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Puglia. Gravi carenze all’Oncologico di Bari. Chiusura in vista. Ma la direzione rassicura


“Cronica carenza di personale con gravissimi disagi anche per gli ammalati, mancate aperture di 3delle 6 sale operatorie, utilizzo improprio delle risorse economiche, voci di un possibile accorpamento con il policlinico di Bari”. Su questo il Consigliere Gianni Stea chiede chiarimenti al presidente Michele Emiliano. Intanto la direzione dell’Irccs replica: “Non c’è alcuna volontà di chiudere alcun reparto”.

28 AGO - “Chiediamo al presidente della Regione, Michele Emiliano, di chiarire immediatamente le varie problematiche che affliggono l'Irccs Giovanni Paolo II, ospedale oncologico di Bari. Perché si tratta di un centro specialistico per la cura di malattie sovente molto gravi e perché è assurdo sottoporre ad ulteriori disagi chi già soffre di tali patologie”. E’ quanto scrive in una nota Gianni Stea, consigliere alla Regione Puglia per il gruppo Ap-Ncd-Lista Schittulli, denunciando che, “da notizie apprese, l'Oncologico di Bari vive una situazione delicata, aggravata, secondo alcune denunce che meritano un approfondimento, da una gestione aziendale che non appare all'altezza del delicatissimo compito che le compete".
 
L'allarme riguarda, in particolare, la "cronica carenza di personale sanitario con gravissimi disagi per gli ammalati e il personale in servizio costretto a turnazioni al di fuori di ogni accordo aziendale; mancate aperture di tre delle 6 sale operatorie; utilizzo improprio delle risorse economiche, con l'impegno di circa 700mila euro per l'assunzione di personale amministrativo esterno attualmente impiegato agli uffici Cup/ticket, a fronte di un esubero di personale amministrativo interno come dichiarato dallo stesso management; spostamento degli ambienti della Direzione scientifica e degli Uffici formazione dell'Istituto senza alcuna gara d'appalto e senza aver pianificato nulla con il neo direttore scientifico che ancora oggi non ha la firma del direttore generale sul proprio contratto; successione di ben 5 direttori scientifici; mancata istituzione del Servizio prevenzione e protezione, con la nomina del responsabile, ma senza che lo stesso Servizio sia attivo in palese violazione del D.lgs 81/2008; diritti contrattuali negati ai dipendenti; in tre anni ci sono stati ben 4 scioperi. E, ciliegina sulla torta, l'assenza di distributori dell'acqua per gli utenti: il bar interno, con appalto di 15 anni, è aperto dal lunedì al sabato dalle 6 alle 18 e la domenica dalle 6 alle 12, nei festivi è chiuso”.

“A tutto ciò – prosegue Gianni Stea – si aggiungono le voci insistenti e mai smentite circa la possibilità di accorpamento con il policlinico di Bari e la conseguente soppressione di servizi fondamentali per un centro di Oncologia. Una situazione che creerà ulteriori problematiche ad ammalati che, nessuno dimentichi mai, soffrono di malattie sovente molto gravi. A fronte di una situazione che è ormai insostenibile, si apprende, e di tanto chiediamo ulteriori chiarimenti, che con determina 387 del 23/07/2015 adottata dall'Area gestione risorse umane, viene liquidata a favore del direttore generale, una quota integrativa al trattamento economico pari a euro 17,948,47, oltre ad altri oneri a carico dell'Ente, per ‘raggiungimento di obiettivi assegnati dal Civ’. Orbene, partendo dal presupposto che per noi di Ap-Ncd, la meritocrazia è sacrosanta, dal momento però che si tratta di fondi pubblici, gradiremmo conoscere – conclude il consigliere Stea - nel dettaglio quali siano appunto questi obiettivi raggiunti”.

In attesa di una replica da parte della Giunta Regionale, a farsi sentire è stata intanto la direzione generale dell’ospedale oncologico, che alla Gazzetta di Bari ha dichiarato: “Vorrei tranquillizzare i pazienti oncologici che si affidano alle nostre cure e alla nostra professionalità che non c’è nessuna volontà di chiudere alcun reparto”.

28 agosto 2015
© Riproduzione riservata

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