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Lazio: cresce l’offerta dialitica ambulatoriale e domiciliare pubblica, +24% in 15 anni


Sono questi i dati resi noti dall’Asp. Dal 1994 al 2009 nei centri pubblici l’offerta è passata dal 36% al 60%. È diminuita invece la percentuale di persone dializzate non autosufficienti, mentre l’età media dei pazienti si attesta intorno ai 66 anni.

21 MAR - Aumenta l’offerta dialitica ambulatoriale e domiciliare delle strutture pubbliche: in quindici anni è passata dal 36,3% del ‘94 al 55-60% nel 2009. È quanto emerso dagli ultimi dati su Dializzati e Trapiantati resi noti dall’Asp Lazio che ha fotografato l’offerta dialitica ambulatoriale e domiciliare delle strutture pubbliche e private dal 1994 al 2009. In particolare sono stati monitorati sia i pazienti già inseriti in un programma di dialisi cronica (prevalenti), sia coloro che invece avevano appena iniziato il trattamento (incidenti). Esclusi quindi quelli in regime di ricovero.
Nel 2009 erano attivi nel Lazio 91 centri dialisi: 54 pubblici e 37 a gestione privata. L’età media dei pazienti nel 2009 era intorno ai 67 anni tra quelli già in trattamento e di 66,3 tra coloro che hanno iniziato le cure nel corso dell’anno.
Dal 1994 al 2009 l’offerta dei centri pubblici è aumentata: sono passati dal 36,3% dei pazienti in carico al 58,4%. Nel 2009, rispetto al 2008, si è registrato un incremento sia del tasso di prevalenza di persone in dialisi per milione di abitanti (pmp), passato da 786 a 793, sia del tasso di incidenza (da 158 a 159). Si è assistito anche ad un rapido cambiamento della struttura per età della popolazione in trattamento dialitico. Dal 1994 al 2009, la quota di persone con età >74 anni è passata dal 13,1% al 35,0% fra i prevalenti e dal 16,6% al 36,2% fra gli incidenti.
Nel corso dei quindici anni in esame sono stati notificati 8.087 decessi. Le principali cause di morte tra i 612 decessi notificati nel 2009 sono state quelle cardiache (6,6 decessi per 100 persone in dialisi), seguite dalle vascolari e dalla cachessia (1,6). Il 67,0% dei pazienti in dialisi non è stato giudicato idoneo al trapianto.
Negli anni 1994-2009 è diminuita la percentuale di persone non autosufficienti nonostante il corrispondente incremento dell’età media. Fra le persone prevalenti in dialisi, il 43,0% era in grado di svolgere qualsiasi attività compatibilmente con l’età, il 29,0% svolgeva una attività ridotta sia fuori che dentro casa, il 15,4% necessitava di aiuto sia in casa che fuori casa ed il 4,8% non aveva alcun tipo di autonomia personale; tra gli incidenti, le percentuali osservate erano rispettivamente del 40,3%, 24,3%, 19,1% e 7,0%.
La percentuale di persone che ha ricevuto una trasfusione nel corso della propria vita è passata dal 46,3% (1994) al 25,0% (2009). Tra gli incidenti la percentuale di trasfusi aveva mostrato una tendenza alla diminuzione, dal 29,6% del 1994 al 18,3% del 2007. Me nel 2008 si era registrato trend in crescita: si è arrivati al 24%. Nel 2009 la percentuale di trasfusi tra gli incidenti (21,8%), pur in diminuzione rispetto al 2008, si attesta su valori superiori a quelli osservati dopo il 2004.
Fra i Prevalenti e gli Incidenti le nefropatie di base più frequenti erano le malattie renali vascolari (23 % – 25%), le nefropatie a eziologia incerta e/o sconosciuta (19,8 % – 21%), il diabete (17,6% - 22%). Le malattie renali vascolari erano le più frequenti nella classe di età superiore a 64 anni (28,2%), seguite dal diabete (22,6%).
Nel complesso, le persone che hanno iniziato la dialisi cronica dopo essere state seguite per almeno 6 mesi da un nefrologo presentano condizioni migliori rispetto a chi non ha avuto un’adeguata assistenza pre-dialitica. Le persone non seguite in molti casi iniziano la dialisi come acuti, probabilmente senza essere a conoscenza della propria insufficienza renale il che spiega, ad esempio, le differenze nella tipologia di primo accesso vascolare e di frequenza nella vaccinazione per epatite B.

21 marzo 2011
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