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Pfas. Per i neonati più rischio malformazioni. Lo studio del Veneto scuote la politica


Lo studio sugli esiti materni e neonatali a cura del Registro Nascita – Coordinamento Malattie Rare Regione Veneto evidenzia, tra i bimbi nati nelle zone più esposte ai Pfas, una maggiore incidenza di pre-eclampsia, diabete gestazionale, di nati con peso molto basso, di nati piccoli per età gestazionale e di malformazioni, tra cui anomalie del sistema nervoso, del sistema circolatorio e cromosomiche. Regione contestata per inerzia e poca trasparenza. Chiesto l’intervento dell’Iss.

17 GEN - Ha scatenato forti reazioni da parte dei consiglieri provinciali, ma anche in Parlamento, a Roma, si discute dell’ultimo studio “Sugli esiti materni e neonatali in relazione alla contaminazione da sostanze perfluoroalchiliche (Pfas)”, con Daniela Sbrollini (Pd) che ha presentato una interrogazione al ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, per “sollecitare un rapido intervento dell'Istituto Superiore di Sanità”, perché “la salute pubblica viene prima di tutto”.

Dallo studio, pubblicato sul sito della Regione ma non accompagnato da comunicati né annunciato con note stampa, emerge che “in accordo con la letteratura scientifica internazionale relativa ai PFAS, sono stati evidenziati in particolare l’incremento della pre-eclampsia, del diabete gestazionale, dei nati con peso molto basso alla nascita, dei nati SGA e di alcune malformazioni maggiori, tra cui anomalie del sistema nervoso, del sistema circolatorio e cromosomiche”.

Secondo il Registro Nascita - Coordinamento Malattie Rare Regione Veneto, che ha curato lo studio, “va osservato che le malformazioni sono eventi rari che necessitano di un arco temporale di valutazione più esteso per giungere a più sicure affermazioni. Riguardo al diabete gestazionale si rileva un evidente gradiente di rischio che si riduce progressivamente allontanandosi dall’area rossa”. Ma “per confermare l’esistenza di un nesso causa-effetto è necessario disporre dei dati di biomonitoraggio e di esposizione sui singoli individui”. Il gruppo di lavoro suggerisce quindi “la necessità di ulteriori approfondimenti”.

“Le sostanze perfluoroalchiliche (Pfas) – commenta la deputata Daniela Sbrollini (Pd) - hanno gravemente inquinato il territorio vicentino. Decine di comuni del Vicentino hanno avuto acqua inquinata per diversi anni e gli effetti purtroppo si sono evidenti sulla salute umana in particolare sulle donne incinta e sui feti. Dimostrano ciò sempre più studi”. Sbrollini contesta inoltre la Regione di avere commissionato l'ultimo in ordine cronologico (‘Studio sugli esiti materni e neonatali in relazione alla contaminazione da sostanze perfluoroalchiliche, Pfas) nell'estate scorsa, ma di averlo reso pubblico “solamente in questi giorni”.
 
Dito puntato contro la Regione anche da parte del capogruppo del Movimento 5 Stelle in Consiglio Regionale, Jacopo Berti, che denuncia come “la Regione Veneto, rimanendo inerte rispetto all’emergenza Pfas, stia mettendo a rischio la salute di 350mila propri cittadini, che abitano in 78 comuni, di cui i più colpiti dalle emissioni nocive delle sostanze perfluoroalchiliche sono Lonigo e Sarego, in provincia di Vicenza. Trovo scandaloso – afferma Berti – che la Regione per anni abbia negato o minimizzato un problema invece assolutamente reale e grave, come quello rappresentato dai Pfas, addirittura minacciando il nostro Movimento di fomentare un ingiustificato allarme sociale, quando invece ora la relazione della Commissione tecnica regionale sui Pfas ha fatto emergere come la Regione abbia commissionato uno ‘Studio sugli esiti materni e neonatali in relazione alla contaminazione da sostanze perfluoroalchiliche’, concluso alla fine dello scorso settembre”. “Questa documentazione – continua il capogruppo M5S – è stata colpevolmente tenuta chiusa in un cassetto dalla Regione, che invece avrebbe dovuto, come di competenza, intervenire attivamente e celermente per adottare con urgenza tutte quelle misure idonee a tutelare la salute dei propri cittadini, nonché la salvaguardia del territorio, in primis disponendo la chiusura della produzione delle sostanze perfluoroalchiliche emesse dalle aziende del territorio”.
Berti chiede “le dimissioni degli Assessori regionali alla Sanità e all’Ambiente, Luca Coletto e Gianpaolo Bottacin, in quanto si sono macchiati di colpevole inerzia nell’assolvimento dei propri doveri istituzionali”.

La consigliera Cristina Guarda (AMP), ha invece presentato una mozione affinché la Regione assista le mamme e le donne in gravidanza nella prevenzione. “Il presidente Zaia deve avviare, in coordinamento con il Ministero della Sanità e l’Istituto Superiore di Sanità, un lavoro di verifica, confronto ed approfondimento dei dati emersi con questo focus. E contemporaneamente promuovere, tramite le strutture sanitarie del Veneto, una campagna informativa che fornisca alle donne in gravidanza consigli ed indicazioni sugli accorgimenti da adottare in via preventiva per limitare gli effetti dannosi dei Pfas segnalati dallo stesso studio”, sono gli impegni contenuti nella mozione sottoscritta dai consiglieri del PD Fracasso, Ruzzante, Pigozzo, Azzalin, Zanoni, Salemi, Zottis, Moretti e Sinigaglia.

Secondo Guarda, quelle contenute nello Studio sugli esiti materni e neonatali in relazione alla contaminazione da sostanze perfluoroalchiliche sono “indicazioni importanti ma che da sole non sono esaustive. E’ dovere della Regione garantire alla cittadinanza un livello massimo di trasparenza e completezza delle informazioni sanitarie. Questo va fatto sia attraverso la stretta collaborazione con il ministero, sia fornendo alla cittadinanza maggiormente interessata dal rischio Pfas un flusso esauriente di consigli ed indicazioni. Una campagna informativa per le donne in gravidanza è in questo senso urgente, sulla scia di quanto avviene in Germania dove, ad esempio, il ministero per la salute – conclude la Guarda - raccomanda che l'acqua potabile contenente una concentrazione combinata di PFOA e PFOS superiore a 500 ng/litro non sia utilizzata per alimentare i bambini”.

17 gennaio 2017
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