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Piani di rientro. Lorenzin in Campania: “Occorre immaginare un nuovo percorso”

di Ettore Mautone

Così il Ministro ieri in videoconferenza ad un incontro organizzato a Napoli sul tema Piani di rientro, Lea e riparto del Fondo sanitario nazionale. “Ci sono regioni commissariate da più di 10 anni. Un tempo immenso che finisce per depotenziare e deresponsabilizzare la stessa funzione amministrativa”. De Luca pronto a battaglia sui criteri di riparto.

27 SET - Il Piano di rientro, l’assistenza tutta buchi ereditata e la Sanità di qualità da costruire, il rapporto con gli accreditati e i tetti di spesa. E poi i controlli, avviati dopo venti anni di fai-da-te, le necessità di rilancio del Lea passando per la guerra, dichiarata dalla attuale amministrazione, a sprechi, ruberie e invasione della politica. Infine la missione, sui tavoli romani, per un riequilibrio dei criteri di riparto del Fondo sanitario nazionale. Questi e altri i temi affrontati ieri, a Napoli, nell’appuntamento promosso da Meridiano sanità e da Fois (Forum per un impegno sociale) sulla governance nelle regioni in Piano di rientro.
 
Sul Palco al Continental presenti oltre al presidente della Regione Vincenzo De Luca, i due commissari governativi Joseph Polimeni e il suo vice Claudio D’Amario e tre medici napoletani con ruoli istituzionali: Raffaele Calabrò parlamentare della Commissione Affari sociali della Camera e compartecipe della organizzazione dell’appuntamento napoletano, Gabriella Fabbrocini membro del Consiglio superiore di Sanità e Enrico Coscioni, consigliere per la Sanità della Regione Campania. In sala anche i presidenti dell’Ordine dei medici e Farmacisti di Napoli Silvestro Scotti e Vincenzo Sant’Agada.
 
Dopo dieci anni di commissariamento, esiste l’esigenza di voltare pagina. E’ lo stesso ministro della Salute Beatrice Lorenzin intervenuta in video conferenza, a rimarcare il dato: “Il Piano di rientro – ha detto - segna il passo rispetto alle esigenze dei tempi. Ci sono regioni commissariate da più di 10 anni. Un tempo immenso che finisce per depotenziare e deresponsabilizzare la stessa funzione amministrativa. Dobbiamo immaginare un nuovo percorso a tutela dei cittadini che ci consenta di raggiungere degli obbiettivi. La Campania po’ farcela a uscire dal piano di rientro ma la situazione è ancora critica sui Livelli essenziali di assistenza”.
 
“La strategia di riforma della sanità campana dell’ultimo decennio si è rivelata necessaria e decisiva per il conseguimento di una stabilita economico-finanziaria, ma ha spesso reso difficile garantire a tutti un’assistenza sanitaria capillare e di qualità – ha detto la Fabbrocini - oggi si apre una nuova fase, non più concentrata esclusivamente su ragionamenti economici, ma soprattutto che tenga conto dei reali bisogni dei cittadini e che assicuri strategie di investimento e di implementazione. Ecco perché abbiamo sentito il dovere e l'esigenza di programmare un incontro dedicato ad un tema così importante.
Un’occasione di confronto e approfondimento sulla possibilità di intraprendere un nuovo percorso verso una politica sanitaria attenta e consapevole. Un punto di partenza per assicurare alla regione Campania una sanità efficiente che possa competere con le eccellenze del panorama italiano ed internazionale. 
 
Privati, duemila lettere di preavviso di licenziamento. Intanto all’esterno del Continental una delegazione della Cgil protesta per le oltre duemila lettere di preavviso di licenziamento recapitate ai lavoratori della sanità accreditata della Campania. “Come avevamo previsto nelle scorse settimane, nell’indifferenza totale delle istituzioni, il contenzioso tra Regione e datori di lavoro sta penalizzando i lavoratori e di cittadini, che nei prossimi giorni rischiano di restare senza assistenza" affermano, in una nota, Giuseppe Spadaro, commissario della Cgil Campania e Ileana Remini, segretario della Funzione Pubblica Cgil Napoli e Campania. 
 
"La nostra protesta - annunciano Spadaro e Remini - non si ferma. Il 30 settembre manifesteremo sotto il palazzo della Regione, il 17 ottobre sarà sciopero regionale". "Auspichiamo - concludono - che da un confronto, finora negato, con la giunta regionale e con i commissari possano scaturire soluzioni positive per superare lo stato di crisi che interessa il settore della sanità accreditata della Campania". 
 
Dito puntato sui decreto commissariale che ad agosto scorso (decreti 85 e 89) hanno disciplinato i tetti di spesa scontentando tutti: la specialistica e la diagnostica per non aver aumentato la dotazione finanziaria, i centri di riabilitazione per la inutilizzabilità delle risorse in più messe nel piatto (17 milioni di cui solo 7 utilizzabili nelle aree assistenziali dove si scontano lunghe liste di attesa e il resto, invece, dirottato sul sociosanitario). Infine le Case di cura dove, a fronte di una sottostima del budget di circa 60 milioni di euro sui 660 assegnati sono assicurati solo 24,5 milioni per l’alta specialità e complessità ma attribuiti a pioggia penalizzando proprio le realtà che hanno investito di per la qualità. In primis strutture come Pineta Grande e Villa dei Fiori di Acerra che scontano elevati costi strutturali fissi per la presenza di efficienti pronto soccorso con centinaia di trasferimenti dal 118 e dagli stessi ospedali della Asl di Caserta e Napoli 2 nord.     
 
