%) perché non esiste un Pdta né a livello nazionale, né a livello regionale.
Il 25% infine non ne è a conoscenza.
Solo il 17% delle Associazioni, però, afferma di sentirsi inserito in un Percorso. Il 47% lo è in parte ed il 36% non si sente all’interno di un Percorso Diagnostico Terapeutico e Assistenziale.
 
 
Lo stato dell’arte delle patologie.
 
Le Malattie Infiammatorie Croniche dell’intestino (Mici) hanno un’incidenza stimata intorno ai 10-15 nuovi casi su 100mila abitanti all’anno, con una prevalenza calcolata di circa lo 0,2 - 0,4%. Nonostante questo, permangono notevoli differenze da Regione a Regione per quanto riguarda la tempestività della diagnosi, l’accesso alle terapie farmacologiche, con particolare riguardo a quelle innovative, ad un’appropriata ed efficace presa in carico dei pazienti, ecc. In particolare le Regioni che hanno inserito riferimenti alle malattie infiammatorie croniche intestinali nella programmazione sono poche e ancor meno quelle che hanno previsto un percorso diagnostico terapeutico assistenziale con conseguenti problemi di mobilità sanitaria.
 
Per quanto riguarda le malattie reumatiche (con particolare riferimento all’Artrite Reumatoide, malattia più frequente e più studiata di questo gruppo) vengono contemplate nei documenti di programmazione sanitaria solamente a partire dal 2008, ma solamente alcune realtà regionali hanno dato rilevanza a questo tipo di malattie nei Piani Sanitari e Socio-Sanitari regionali (Friuli Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Lombardia, Marche, Puglia, Sardegna, Toscana, Sicilia  e Veneto)
 
E se poche sono le Regioni che hanno inserito riferimenti alle malattie reumatiche nella programmazione, ancor meno sono quelle che hanno messo in campo, concretamente, strumenti volti a migliorare la presa in carico delle persone come la definizione di Pdta. Tra le regioni virtuose spiccano Puglia e Lombardia.
 

07 agosto 2015
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