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Lombardia. Riforma sanitaria, Mandelli (Fofi): “La farmacia di comunità è un presidio imprescindibile”


Il senatore e presidente della Fofi è intervenuto a un convegno dedicato alla riforma insieme all’assessore Gallera e alla senatrice De Biasi. Per Mandelli “un punto critico per il successo della riforma è ottenere una reale integrazione di tutte le istanze presenti sul territorio”. E il farmacista di comunità può essere “front office, certamente, ma anche attore del processo di cura”.

20 FEB - La legge di riforma del sistema sanitario lombardo – ma il presidente Roberto Maroni ha sempre preferito parlare di evoluzione- è un capitolo fondamentale della vita della Regione, e lo testimoniano iniziative come quella organizzata dall’Associazione MI’mpegno, lo scorso 18 febbraio a Milano.

Si è ascoltato sia il punto di vita dei cittadini, rappresentati dalla coordinatrice di Cittadinanzattiva Lombardia Paola Pelliciari, sia prime esperienze concrete, come quella presentata da Andrea Franzetti, direttore Dipartimento Chirurgia Asst Nord Milano. Ma anche il punto di vista delle professioni sanitarie: i medici rappresentati da Ugo Tamborini, Segretario dell’Ordine dei Medici di Milano e i farmacisti, rappresentati dal presidente della FOFI e dell’Ordine di Milano, Senatore Andrea Mandelli, qui anche nella veste di vicepresidente della Commissione Bilancio.

Come è noto, la legge regionale del 2015 mira a salvaguardare il principio della scelta del cittadino ma anche la necessità sempre più stringente di evitare la parcellizzazione dell’offerta, nonché a realizzare con una formula originale il riassetto dell’assistenza sanitaria favorendo la presa in carico del paziente sul territorio.
 
“E’ merito della nostra Regione aver buttato il cuore oltre l’ostacolo” ha detto l’assessore al Welfare, Giulio Gallera. “Tutti riconoscono ormai che si deve riportare nel territorio il processo di cura, ma finora nessuno ha fatto concretamente questo passo”.

Nel nuovo sistema lombardo la base per ottenere le modalità di trattamento adeguate per ciascuna classe di patologie (acute, subacute, croniche) è l’integrazione delle diverse istanze: ospedale, servizi ambulatoriali territoriali, medicina generale - nell’ASST (azienda sociosanitaria territoriale) ponendo le premesse di una reale continuità dell’assistenza attraverso i diversi livelli. In questo modo il cittadino non avrebbe di fronte a se presidi isolati ma una rete di entità che comunicano tra loro e hanno come fine quello di costruire il suo percorso di cura, la cui responsabilità sarebbe affidata a un gestore.

“Una riforma - ha detto la presidente della Commissione Sanità del Senato, Emilia De Biasi - per molti aspetti divergente dalle linee previste dal Patto della Salute, che il Ministero ha approvato a titolo sperimentale e che dovrà attraversare fasi di verifica”, facendo presenti le difficoltà a livello nazionale che tutta la sanità sta subendo ma anche la necessità di salvaguardare innanzitutto il carattere universalistico  del Servizio Sanitario Nazionale.

Le difficoltà dovute al finanziamento del Fondo sanitario costantemente inferiore alle necessità sono state sottolineate dal Senatore Andrea Mandelli, che però ha insistito sul carattere innovativo dello schema lombardo e sulle possibilità di evoluzione che offre. “A mio avviso, un punto è critico per il successo della riforma” ha detto. “Riuscire a ottenere una reale integrazione di tutte le istanze presenti sul territorio. Medico di medicina generale, infermiere e farmacista devono essere messi in condizione di collaborare nel modo più diretto possibile. Insisto sul farmacista di comunità perché ritengo che in un sistema che mira a portare il servizio al cittadino e non viceversa, il farmacista nella farmacia di comunità rappresenti un presidio imprescindibile: come front office, certamente, ma anche come attore del processo di cura”.

La Regione stima la presenza di 1.900.000 pazienti cronici di livello 3 che possono essere presi incarico da MMG e Territorio, e “io credo che alla voce territorio non possa mancare la farmacia di comunità - ha proseguito Mandelli - soprattutto se tra gli obiettivi vengono posti il controllo e la promozione dell’aderenza terapeutica. Ma vantaggi fondamentali verrebbero anche dalla dispensazione del farmaco innovativo passibile di impiego sul territorio così da rendere il PHT realmente un elemento di continuità tra le cure ospedaliere e quelle ottenibili nella comunità”.

20 febbraio 2017
© Riproduzione riservata

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