L’affondo di De Luca. Appassionata a lunga l’arringa di De Luca che è tornato a toccare tutti i fili scoperti della programmazione della sanità campana passata e futura. Il governatore ricorda l’azzeramento dell’Arsan centrale di potere anziché di programmazione e denuncia sabotaggi da parte di chi fuoriuscito dall’agenzia, occupa posti all’interno della macchina amministrativa, occultando i dati di produzione che darebbero conto di una situazione meno grave sul fronte del miglioramento dell’assistenza.
 
De Luca conferma di non avere intenzione di nominare alcun assessore alla sanità e che la delega resterà saldamente nelle sue mani fino alla fine della legislatura. Un’assunzione di responsabilità nelle scelte che fa il paio con le intenzioni di fare piazza pulita sugli errori passati  pere voltare pagine su una sanità che sfida sulla qualità ed efficienza tutte le altre regioni. Qui si inserisce il discorso sui criteri di riparto del fondo nazionale su cui De Luca ribadisce la ferma intenzione di andare avanti nella rivendicazione di criteri che contemperino altri parametri oltre all’anzianità della popolazione dicendosi pronto, nella mancanza di unanimità tra le Regioni, ad affidare alla responsabilità del governo la decisione finale.
 
Rivolto ai privati, infine, De Luca avverte “E’ inutile che mi portate i vostri dipendenti in corteo, i laboratori e i centri non in regola saranno chiusi, i controlli saranno rigorosi e sui settori specializzati, quelli per la genetica medica, metterò fine alle porcherie fatte finora. Allo stesso modo sulla impossibilità di erogare per pazienti residenti in altre regioni e sulla clausola di salvaguardia inserita nei contratti sono certo che arriveremo a un accordo e che sigleremo transazioni.
 
I commissari. I commissari dipingono il quadro a tinte fosche trovato al loro arrivo con un deserto quantitativo e qualitativo anche in termini di risorse umane da impiegare nella programmazione, dove alcuni funzionari ricoprivano a scavalco tre o quattro ruoli chiave. Commissari che rivendicano il lavoro svolto in otto mesi con oltre 100 decreti approvati di cui alcuni fondanti per la programmazione, dal Piano ospedaliero a quello territoriale appena licenziato fino alla rete oncologica ormai alle battute finali.
 
Calabrò: Ora attenzione all’aspetto assistenziale. Raffaele Calabrò, illustrando la sua proposta  di exit strategy per i   piani di rientro, “E’ tempo di prevedere una nuova modalità di affiancamento alle Regioni in Piano di Rientro. Raggiunto, quasi ovunque, il risanamento dei conti in sanità, bisogna ora mettere le regioni sottoposte a piano di rientro nelle condizioni di poter concentrarsi sull’aspetto prettamente assistenziale; è tempo di focalizzarsi sulla capacità di erogare cure di qualità, molte volte “mortificate” dai vincoli  e dagli effetti collaterali dei Piani di Rientro.  

Si può e si deve prevedere un affiancamento del Ministero alle Regioni su obiettivi singoli da raggiungere in tempi brevi, concordandole  risorse necessarie per consentirne la realizzazione. Si può e si deve inaugurare una nuova fase di affiancamento, perché il diritto alla salute in alcune realtà regionali non sia  meno garantito rispetto al Nord. Il parlamentare Calabrò ha invece illustrato i dati del periodo commissariale: nel periodo 2007-2014 la riduzione della spesa per il personale è stata dell’1,4% rispetto al 2004 per circa 15 mila unità non rimpiazzate. E dal 2011 al 2014 le deroghe al blocco del turn-over hanno permesso solo 1118 nuovi assunti.
 
La voce dell’opposizione. Infine l’opposizione in Consiglio regionale che fa sentire la propria voce attraverso i social. Su Facebook Ermanno Russo, vicepresidente del Consiglio regionale e componente della Commissione Sanità dice: “Ho letto che il presidente De Luca, al quale abbiamo rivolto più volte un appello affinché faccia fronte unico con il Consiglio regionale per uscire dal commissariamento quanto prima, vede la fine del tunnel, di questo calvario, nel 2017. Diciamo al governatore che sarebbe una autentica sciagura se questa fase commissariale, così deleteria e insieme drammatica per i cittadini, si protraesse oltre la fine dell'anno. Avevamo chiesto al ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, di mandare via i commissari di governo dalla sanità campana, a causa delle tante storture e discrasie che hanno prodotto in questi pochi mesi di lavoro nella nostra regione, e invece ci accorgiamo che davanti al malessere della gente, dei cittadini-utenti, il titolare del dicastero della Sanità si aggrappa ai “sopraggiunti impegni istituzionali” per disertare l’importante dibattito. Il Governo anche questa volta scappa a gambe levate dinanzi alle proteste della gente in piazza, persone che rischiano di rimetterci l'assistenza e il posto di lavoro per effetto di una visione miope di una struttura commissariale superata dal tempo e incapace di dialogare con i territori".
 
L’ex governatore Stefano Caldoro, capo opposizione di centrodestra in Consiglio regionale Campania, si affida invece a un tweet: “La #sanità campana. La giunta ha perso 100 milioni in 2 anni. Cattiva politica, superficialità e propaganda hanno peggiorato i servizi”. 
 

Ettore Mautone

27 settembre 2016
© Riproduzione riservata

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