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Alzheimer. Lunedì se ne parla all’Aou San Luigi Gonzaga


“La malattia di Alzheimer: prendersi cura del malato e della sua famiglia” è il titolo del convegno promosso dalla Unità Valutativa Alzheimer e che si terrà il prossimo 24 ottobre nella sala convegni dell’azienda ospedaliera di Orbassano.

21 OTT - Appuntamento il 24 ottobre all’Ao di Orbassano per la VI° edizione del convegno promosso dall'Uva (Unità Valutativa Alzheimer) dell'Aou San Luigi Gonzaga e rivolto ai famigliari ed alle persone coinvolte nell'assistenza e cura dei pazienti dementi. Nel corso dell'incontro, dal titolo “La malattia di Alzheimer: prendersi cura del malato e della sua famiglia” e aperto alla popolazione, verranno presentate alcune tecniche non farmacologiche applicabili al paziente con deterioramento cognitivo e verranno precisati alcuni aspetti relativi al decorso, alla clinica e alla terapia farmacologica della demenza.

“L'invecchiamento della popolazione – spiega una nota - che si è verificato negli ultimi decenni, ha determinato un aumento delle malattie cronico-degenerative ed in modo particolare delle demenze. In Italia, attualmente, circa 1 milione di persone è affetto da demenza e la malattia di Alzheimer ne rappresenta la forma più frequente (50-70%), con un'incidenza annua di circa 200 mila nuovi casi. Si stima che nel mondo i pazienti affetti da demenza attualmente siano 46 milioni e che nel 2050 triplicheranno”.

Secondo i dati forniti della nota dell’Aou, in Piemonte, attualmente, sono circa 70.000 i pazienti affetti da patologia dementigena. “La demenza di Alzheimer è caratterizzata da un declino cognitivo progressivo, che si sviluppa lentamente ma inesorabilmente lungo tutto il corso della malattia fino alla perdita totale della autonomia ed alla completa non auto-sufficienza. Una tale situazione ha come conseguenza l'incremento della spesa sanitaria e un peggioramento dello stato di salute del paziente e di chi si prende cura (caregiver), in particolare viene richiesto al famigliare un continuo impegno fisico ed emotivo e lo svolgimento di mansioni a volte difficili e complesse che determinano un cambiamento importante nelle abitudini di vita. Come ampiamente dimostrato dalla letteratura, l'assistenza al paziente demente determina nel caregiver l'insorgenza di malattie, quali  depressione e ansia, legati ad un carico assistenziale non sempre sostenibile”.

Nella nota si evidenzia che “allo stato attuale, i farmaci disponibili non sono in grado di influenzare significativamente il decorso della demenza, ma agiscono su alcuni aspetti della sindrome. Sono numerosi i dati in letteratura che supportano invece l'utilizzo di procedure non-farmacologiche,  che rallentano il peggioramento del deterioramento cognitivo e favoriscono  il mantenimento di una discreta autonomia”.

21 ottobre 2016
© Riproduzione riservata

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